Il 17 luglio 1762, Caterina II divenne zarina di Russia in seguito alla morte del marito Pietro III, il quale che morì in circostanze misteriose. La sua ascesa al trono segnò l’inizio di un’era di riforme e modernizzazione per la Russia, durante la quale Caterina cercò di applicare i principi dell’Illuminismo, pur mantenendo un sistema di governo autocratico.
Caterina II, nata Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst, salì al trono dopo un colpo di stato che depose suo marito, Pietro III, nel luglio 1762. Pietro III, di origine tedesca, era diventato impopolare tra l’aristocrazia russa a causa delle sue politiche filo-prussiane e della sua incapacità di governare. Il suo assassinio, avvenuto pochi giorni dopo la sua deposizione, aprì la strada a Caterina per assumere il potere.
Nonostante fosse stata educata secondo i principi illuministici, Caterina II mantenne un governo autocratico, anche se cercò di modernizzare la Russia attraverso riforme legali e amministrative. Vennero promosse l’istruzione, la cultura e le arti, intrattenendo corrispondenze con importanti filosofi illuministi da Voltaire e Diderot.
Il regno di Caterina II fu segnato da importanti riforme, tra cui la creazione di una commissione legislativa nel 1767 per codificare le leggi russe e la fondazione di nuove città. Nonostante le sue ambizioni riformatrici, il regno era anche caratterizzato da una forte repressione dei movimenti di opposizione, come la rivolta di Pugaciov.
L’ascesa di Caterina II al trono russo nel 1762 segnò l’inizio di un periodo di trasformazione per il paese, durante il quale la zarina cercò di conciliare le idee illuministiche con un sistema di governo autocratico.
17 luglio 1762, Caterina II
Quando nel 1744 la principessa prussiana Sofia di Anhalt-Zerbst, a quattordici anni, arrivò alla corte degli zar, nessuno poteva immaginare che sarebbe diventata la zarina Caterina II La Grande. Colta e molto intelligente, imparò velocemente il russo e si convertì al cattolicesimo ortodosso per sposare l’erede al trono di Russia: il futuro zar Pietro III. Solo sei mesi dopo l’incoronazione del marito, con un colpo di stato, lo spodestò e salì lei stessa sul trono di Imperatrice di Tutte le Russie.

Nei trentacinque anni del suo regno, Caterina II riuscì a trasformare radicalmente la vita della Russia e attrasse l’attenzione di tutta l’Europa Illuminista, cercando di riformare il paese con l’idea d’una monarchia liberale.
La corte russa era allora nelle mani della potente imperatrice Elisabetta, zia dell’erede al trono Pietro, marito di Caterina. Fu proprio Elisabetta che la scelse come sposa per il nipote, un’alleanza con la Prussia per fare fronte comune contro l’Austria. Caterina non dimenticò mai il debito che aveva con lei e fece tutto il possibile per compiacerla, anche se la sovrana non la trattò sempre con benevolenza, separandola dal figlio per occuparsi personalmente della sua educazione.
Il marito di Caterina, lo zar Pietro III, non aveva il carattere forte della zia e della sposa. Quando l’imperatrice Elisabetta morì nel 1762, fu subito evidente che quel «bambino in un corpo d’uomo», come lo chiamava sprezzante la moglie, era incapace di dirigere un impero; preferiva piuttosto dedicarsi alla caccia e giocare battaglie con soldatini di piombo nelle proprie stanze.
Occupò il trono soltanto da gennaio al luglio del 1762, quando Caterina, appoggiata dalla maggior parte della corte, mise in atto un colpo di stato per prendergli il potere. Lui l’accettò di buon grado e domandò soltanto di ritirarsi in una lussuosa villa con la propria amante, e che gli lasciassero portare il suo violino preferito; un mese dopo morì in circostanze poco chiare, forse strangolato per ordine di uno degli amanti di Caterina.
Dopo aver sottratto il potere al marito, Caterina II governò la Russia con pugno di ferro per quasi trentacinque anni. Benché non fosse di sangue Romanov, diede mostra di un interesse per il suo Paese adottivo più di quello dello zar deposto. Da giovane era stata educata da tutori francesi, conosceva le idee illuministe e corrispondeva con pensatori del calibro di Voltaire e Diderot. Modernizzò il Paese ponendo le per una monarchia parlamentare, ma nessuna delle due operazioni fu un successo e allo scoppio della Rivoluzione Francese lei ritirò tutto, timorosa che la situazione potesse ripetersi anche in Russia.

Quasi nessuno osò mai giudicare l’imperatrice in pubblico, in parte per la sua autorità, ma anche per genuino rispetto: aveva dimostrato di saper esercitare il potere altrettanto bene – se non meglio – di qualsiasi imperatore, e poteva permettersi gli stessi capricci di cui un uomo avrebbe goduto senza critiche.
I peggiori pettegolezzi su Caterina II la Grande sorsero soprattutto in epoca sovietica, come quello secondo cui sarebbe morta nel tentativo di farsi penetrare da un cavallo. In realtà la regina ebbe un ictus mentre stava per entrare nella vasca da bagno il 17 novembre 1796. Lasciva la Russia sulla soglia di una modernizzazione che non era riuscita a completare, avendole aperto, però, una finestra sull’Europa Contemporanea.