Incredibile a dirsi, eppure è così: l’attualissimo Gianni Rodari quest’anno compie esattamente un secolo.
Attraverso le sue storie, che affrontano temi come la solitudine, la povertà, i mestieri, l’altruismo, l’avventura del viaggio e il rispetto per gli animali – senza fare ricorso a toni stucchevoli e inutili moralismi – il maestro ha rivoluzionato il modo di percepire l’infanzia e reinventato il ruolo di genitori e insegnanti.
Uomo dotato di una dolcezza e un intelletto smisurati, ha condannato qualsiasi forma di individualismo e oppressione del diritto alla democrazia e alla libertà d’espressione.
Innamorato della letteratura sin da bambino, l’ha trasformata nel mezzo con cui ha difeso – per l’intera durata della sua vita – i valori a lui cari; nonché l’arma più potente per proteggere i suoi alunni e i bambini di tutta Italia dai più grandi nemici del suo tempo: il regime fascista e l’ombra della guerra.
100 anni Rodari: eventi e spettacoli per il centenario del maestro
Grande festa su Sky Arte e LaF, che trasmettono in prima visione assoluta “C’era due volte Gianni Rodari” e “Rodari 2.0 – Spazio alla parola”, il 23 e 24 Ottobre. Disponibili anche in streaming sulla piattaforma NOW TV.
Sempre il giorno 23, Domitilla Verga inaugura – in occasione della Rome Art Week – “ScatolaMe“, con un appuntamento dedicato al maestro.
Si chiude questo mese “Tra Munari e Rodari” (di cui abbiamo trattato nel nostro articolo dedicato appositamente alla mostra), con un doppio compleanno: i 100 anni di Gianni Rodari e i 113 di Bruno Munari, nato il 24 Ottobre.
Ultimi giorni per assistere alla mostra “100 Gianni Rodari”, aperta fino al 30 Ottobre.
Rodari: storia di un ragazzo fuori dal comune
«mingherlino […] palliduccio, timidino; ma occhi vivacissimi; non primeggiava certamente nel gioco […] la sua intelligenza vivace, pronta, perspicace, avida di letture. Leggeva in tutti gli spazi che la vita seminaristica allora consentiva».
Così è Gianni Rodari, all’inizio del percorso che lo porterà a diventare il Maestro della Fantasia.
Bambino molto schivo e dal carattere difficile, che non riesce a legare con i coetanei. Si distingue a scuola per la sua spiccata intelligenza, la dedizione per lo studio, il carattere mite e la riverenza verso la religione cattolica.
Il parroco del paese lo nota durante la messa dominicale e convince la madre ad iscriverlo in seminario; così facendo, la donna può permettere al piccolo Giovanni di frequentare il ginnasio. Maddalena Ariocchi è rimasta vedova nel 1933 con tre figli, che non può sostenere da sola.
Rodari accetta di buon grado la veste talare e diventa un “pretino”.
Ama e segue i valori della Chiesa, al punto da tenere un dibattito sulla superiorità del Cattolicesimo sul Comunismo nel 1936: per la sua capacità di coltivare amore nella comunità fino a portarlo a un livello soprannaturale, a dispetto del secondo che promuove invece un’individualistica negazione di Dio, portandola anche nel campo sociale.
Sono gli anni dell’Azione Cattolica, dove ricopre il ruolo di presidente e prende parte a diverse pubblicazioni. Qualcosa, tuttavia, si rompe nella mente di quel quindicenne così sicuro di sé.
«A 11 anni entrai in Seminario e ne uscii a 13 […] non saprei ricostruire per quale processo vi sia entrato, ne sono uscito perché trovavo umiliante la disciplina».
Decide di allontanarsi gradualmente dalla vita religiosa iscrivendosi al magistrale, dove si diploma a soli 17 anni. Prende lezioni di violino, legge diverse opere di filosofia e letteratura russa; dedica buona parte del suo tempo alla ricerca intellettuale, che lo porta ad interrogarsi su questioni di natura politica e sociale.
Adolescente riservato e solitario, ha pochi amici e pochissimi confidenti ed è alla costante ricerca di un equilibrio interiore.
Si iscrive alla facoltà di lingue nel 1939, ma decide di abbandonare gli studi poco dopo. Insegna in una scuola del varesotto, dove lascia leggere i suoi scritti ai bambini, che si divertono a correggerli e migliorarli.
Rodari: gli anni della guerra
Viene esonerato dal servizio militare, data la salute cagionevole. Sembra quasi un segno del destino: quel ragazzo malaticcio, pieno di idee e fantasie strampalate che gli rimbalzano nella testa, è destinato ad altro.
Nel 1941 vince il concorso per il ruolo e si trasferisce in una scuola nella cittadina di Uboldo, in provincia di Varese.
«Dovevo essere un pessimo maestro, mal preparato al suo lavoro e avevo in mente di tutto, dalla linguistica indo-europea al marxismo […] Forse, però, non sono stato un maestro noioso. Raccontavo ai bambini, un po’ per simpatia un po’ per voglia di giocare, storie senza il minimo riferimento alla realtà né al buonsenso, che inventavo servendomi delle “tecniche” promosse e insieme deprecate da Breton».
Dato il periodo difficile, Rodari si iscrive al partito fascista pur di lavorare: ma le atrocità del regime, che colpiscono anche suo fratello Cesare, internato in un campo di concentramento in Germania, lo sconvolgono profondamente.
Dopo la guerra, entra a far parte del Partito Comunista e della resistenza. In questo periodo, si reca nel villaggio scuola di Sandro Cagnola, dove insegna ai figli dei partigiani.
Nel 1945 inizia la sua carriera giornalistica, prima con il giornalino Cinque Punte, a seguire dirigendo il giornale comunista Ordine Nuovo e, nel 1947, curando la rubrica La domenica dei piccoli per L’Unità di Milano.
Rodari: la scomunica del Vaticano
Ad opera del decreto emanato dalla Congregazione del Sant’Uffizio il 1 luglio del 1949, subisce la “scomunica del comunista” da parte del Vaticano, che lo definisce “ex-seminarista cristiano diventato diabolico”.
La Chiesa comincia a bruciare i libri di Rodari e le copie del giornale Pioniere, finché dieci anni dopo non ne viene cessata la pubblicazione.
Ciononostante, Rodari continua imperterrito la sua attività letteraria e giornalistica dedicata ai più giovani, pubblicando nuove storie come il celebre Freccia Azzurra. Sposa Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico, da cui nel 1957 ha una figlia, Paola. Nello stesso anno fonda Avanguardia, giornale nazionale della FCGI. Torna all’Unità, chiamato da Pietro Ingrao.
Entra, sempre nel 1957, nell’Albo dei Giornalisti.
Nel 1958 Collabora con la Rai, come autore del programma Giocagiò, e il giornale Paese Sera. Le sue condizioni di salute peggiorano e non gli permettono di lavorare in maniera ottimale: tuttavia collabora a vari progetti indirizzati ai giovani.
Tra il 1960 e il 1969, pubblica con Einaudi alcuni dei suoi libri più belli.
Rodari: l’apice del successo, negli ultimi dieci anni della sua vita
Con il premio Hans Christian Andersen, il “Piccolo Premio Nobel” della narrativa per l’infanzia, Rodari ottiene il più grande riconoscimento della sua carriera.
Insieme alla giornalista partigiana Marisa Musu fonda la ONLUS Coordinamento Genitori Democratici, che diffonde i valori di una scuola laica, antifascista e democratica.
Viaggia molto, soprattutto in Russia, dove le sue storie sono particolarmente apprezzate – mentre in America iniziano soltanto oggi, in occasione del centenario, ad essere prese in maggior considerazione. Lì, Rodari è un autore semisconosciuto.
Fino all’anno della sua morte, avvenuta il 14 Aprile del 1980 per uno shock cardiogeno, non smette di partecipare a conferenze, incontri nelle scuole con insegnanti e genitori, a collaborare con giornali e a pubblicare libri, tra cui I viaggi di Giovannino Perdigiorno e C’era due volte il barone Lamberto. Non smette, in altre parole, di curare fino all’ultimo respiro le questioni che gli stanno più a cuore: la democrazia, l’infanzia e la fantasia.
Negli anni a seguire, gli sono state dedicate decine di opere, circoli, biblioteche, ludoteche, strade e parchi, tra cui il “Parco della Fantasia” di Omegna e la biblioteca comunale di Roma.
Per ulteriori approfondimenti sulla storia di quest’uomo straordinario, vi rimandiamo all’articolo Gianni Rodari, un poeta per tutti.
Rodari: Favole al telefono
«Dallo scontro occasionale di due parole, da errori di ortografia, da giochi di parole…»
Nascono così le Favole al telefono, edite da Einaudi nel 1962. Nel 1997 viene pubblicata la versione illustrata da Altan, autore della serie a fumetti Pimpa.
A raccontarle è il ragionier Bianchi di Varese: rappresentante di commercio, costretto sei giorni su sette a girare l’Italia senza sosta per vendere medicinali.
La domenica torna a casa per riabbracciare la moglie e la figlioletta, a cui telefona ogni sera alle nove in punto per raccontare una fiaba della buonanotte. Il ragioniere non può permettersi telefonate lunghe e, quindi, racconta sempre storie brevi; ma talvolta approfitta di qualche buon affare per regalare alla bambina qualche minuto in più del suo tempo.
Il rapporto speciale tra padre e figlia commuove le centraliniste, che si prendono una pausa dal lavoro per ascoltare.
Rodari: le favole che uniscono ai tempi del Coronavirus
Le Favole al telefono sono in tutto 70, tra cui ricordiamo: Il re Mida, Il filobus numero 75, Giacomo di Cristallo, Il paese senza punta, Il giovane gambero, Il paese con l’esse davanti, Tonino l’invisibile, Alice Cascherina, Il topo che mangiava i gatti, La famosa pioggia di Piombino.
Durante la Fase 1 della pandemia di Covid 19, la redazione della rivista Tuttoscuola non ha potuto fare a meno di notare come i bambini si siano sentiti soli e spaesati, per il cambiamento repentino che la loro vita ha avuto nel giro di poche settimane. Ragion per cui, da Maggio, le Favole al telefono sono state riproposte gratuitamente in formato audiolibro sul sito ufficiale, raccontate da Sergio Govi.
Nel mese di Marzo, l’Onlus Damatrà di Udine ha lanciato un’iniziativa simile, per il progetto LeggiAMO 0-18 del Friuli Venezia Giulia, con sei appuntamenti gestiti da lettori volontari.
L’Edicola Libreria Claudio, in collaborazione con Napoli Nord Web TV e l’Associazione Minerva, ha invece pubblicato su Facebook e Youtube le favole lette da Carmen Capone nel mese di Aprile.
Rodari, Favole al telefono: interpretazioni celebri
Anche il mondo dello spettacolo ha fatto la sua parte, con l’iniziativa partita ad Aprile Pronto, chi favola? dell’attore e regista Francesco Zecca, che ha coinvolto decine di attori italiani tra cui Ilaria Genatiempo, Assunta Nugnes, Arcangelo Iannace, Ramona Nardò e Lisa Angelillo.
Come funziona? È semplice! Si può inviare la propria richiesta tramite SMS al numero 3381525421.
Oppure inviando un messaggio sulle pagine Social di Facebook e Instagram: FACEBOOK: 100 di questi Rodari INSTAGRAM: 100 di questi Rodari.
Tra i vari lettori celebri, che negli scorsi anni hanno dato voce alle favole più amate d’Italia, ricordiamo anche Stefano Accorsi, Neri Marcorè e Claudio Bisio:
«Rodari è uno che insegna ad essere affamati e un po’ folli… Prima che Steve Jobs lo dicesse!»
Accorsi e Marcoré partecipano alle due prime visioni assolute “Rodari 2.0 – Spazio alle parole” e “C’era due volte a Gianni Rodari”, in qualità di ospite e presentatore.
Rodari: il metodo della fantasia
«È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.»
Rodari rende il bambino il vero protagonista del suo apprendimento, incitandolo a cercare le soluzioni ai suoi problemi tramite l’esercizio della creatività, che mette in pratica attraverso il gioco e la scrittura.
Ciò che può apparire un metodo finalizzato a facilitare e rendere più divertenti le attività didattiche, in realtà punta alla formazione dello studente in quanto “persona”: con un suo modo di pensare, di percepire il mondo e di vivere. La creatività in classe si trasferisce ad ogni contesto dell’esperienza, rende il bambino libero e getta le radici per il futuro “cittadino attivo”.
Precisa infatti Rodari nel suo capolavoro letterario, la Grammatica della Fantasia – frutto del suo lavoro di pedagogista, indirizzato a genitori, insegnanti e animatori:
La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni. […] L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. [… ] «Creatività» è sinonimo di «pensiero divergente», cioè capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. È «creativa» una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capaci di giudizi autonomi e indipendenti […], che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi.
Nella società “adultocentrica” degli anni ’40, si usa credere che i bambini non possano comprendere né agire la realtà: la stessa letteratura per l’infanzia dipinge scenari ovattati e utilizza toni patetici, a dir poco offensivi per l’intelligenza dei suoi piccoli lettori (in merito a ciò, ti invitiamo ad andare nella sezione “commenti” alla fine dell’articolo: ti basta scorrere la pagina o cliccare sull’icona a destra).
Per ridare dignità al bambino, il maestro deve scendere in campo con tutte le risorse di cui dispone e creare una didattica su misura per lui. Ciò richiede capacità che Rodari vanta sin da ragazzino: curiosità, motivazione, pazienza e tanta, tanta fantasia.
I piccoli alunni di Rodari si ritrovano a fare lezione in maniera completamente diversa, rispetto a molti dei loro coetanei: inventando storie e filastrocche, ascoltando favole e commentando quelle del maestro, “giocando con le parole”…
Ed è proprio su questo gioco che si fonda la più bella convinzione di Rodari: gli errori fatti mentre si scrive servono a crescere ed esplorare nuove possibilità, realtà “altre” che si scoprono divertendosi. Ridicolizzare il bambino che sbaglia significa renderlo schiavo della parola, che dovrebbe essere invece utilizzata come mezzo di democrazia.
Per rendere l’idea, ecco un estratto dal Libro degli errori:
L'AGO DI GARDA C'era una volta un lago, e uno scolaro un po' somaro, un po' mago, con un piccolo apostrofo lo trasformò in un ago. "Oh, guarda, guarda - la gente diceva - l'ago di Garda!" "Un ago importante: è segnato perfino sull'atlante". "Dicono che è pescoso. Il fatto è misterioso: dove staranno i pesci, nella cruna?" "E dove si specchierà la luna?" "Sulla punta si pungerà, si farà male..." "Ho letto che ci naviga un battello". "Sarà piuttosto un ditale". Da tante critiche punto sul vivo mago distratto cancellò l'errore, ma lo fece con tanta furia che per colmo d'ingiuria, si rovesciò l'inchiostro formando un lago nero e senza apostrofo.
Formare il bambino-cittadino non è affatto facile per il maestro, che deve farsi guida e anche un po’ genitore. Rodari si fa portatore di quegli stessi principi abbracciati dal collega e amico Mario Lodi, maestro del Vho e autore di Il paese sbagliato, con cui si ritrova talvolta a collaborare.
Affinché gli adulti non diventino burattini di un’autorità – e soprattutto di un regime, come quello che i due maestri hanno combattuto – o componenti passivi di una società fuori dal loro controllo, bisogna far sì che sin da bambini imparino a pensare.
100 anni Rodari: “C’era due volte Rodari”
Una produzione Sky Arte, in collaborazione con TIWI e la Film Commission Torino-Piemonte: “C’era due volte Rodari” ci viene presentata proprio come una favola, alle 21:15 di sera del 23 Ottobre, raccontata dalla voce inconfondibile di Neri Marcoré.
Un documentario di 51 minuti, che scandaglia quegli aspetti del pedagogista piemontese spesso mortificati in cumuli di parole e date, all’interno di una breve biografia studiata a scuola.
In “C’era due volte Rodari”, l’uomo e il maestro emergono in una veste inedita.
L’uomo: con tutte le sue fragilità, il senso d’impotenza di fronte agli orrori del regime fascista e la sua utopistica visione della realtà, che mantiene viva attraverso le sue favole.
Il maestro, invece, nella sua personale rielaborazione della didattica e la sua missione all’interno della scuola italiana: formare cittadini attivi e, con loro, la speranza di un futuro migliore.
La narrazione di Marcoré viene impreziosita dalle coloratissime animazioni dallo Studio TIWI.
Per fare le cose ancora più in grande, inoltre, Sky Arte firma l’evento con una scenografia che dà dell’incredibile, fatta interamente di carta.
100 anni Rodari: “C’era due volte Rodari”, gli ospiti in studio
Ecco gli ospiti intervenuti durante il programma “C’era due volte Rodari” su Sky Arte.
Gaia Stock, editrice insieme alla madre Orietta della storica Casa editrice torinese Edizioni EL, che ha inserito le storie di Rodari nel catalogo dedicato ai ragazzi nel 1991. Ricordiamo che Edizioni EL ed Einaudi hanno, insieme, creato il marchio “Einaudi ragazzi”.
“Il mondo da lui immaginato continua ad essere fantascientifico anche per noi. Molti dei temi a cui ha prestato attenzione in maniera pionieristica sono oggi più che mai caldi: l’ambiente, la pace, la donna all’interno della società. La sua sensibilità resta tuttora rivoluzionaria.
E anche la sua creatività e la capacità di uscire dagli schemi. Ma il messaggio non basta, e la sua opera avrebbe anche potuto naufragare se non fosse espressa in un linguaggio contemporaneo, colloquiale e poetico allo stesso tempo.
Le forme letterarie da lui predilette sono nel segno della brevità: filastrocche fulminanti, favole che nel giro di un paio di pagine riescono a condensare le emozioni e la complessità di un romanzo. Insomma, è un comunicatore perfetto per il nostro tempo.”
Stefano Bartezzaghi, giornalista, scrittore e semiologo, autore dell’introduzione di Lettere a don Julio Einaudi, Hidalgo editorial e ad altri queridos amigos di Gianni Rodari.
Gek Tessaro, autore e illustratore.
Partecipa insieme a Matteo Corradini all’evento FANTASTICAMENTE – Teatro, Scienza e Parole in gioco per Gianni Rodari: organizzato da Teatro Nazionale di Genova, Festival della Scienza e Andersen, in collaborazione con il MIUR-Ufficio Scolastico Regionale della Liguria e con il patrocinio di Gianni Rodari 100 anni Omegna e di 100giannirodari.com.
Beatrice Alemagna, autrice e illustratrice. Ha illustrato il libro A sbagliare le storie di Gianni Rodari.
Giulia Notari, insegnante nella scuola dell’infanzia comunale Diana di Reggio Emilia. Ha partecipato, nel 2018, alla puntata del programma Italiani dedicata a Gianni Rodari, intitolata Il profeta della fantasia, a cura di Fabrizio Marini.
I due scrittori Nadia Terranova – Gli anni al contrario e Addio fantasmi – e Paolo di Paolo – Mandami tanta vita, Una storia quasi solo d’amore e Lontano dagli occhi – autori di racconti e fiabe.
100 anni Rodari: “Rodari 2.0 – Spazio alle parole”
“Rodari 2.0- Spazio alle parole”: ecco la risposta della TV di Feltrinelli, in onda sabato 24 Ottobre alle 21:10.
Presentato da un impeccabile FRANKIE HI-NRG MC, il film documentario porta la leggerezza del Rodari pedagogista e “fabbricante di favole” nel mondo di oggi. Per ulteriori approfondimenti in merito, vi rimandiamo all’articolo Appuntamento in TV per i 100 anni dalla nascita di Gianni Rodari
Scenografia essenziale, approccio pragmatico.
Rodari 2.0 è un excursus sulla società odierna letta attraverso le favole di ieri, scritte da un autore – ancora adesso – troppo avanti.
100 anni Rodari: “Rodari 2.0 – Spazio alle parole”: gli ospiti che partecipano alla trasmissione
Oltre al già citato Stefano Bartezzaghi, “Rodari 2.0 – Spazio alle parole” vede la partecipazione di straordinari artisti.
Stefano Accorsi, che interviene proprio con la sua personale interpretazione delle Favole al telefono.
Francesco Tullio Altan, storico fumettista italiano che ha prestato, in più occasioni, il suo tratto inconfondibile alle opere del maestro Rodari.
Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, sceneggiatore e fumettista legati da innumerevoli collaborazioni come Salvezza, Primo e Peppino Impastato, un giullare contro la mafia. Intervengono in “Rodari 2.0 – Spazio alle parole”, parlando del rapporto tra il maestro piemontese e i fumetti. Tra una parola e l’altra, qualche sketch ad acquerello.
Gaia stella, illustratrice e grafica. Ha illustrato Quante facce! – Che notte è questa! – Favoloso Natale e Bambini e bambole di Gianni Rodari.
Marco Missiroli, scrittore italiano noto per titoli come Il senso dell’elefante e Atti osceni in luogo privato editi da Guanda. Ha scritto l’introduzione delle Favole al telefono, edizione speciale per i 100 anni del maestro.
100 anni Rodari: “ScatolaMe” pieno di storie
In mostra dal 24 al 31 Ottobre, “ScatolaMe” di Domitilla Verga viene presentato per la quinta edizione della Rome Art Week da Paola Valori.
Come Rodari, l’artista ha un suo personale modo di raccontare storie a cui preferisce, tuttavia, dare forma attraverso immagini “inscatolate” anziché con la parola.
Sedie, biciclette, corpetti e camicie, poltrone, bicchieri. Oggetti che sono persone. In attesa che qualcosa succeda, qualcuno si sieda, si infili la camicia, inforchi la bici, raccolga quei vetri rotti.
Due sdraio a tracciare i vuoti, solari in questa estate così turbata dalle ombre della paura. Una sedia, bianca come un fantasma, quattro corpetti gioiosi e scomposti come gusci svuotati, biciclette deserte, sfilate nel vento. Letti appena disfatti.
In tutte, la fatica che si prova a dover contenere e mescolare la densità vischiosa del dolore, del gioco e del piacere, a saper alternare dentro di sé emozioni che si rincorrono per sempre in un gioco infinito di ruoli.
Valori ricorre a una tecnica mista, adoperando olio, acrilico, collage, pastelli e stampe. Racconta il senso di vuoto, le paure e le gioie, in bilico su quel sottilissimo filo che è l’animo umano.
Un incontro, quello tra l’artista e Gianni Rodari, che tocca le corde profonde dell’inquietudine, vissuta dallo stesso maestro negli anni della sua giovinezza.
Le storie di Domitilla Verga fanno da controcanto a quelle di Rodari: avvicinandosi ma, nel contempo, preservando la loro essenza dal sapore malinconico.
“100 Gianni Rodari”: spazio all’arte dei bambini
Aperta fino al 30 Ottobre, la mostra dedicata al maestro di Omegna si svolge all’interno della biblioteca CIAF, Centro culturale di Gallicano, in Piazzetta San Giovanni.
Organizzata dall’associazione culturale Venti d’Arte, in collaborazione e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Gallicano, “100 Gianni Rodari” è a cura delle storiche dell’arte Lucia Morelli e Riccarda Bernacchi.
Decine sono i bambini che hanno partecipato con i loro disegni, dedicati al maestro della fantasia e non solo. Al loro lavoro si aggiunge quello dell’illustratrice lucchese Elisa Fiumalbi, che ha realizzato sette tavole su Alice Cascherina.
La mostra è partita da un’idea dell’associazione, che ha preso parte all’iniziativa sopracitata promossa durante la Fase 1 della pandemia, con la lettura delle Favole al telefono.
In contemporanea, Venti d’Arte ha infatti proposto anche laboratori artistici per grandi e piccini, con spunti e sperimentazioni su varie tecniche di illustrazione.
La mostra “100 Gianni Rodari”, che ha incantato l’Assessore alla Cultura Serena Da Prato, si tiene lunedì e venerdì dalle ore 9:00 alle 13:00; martedì e giovedì, dalle 15:00 alle 18:00. L’ingresso è gratuito e aperto anche alle scolaresche per visite guidate.
“100 Gianni Rodari”: la festa continua nelle librerie
Riproposti in una rinnovata veste grafica da Einaudi Ragazzi, i grandi capolavori di Gianni Rodari sono disponibili in tutta Italia! In più, “100 Gianni Rodari”: una raccolta di cento storie e filastrocche, illustrate da cento artisti provenienti da tutto il mondo.
Il progetto parte dal concorso “100 Gianni Rodari” indetto dall’associazione Spazio Mec scaduto il 2 Marzo, rivolto a tutti gli illustratori professionisti e non.
Francesco Altan, Giancarlo Ascari “Elfo”, Antonella Abbatiello, Anna Laura Cantone, Maya Fidawi, Daniela Kulot, Maria Dek, Tai Pera, Agostino Traini, Virginia Mori, Dominika Lipniewska, Olimpia Zagnoli e Sol Undurraga sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno partecipato.
100 anni Rodari: il bisogno di rischiare
Cosa dire, in conclusione? Che forse non è Rodari ad essere “troppo avanti”, ma noi a rimanere ancora oggi troppo indietro.
Attaccati alle stesse paure di cento anni fa, scossi da guerre quotidiane e sottomessi a regimi che hanno volti e nomi diversi; ancora inadatti ad essere genitori e insegnanti, in questi tempi sempre più difficili e in questa società, di anno in anno, sempre più indecifrabile.
È perché sembra mancarci la chiave di lettura per comprendere la vita: ma cos’è, esattamente, che ci sfugge?
Forse la risposta è proprio lì: nella fantasia. Anzi, nella creatività.
La mancanza di un approccio creativo alla vita ci rende vulnerabili: occorre che ci sforziamo di affrontarla, come faremmo come un viaggio.
E inoltre: dovremmo, qualche volta, abbandonarci alla curiosità e accettare il rischio di commettere qualche errore. Senza vergognarci di nulla, predisposti ad imparare anziché condannarci – o incolpare qualcun altro al nostro posto, per un’esistenza e una società che sembrano talvolta non appartenerci: ma che, in realtà, sono nostri e di nessun altro.
Occorre, invero, che accettiamo il rischio di essere liberi e quello, ancora maggiore, di rendere liberi anche i nostri figli.