Il 12 novembre 2003, l’Iraq fu teatro di uno degli attacchi più drammatici che coinvolsero le forze internazionali in missione di pace. Un attentato suicida a Nassiriya, una città nel sud del paese, mirò alla base italiana della Multinational Force in Iraq (MFI), causando la morte di 19 italiani, tra cui 12 carabinieri e 7 soldati dell’esercito, oltre a numerosi feriti. Questo tragico evento segna una delle perdite più gravi per l’Italia durante il conflitto in Iraq.
L’attacco a Nassiriya
L’attentato venne realizzato con un camion imbottito di esplosivo che si fece esplodere all’ingresso della base “Maestrale”, un’installazione delle forze italiane in Iraq. La violenza della deflagrazione distrusse una parte della struttura, uccidendo immediatamente numerosi militari italiani. Il bilancio finale parlò di 19 morti e decine di feriti, molti dei quali gravemente. L’azione fu rivendicata da gruppi legati a Al-Qaeda, che avevano preso di mira le forze di occupazione, con l’intento di minare l’influenza delle potenze occidentali nella regione.
L’attentato si inserisce in un contesto di crescente instabilità in Iraq, a seguito dell’invasione del 2003 che aveva rovesciato il regime di Saddam Hussein. Le forze internazionali, tra cui l’Italia, avevano preso parte alla coalizione guidata dagli Stati Uniti con l’obiettivo di stabilizzare il paese e favorire il processo di transizione democratica. Tuttavia, la resistenza da parte di gruppi locali e militanti internazionali si intensificò rapidamente, con attacchi frequenti contro le forze di occupazione e le infrastrutture critiche.
Le vittime e le conseguenze
L’attentato a Nassiriya ha lasciato una cicatrice profonda nell’animo della nazione italiana. Tra le vittime ci furono non solo militari, ma anche numerosi membri delle forze di polizia, come i Carabinieri, che stavano svolgendo missioni di supporto alla ricostruzione del paese e che doverosamente ricordiamo in questo articolo.
- Giuseppe Coletta – Vicebrigadiere, 38 anni, di Avola (Siracusa).
- Giovanni Cavallaro – Maresciallo, 47 anni, di Nizza Monferrato.
- Alfio Ragazzi – Maresciallo, 39 anni, di Messina.
- Ivan Ghitti – Carabiniere, 30 anni, di Milano.
- Daniele Ghione – Maresciallo, 30 anni, di Finale Ligure (Savona).
- Enzo Fregosi – Ex comandante dei Nas di Livorno, 56 anni.
- Alfonso Trincone – Sottufficiale, 44 anni, di Pozzuoli (Napoli).
- Massimiliano Bruno – Maresciallo, 40 anni, di Bologna.
- Andrea Filippa – Carabiniere, 33 anni, di Torino.
- Filippo Merlino – Maresciallo, 40 anni, di Sant’Arcangelo (Potenza).
- Massimo Ficuciello – Tenente dell’esercito, 35 anni.
- Silvio Olla – Sottufficiale, 32 anni, di Sant’Antioco (Cagliari).
- Alessandro Carrisi – Caporal maggiore, dell’Esercito.
- Emanuele Ferraro – Caporal maggiore capo scelto.
- Pietro Petrucci – Caporal maggiore.
- Marco Beci – Cooperante internazionale.
- Stefano Rolla – Regista cinematografico.
- Riccardo Saccotelli – Maresciallo ordinario, Carabinieri.
- Mario Alberto Caldarone – Carabiniere scelto
L’attacco suscitò un’intensa reazione in Italia, con manifestazioni di dolore e solidarietà. Il governo italiano, guidato in quel momento da Silvio Berlusconi, decise di non ritirare le truppe, ma l’attentato segnò una svolta nel dibattito interno riguardo alla presenza italiana in Iraq.
L’attentato di Nassiriya divenne un simbolo della lotta contro il terrorismo internazionale e dei sacrifici fatti dalle forze armate italiane in missione di pace. Ogni anno, il 12 novembre, si svolgono cerimonie commemorative in onore dei caduti, dove vengono ricordati i soldati italiani e le loro famiglie, simbolo di coraggio e di dedizione alla missione di stabilizzazione in una delle aree più complesse e pericolose del mondo.
Il tragico evento ha anche avuto conseguenze politiche significative in Italia, riaccendendo il dibattito sulla partecipazione italiana alla guerra in Iraq e sull’efficacia delle missioni internazionali di peacekeeping in contesti ad alto rischio.