Il 22 marzo 1921 nasceva uno dei più grandi attori italiani: Nino Manfredi. L’attore si ispirava a alla realtà delle cose, reinventandoli ed esprimendoli in un linguaggio che tutti potevano capire. Nino Manfredi era dotato di una strabiliante mimica facciale, che lo ha portato ad interpretare importanti ruoli e ad essere il protagonista di importanti pellicole del cinema italiano.
Possiamo ricordare certamente il laborioso Geppetto del Pinocchio di Comencini, oppure la mirabile interpretazione di un emigrato italiano in Svizzera, Giovanni “Nino” Garofali in Pane e cioccolata. Degna di nota è la sua prima interpretazione cinematografica, nei panni di un soldato americano, Francisco Marvasi, per il film Torna a Napoli.
Noi di iCrewplay Arte, abbiamo deciso di rendere omaggio al talentuoso artista dai mille volti. Relegare Nino Manfredi alla sola definizione di attore cinematografico, significa sminuire le sue doti di attore di teatro, di cantante, di presentatore e di regista.
Nino Manfredi: l’attore che portava al cinema la semplicità
Tutti abbiamo visto, almeno una volta nella vita un film o una breve scena tratta dall’infinito repertorio di Nino Manfredi. Indimenticabili sono i versi della canzone Tanto pe’ cantà (1932), di Ettore Petrolini e Alberto Simeoni, che Manfredi ha interpretato mirabimente. Ma come si ritrova un ragazzo nato nel cuore della Ciociaria, a diventare un grande attore?
Il nome completo di Nino è Saturnino Manfredi ed è nato il 22 marzo 1921 a Castro del Volsci, attualmente in provincia di Frosinone, ma all’epoca era in provincia di Roma, e non disdegna mai di ricordare le sue origini ciociare. Dopo le scuole medie, è stato iscritto al Collegio Santa Maria, da dove scappò varie volte, finché non è stato costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi e restò a lungo in un sanatorio. Durante la sua permanenza ha avuto occasione di assistere ad uno spettacolo teatrale della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, che lo rapisce completamente portandolo ad appassionarsi alla recitazione.
Ma come ogni buon attore che si rispetta, questa sua vena artistica non è stata subito apprezzata dalla famiglia, che lo voleva avvocato. Infatti, per accontentare la famiglia nell’ottobre del 1941 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma già nello stesso anno dimostrò interesse e una propensione per il palcoscenico, esordendo come presentatore e attore nel teatrino della parrocchia della Natività, in via Gallia.
Mentre seguiva i corsi di diritto, decise di iscriversi anche all’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico. Nel 1944 si laureò in Giurisprudenza, ma non esercitò mai la professione di avvocato, e nel 1947 si diplomò all’Accademia, e subito entrò nella compagnia Maltagliati-Gasman.
I suoi due più significativi successi sul palcoscenico li ottenne comunque più avanti, nelle commedie musicali Un trapezio per Lisistrata di Garinei e Giovannini (1958), accanto a Delia Scala, e, soprattutto, nel Rugantino sempre di Garinei e Giovannini (1962), insieme ad Aldo Fabrizi e Bice Valori.
Dopo essersi affermato a teatro, Nino Manfredi dà prova di avere anche le qualità di intrattenitore e di cantante. Così all’inizio degli anni Cinquanta comincia a lavorare in radio. Con gli amici Paolo Ferrari e Gianni Bonagura si impone alla radio in siparietti leggeri, tra varietà e commedia musicale (conosce bene le note, sa suonare e cantare). Alla radio trova altri maestri come Vittorio Metz, Dino Verde, Marcello Marchesi che ne intuiscono il talento comico, specie nelle controscene.
L’esordio cinematografico
Nino Manfredi riesce a passare dal teatro al cinema nel 1949 con Torna a Napoli di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951). In tutti e tre i film Nino è stato doppiato.
Quella di Nino Manfredi è una carriera, soprattutto al cinema, è costellata da importanti collaborazioni e importanti interpretazioni. Ha interpretato ruoli, riuscendo a dare infinite sfumature ai suoi personaggi. Le battute, dette con la sua voce e le sue intonazione, racchiudono sempre una vena comica.
Nelle sue interpretazioni si è sempre rifatto a personaggi reali, come il nonno emigrato in America che lavorava nelle miniere. Il nonno, ad esempio, gli è stato d’ispirazione per il protagonista del film Pane e cioccolata del 1974 di Franco Brusati. Come racconta il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli:
Pane e cioccolata è un film nel quale Nino Manfredi dà vita a veri e propri lampi chapliniani, capace di intrecciare diversi registri, vette di comicità, da grande mattatore quale era e grazie al suo efficacissimo uso del dialetto ciociaro, e momenti di profonda commozione.
Ha avuto la fortuna di recitare con grandi maestri del cinema e del teatro, come Totò in Operazione San Gennaro. Il film del 1966, vede una banda di ladri che tenta di rubare il tesoro di San Gennaro, simbolo e protettore di Napoli. Nino Manfredi interpreta Armanduccio Girasole, detto Dudù, il pupillo di don Vincenzo “il fenomeno”, interpretato da Totò.
Di Nino Manfredi possiamo ricordare il dolcissimo Geppetto dello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio (1972), diretto da Luigi Comencini. Il regista, in origine, aveva pensato di affidare il ruolo di Geppetto ad Alberto Sordi, ma la scelta ricadde su Manfredi, perché solo lui era in grado di parlare con un burattino.
Se invece pensiamo al rapporto tra Alberto Sordi e Nino Manfredi, molti ricorderanno lo storico litigio e lo scambio di sottili battute nelle diverse interviste. Tra i tanti film che hanno interpretato insieme, di grande importanza è Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?, sotto la regia di Ettore Scola (1968).
Memorabile il commento di Nino rivolto al collega:
Sordi è un personaggio, io sono un attore, perché faccio tanti personaggi.
Manfredi con questa frase lascia chiaramente intendere che lui è un attore che si è formato studiando, capace di interpretare qualunque ruolo gli venisse chiesto. Mentre Alberto Sordi è un attore che adatta i diversi ruoli al suo essere romano verace.
Ovviamente non è mancata una risposta dal grande Albertone:
Vede, io sono anziano e Manfredi è un mio coetaneo. Soffro di certi doloretti, e sa, sono cose che possono accadere ad una certa età, perché alla nostra età o ti prende alle gambe oppure alla testa. A Nino, evidentemente, non lo ha preso alle gambe…
Sono innumerevoli e grandiosi i ruoli e i film interpretati da Nino Manfredi. Particolari e profondi, ognuno di questi racconta un tipo di uomo e una personalità degli uomini italiani. Nel 2017, il figlio, Luca Manfredi, ha diretto il film In arte Nino. Manfredi è interpretato da Elio Germano, mentre Miriam Leone interpreta Erminia Ferrari, la moglie dell’attore. Il film è disponibile su RaiPlay.
Uno, Nessuno, Cento Nino, un ritratto intimo e affettuoso, impreziosito da aneddoti divertenti raccontati dall’attore stesso, dalla moglie, dai figli e dai nipoti. Il documentario racconta l’artista conosciuto dal grande pubblico ma anche il marito, padre e nonno, alle prese con le sue fragilità e i suoi difetti.
Una narrazione arricchita dalla presenza di materiale originale girato dallo stesso regista in occasione degli ottant’anni del padre in Ottant’anni da attore (Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma).
Nino Manfredi e la pubblicità del caffè Lavazza
Esordì nel 1957 con una serie di Caroselli per i Baci Perugina e per le Caramelle Rossana e da allora fu una presenza praticamente fissa del genere.
Nel 1977, il volto e lo charme di Nino Manfredi, hanno conquistato e attirato l’attenzione di Armando Testa, storico pubblicitario di Lavazza. Con Manfredi, Testa da un nuovo volto e inaugura una nuova politica pubblicitaria. Si allontana dagli adorati Caballero e Carmencita, e dona alla pubblicità del caffè un tocco familiare e intimo.
Negli spot, andati in onda tra il 1977 e il 1993, l’attore ciociaro sfoggia la sua sua abilità nel creare una tensione comica tra il personaggio e lo spettatore, senza necessariamente ridurre la sua figura a una macchietta o alla parodia.
Quelli di Nino è un volto bonario e rassicurante, e i diversi slogan hanno un suono e un profumo diverso: “Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?” e “Lavazza, più lo mandi giù più ti tira su”.
Nino Manfrendi e le canzoni
Anche nella musica, ha saputo contribuire in modo deciso, cantando successi ricordati ancora oggi. Manfredi ha conquistato le hit parade col brano Tanto pe’ canta, rivisitazione dell’originale di Petrolini. Celebre anche la sua Roma nun fa la stupida stasera parte della colonna sonora della commedia Rugantino.
https://www.youtube.com/watch?v=_ZCV2x0Wvo8&ab_channel=MauroGuardiani
Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica… me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M’è nata all’improvviso ‘na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini.
Tutta questa prolifica attività ha portato Manfredi a ricevere numerosi riconoscimenti. Tra i tanti premi e riconoscimenti, ricordiamo: 4 David di Donatello come Miglior Attore, per film come Vedo nudo e Pane e Cioccolata. A questi si aggiunge quello per la miglior sceneggiatura di Attenti al buffone, e il prestigioso premio al Festival di Cannes per l’opera prima da regista, Per Grazia ricevuta.
Nel suo “palmares” speciale, figurano anche riconoscimenti istituzionali. Nino Manfredi è stato nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1978 e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1994.
Concludiamo citando lo stesso Nino Manfredi e su come si definiva:
Io mi sono fatto la fama di essere il peggiore rompicoglioni del cinema italiano.