La Ribellione del Whiskey iniziò nel 1794 per poi concludersi il 7 agosto 1795 nella zona della Monongahela Valley in Pennsylvania, quando i coloni si opposero all’imposta federale sui liquori e sui distillati. Questa protesta, nota come Ribellione del Whiskey, scaturì dalla disapprovazione per la tassa introdotta dal nuovo governo federale, che colpiva duramente i produttori di whisky della regione.
La rivolta culminò in un’insurrezione aperta, portando il presidente George Washington a mobilitare le milizie di diversi stati per sedare la ribellione. L’esercito, guidato dallo stesso Washington, Hamilton e il generale Henry “Light-horse Harry” Lee, marciò verso la Pennsylvania occidentale, riuscendo a reprimere la rivolta e a ristabilire l’autorità federale.
Nonostante alcuni arresti e condanne, Washington concesse la grazia ai prigionieri, sottolineando la volontà di riconciliare il governo con i cittadini.

7 agosto 1795, la ribellione
La data del 7 agosto 1792, menzionata in un articolo di azione.ch, si riferisce alla firma di due decreti da parte del Presidente George Washington per la creazione di milizie popolari, probabilmente in previsione di una potenziale insurrezione interna. La rivolta vera e propria, scaturita dalla protesta contro la tassa sul whiskey, esplose nell’estate del 1794, portando a scontri e violenze, richiedendo l’intervento della milizia statale.

La rivolta popolare, i dissensi e i movimenti che portarono a una vera e propria sommossa, erano già attivi nel 1791. La Whiskey Ribellion fu una insurrezione a una tassazione sulla produzione dei distillati del neonato governo degli Stati Uniti d’America. La guerra di indipendenza dei coloni aveva lasciato un grande debito al nuovo ordinamento governativo federale, che si assunse i debiti dei singoli stati.
Infatti nel 1791, il segretario al tesoro Alexander Hamilton varò diversi provvedimenti per pagare il debito, istituendo anche una tassa sulla produzione di spiriti e distillati approvata dal Congresso. L’imposta era di 6 centesimi di dollaro per ogni gallone per i grandi produttori, mentre per i piccoli produttori di 9 centesimi, questi ultimi, già in difficoltà economiche, erano coloni occidentali e non presero bene la differenza d’imposta.

Si scatenarono malcontenti, vennero osteggiati e contrastati gli esattori federali delle tasse, sfociando, poi, in vere e proprie proteste violente. La tensione giunse alla rottura nell’estate del 1794: quando le proteste si trasformarono in una ribellione armata. I primi scontri avvennero in Pennsylvania a South Park Township (Pittsburgh) dove vennero bloccati dei provvedimenti giudiziari, bloccata la posta, fino a minacciare di un assalto alla città di Pittsburgh.
La ribellione si concluse con un intervento di George Washington, dove invocò la legge marziale. Con una milizia di tredicimila uomini marciarono verso la Pennsylvania occidentale, era l’ottobre del 1794. Molti ribelli furono arrestati e riaffermata l’autorità dello Stato federale.
Per la prima volta, le truppe del nuovo Stato intervennero per far rispettare le leggi federali ai cittadini americani. Durante questo periodo la repressione ebbe una conseguenza inaspettata: incoraggiò i produttori di Whiskey negli stati del Kentucky e del Tennessee (esclusi dal controllo federale) a incrementare la produzione di distillati. In queste zone si coltivava il mais che, unito alle acque sorgive pure, consentiva (e consente ancora) la produzione del loro whiskey: il Bourbon. La tassa sul whiskey fu comunque sempre invisa e venne definitivamente abrogata nel 1803.
Le differenze dei whiskey
Il whiskey divenne un simbolo dello status sia statunitense che britannico. Il whisky americano e quello inglese (principalmente lo Scotch) presentano differenze significative in termini di ingredienti, processo di produzione e profilo aromatico. Il whisky americano, in particolare il Bourbon, è spesso prodotto con una percentuale elevata di mais, mentre lo Scotch utilizza principalmente orzo maltato. Le distillazioni, il tipo di legno delle botti utilizzate per l’invecchiamento e le regolamentazioni variano notevolmente tra le due nazioni.

Il whisky americano: il Bourbon, la varietà più famosa, richiede almeno il 51% di mais nell’impasto, altri cereali come segale e orzo maltato possono essere aggiunti. Solitamente viene distillato due volte, invecchia in botti nuove di rovere americano carbonizzate, spesso per almeno due anni, ma per essere definito straight bourbon deve avere almeno quattro anni di invecchiamento. Tende ad avere un sapore dolce, speziato e ricco, con note di caramello, vaniglia e quercia.
Il whisky inglese: lo Scotch, l’ingrediente principale è l’orzo maltato, ma possono essere utilizzati altri cereali. Solitamente distillato due volte, ma alcuni Scotch single malt vengono distillati tre volte. Lo Scotch deve invecchiare per almeno tre anni in botti di rovere, spesso botti che hanno precedentemente contenuto Bourbon o sherry e può variare notevolmente a seconda della regione e del tipo di malto utilizzato. Può avere sapori affumicati, torbati, fruttati o speziati.
Lo Scotch può essere affumicato con la torba, un processo che conferisce un caratteristico aroma affumicato al whisky. Il whisky americano non è generalmente torbato. Esistono rigide regolamentazioni sulla produzione di whisky sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, ma queste differiscono per ingredienti, processo di invecchiamento e nomenclatura. In sintesi, mentre entrambi i whisky condividono una base comune, le differenze nel processo di produzione e negli ingredienti portano a profili aromatici molto distinti: il whisky americano, specialmente il Bourbon, tende a essere più dolce e rotondo, mentre lo Scotch offre una gamma più ampia di sapori e aromi.