Il 13 novembre 1970, il ciclone tropicale Bhola devastò l’attuale Bangladesh, allora noto come Pakistan orientale, e parte delle coste indiane del Bengala. Questo disastro, uno dei peggiori del XX secolo in termini di perdita di vite umane, segnò una tragedia senza precedenti: tra i 300.000 e i 500.000 morti, con la maggior parte delle vittime dovuta alle onde di tempesta che inondarono vasti territori costieri. Questo evento fece emergere le condizioni vulnerabili delle popolazioni del delta del Bengala e l’assenza di infrastrutture adeguate per fronteggiare simili catastrofi.
Cause e impatto del ciclone Bhola
La forza distruttiva del ciclone Bhola fu amplificata da una serie di fattori geografici e ambientali. Situata in una zona caratterizzata da un intricato sistema fluviale, con molti villaggi costruiti lungo le coste basse del delta, la popolazione della regione si trovò priva di protezioni naturali contro la marea. Le onde di tempesta innalzarono il livello del mare di quasi 10 metri, sommergendo villaggi, raccolti, e rendendo impossibile l’accesso per i soccorsi immediati.
Oltre all’immenso bilancio di vittime, il ciclone portò con sé conseguenze umanitarie drammatiche: migliaia di persone persero le loro case, le scorte di cibo furono compromesse e le riserve d’acqua dolce furono contaminate, portando a epidemie e malnutrizione. La risposta del governo pakistano fu criticata per la sua lentezza e inefficacia, con ripercussioni che avrebbero contribuito alla crescente instabilità politica nella regione.
Conseguenze politiche e sociali
Il fallimento del governo centrale pakistano nel gestire efficacemente i soccorsi suscitò indignazione e rafforzò il sentimento di autonomia. Nel giro di pochi mesi, questo malcontento si trasformò in una vera e propria richiesta di indipendenza che culminò nella guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971. In tal modo, il ciclone Bhola non fu solo una catastrofe naturale, ma divenne anche uno spartiacque storico che trasformò il panorama politico della regione.
Altri disastri meteorologici con elevato numero di vittime
Nel corso della storia, vari eventi meteorologici hanno causato perdite umane catastrofiche. Ecco alcuni dei disastri naturali più letali legati a condizioni climatiche:
- Inondazioni del Fiume Giallo in Cina (1931): le inondazioni del Fiume Giallo rappresentano uno dei disastri più letali mai registrati, con oltre 2 milioni di vittime stimate, causate da piogge torrenziali che hanno portato all’esondazione di uno dei fiumi più grandi della Cina.
- Tifone Nina in Cina (1975): una delle inondazioni più devastanti in Cina, causata dal tifone Nina, ha colpito la provincia di Henan e ha provocato oltre 200.000 morti tra inondazioni e collasso delle infrastrutture.
- Tsunami dell’Oceano Indiano (2004): scatenato da un terremoto sottomarino di magnitudo 9.1, il maremoto causò circa 230.000 vittime in più Paesi, tra cui Indonesia, Thailandia e India, lasciando milioni di persone senza tetto e segnando un trauma collettivo nella regione.
Questi eventi mostrano quanto le popolazioni costiere siano vulnerabili alle catastrofi naturali, evidenziando la necessità di misure preventive, infrastrutture adeguate e piani di evacuazione.