Nell’area archeologica di Saqqara, patrimonio mondiale UNESCO in Egitto, sono stati riportati alla luce 27 sarcofagi risalenti a più di 2.500 anni fa in ottime condizioni. La scoperta è stata fatta da una spedizione archeologica egiziana.
I sarcofagi si trovavano in un pozzo nel sito archeologico di Saqqara, luogo di sepoltura rimasto attivo per più di 3.000 anni, che dista 30 kilometri dalla capitale Il Cairo. La notizia è stata divulgata dal Ministro delle Antichità egiziane Khaled el-Enany, una delle più grandi scoperte nel suo genere.
I 27 sarcofagi sono in ottime condizioni, ancora sigillati, mai aperti dal momento della sepoltura
Un primo ritrovamento di tredici sarcofagi è stato agli inizi del mese, di recente sono stati trovati i restanti quattordici. Le autorità egiziane confermano che sono ancora dotati di sigilli perciò mai aperti dal momento della loro sepoltura. Questa è una scoperta eccezionale perché significa che il sepolcro non è stato depredato dai ladri di reperti archeologici. Il recupero è stato difficoltoso, gli archeologi hanno lavorato in condizioni difficili in un tunnel della profondità di 11 metri.
I sarcofagi si trovano in buono stato di conservazione, sono costruiti in legno e sono dipinti coi colori in uso in Egitto. Oltre ai sarcofagi, sono stati ritrovati manufatti più piccoli ottimamente conservati. Ad oggi non è stato possibile dare una datazione precisa ai reperti, né assegnargli ad alcuna dinastia. Gli archeologi auspicano di reperire altro prezioso materiale per arricchire la conoscenza degli attuali ritrovamenti.
Il Ministero egiziano delle Antichità ha dichiarato: Le operazioni adesso continuano nella speranza che la scoperta riveli altri segreti. Anche il Ministro Khaled el-Enany ha speso parole incoraggianti e ringraziato gli archeologi i quali, nonostante lavorassero in condizioni disagevoli, hanno sempre rispettato le misure di sicurezza.
L’attuale sito archeologico di Saqqara è un’area scelta in origine dai dignitari e funzionari della Prima Dinastia per la costruzione dei Màstabe, successivamente utilizzata dai re del Regno Antico per le loro sepolture. Si trovano sepolture di dinastie successive a quelle citate, come tributo agli antichi re che unificarono il paese.
Questa immensa area archeologica vede nel 2020 un anno felice, solo a marzo aveva riaperto una delle più antiche e famose piramidi egizie, dopo un restauro durato 14 anni. Si tratta della piramide a gradoni del faraone Djoser, l’unica totalmente conservata e realizzata dal primo architetto della storia 4.700 anni fa.
L’Egitto, paese di collegamento tra Medio Oriente e Nordafrica, in passato luogo molto fertile grazie alla presenza del fiume Nilo, il più lungo del pianeta, ha avuto un ruolo molto importante nella storia mondiale. Non vi sono fonti storiche che permettano di registrare con esattezza la nascita del regno egizio, per questo motivo è di fondamentale importanza il continuo lavoro degli archeologi.
È stato grazie all’archeologia che possiamo oggi capire la formazione di questo regno. Sicuramente al principio la popolazione si riunì sulle rive del Nilo per sfruttarne le risorse, qui vennero edificati i primi villaggi poi sempre più grandi, fino a riunirsi sotto il comando di principi locali. Questo lento ma costante processo culmina con la formazione di uno stato unitario con il primo faraone Nemes: in quel periodo si iniziarono a costruire le prime piramidi. Grazie alla grande tradizione funeraria egiziana scoperta dagli archeologi nei decenni, continuiamo a portare alla luce preziosi manufatti che ci permettono di arricchire le conoscenze di questo antico popolo.
Per favorire la conoscenza dell’Egitto, il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano ha lanciato una serie di visite virtuali guidate di una serie di musei e siti archeologici visionabili sul sito ufficiale del ministero e su diverse piattaforme dei social media.