Le Donne sono il fulcro della società ed è giusto ricordare la loro importanza istituendo una giornata per ricordarlo. La Giornata Internazionale della Donna cade proprio oggi, lunedì 8 marzo. Questo lo sappiamo benissimo, fin dall’asilo ci insegnano a portare un ramoscello di mimosa alla maestra o alle proprie compagna di classe.
Oggi ci saranno iniziative che aiuteranno a portare avanti l’importanza di questa ricorrenza, perché non è una festa commerciale, ma un vero e proprio gesto di ringraziamento verso le donne. Donne, madri, sorelle, zie, colleghe, amiche che da sempre si sacrificano per i propri diritti e che hanno qualche mostro, piccolo o grande, da sconfiggere.
In questo 8 marzo non possiamo che ricordare anche il ruolo della musica e delle canzoni, che sanno arrivare ovunque, toccando gli animi e aprendo le menti. Le canzoni dedicate alla Giornata Internazionale della Donna e all’universo femminile sono tantissime, e ve ne presenterò alcune, da ascoltare e far entrare dentro il proprio cuore.
Le canzoni italiane che parlano dell’8 marzo
Si è appena chiuso il Festival di Sanremo, e a tal proposito vi vorrei ricordare una canzone dell’edizione precedente: 8 Marzo di Tecla. Questa canzone dolcemente grintosa ha conquistato tutti per la delicatezza con cui ha aperto gli occhi sulla forza reale e nascosta delle donne.
In fin dei conti noi siamo di passaggio
come le rondini, come l’otto marzo
e non basta ricordare di una festa
con un fiore se qualcuno lo calpesta
E nelle vene gli anticorpi alla paura
i silenzi che ci fanno da armatura
è resilienza io so la differenza
tra uno schiaffo e una carezza
Tecla Insolia parla di donne che hanno lottato e che continuano a lottare, anche se qualcuno le calpesta e le maltratta. Un grido disperato che cerca di avvertire e ricordare a quei petali di vita, che loro valgono e che devono amarsi per farsi rispettare.
Siamo petali di vita che hanno fatto
un giorno la rivoluzione
respiriamo su un pianeta senza aria
perché il buio non ha un nome
hai capito che comunque dal dolore
si può trarre una lezione
ci vuole forza e coraggio
lo sto imparando vivendo
ogni giorno questa vita
Celebrando le donne e la loro meravigliosa natura, non si può che ricordare la canzone Donna del 1989, cantata da Mia Martina e scritta per lei da Enzo Gragnaniello. Il testo, che ha catturato l’attenzione di Mimì, parla di soprusi e violenze sulle donne. Il cantautore napoletano riesce, da osservatore esterno, a raffigurare la visione femminile in determinati rapporti con un certo tipo di uomini.
Le parole trasmettono la superficialità con la quale alcuni uomini si avvicinano alla donna vedendola spesso come solo strumento sessuale ed ignorando la dignità ed i sentimenti delle stesse. Una visione affascinante quanto schietta di una determinata realtà che continua a mietere vittime ogni giorno creando gravi disordini nell’animo e nella psiche delle donne che sfortunatamente incappano in questo tipo di situazioni.
Donne piccole e violentate
molte quelle delle borgate
ma quegli uomini sono duri
quelli godono come muli.
Donna come l’acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c’è chi invece la prende a botte.
Le parole di Gragnaniello parlano anche di violenza tra le mura domestiche. Quelle mura che dovrebbero essere rifugio, ma che diventano gabbia, carcere, dove si perpetuano i più ignobili delitti e le più indescrivibili violenze.
Tra le canzoni che ci ricordano il valore delle donne, non possiamo che citare la grintosa Fiorella Mannoia e la sua Quello che le donne non dicono. Una canzone che parla del loro istinto e della capacità che hanno di adattarsi in ogni situazione. E la forza della Mannoia la fa arrivare a modificare questo testo, scritto da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone. Come lei stessa ha affermato in merito alla frase e se ci confondiamo un po’:
Perché in quella frase ci vedo una ammissione di debolezza che non trovo appropriata. Sicuramente a volte saremo confuse, a tutti gli esseri umani capita, ma ci leggo come un’ammissione di una sorta di inferiorità; è come se dicessimo: “Scusate se ci siamo ribellate, ma è perché non riusciamo a comunicare più con voi” e il mio orgoglio si è ribellato. Ma, ripeto, è una sola.
Per questo 8 marzo, vi propongo un’altra canzone di denuncia delle violenze domestiche. Una poesia dura e cruda. La denuncia di abusi e di violenze e le domande retoriche ed inutili che vengono oste alla vittima. Stiamo parlando di Mariella Nava e della sua In nome di ogni donna del 1994.
Mariella Nava ha sempre avuto il coraggio di schierarsi apertamente e di denunciare gli abusi.
Da quanto tempo e quanti figli? Lui che lavoro fa?
Spesso ubriaco, certo, è un dettaglio ma che rilievo non ha.
E perché adesso? Quando ha deciso? Perdoni la curiosità.
Ha testimoni o è qui da sola? Certa di dire la verità… la verità?In nome dell’amore e della forza che mi ha portata fin qua
In nome del coraggio e di questa storia che più confine non ha
In nome della ragione e di ogni angolo di libertà
In nome di ogni donna che ancora grida e ancora griderà
Mi creda per carità…
Queste sono solo alcune canzoni italiane che dovrebbero essere ascoltate l’8marzo, per ricordare il dolore che provano le donne e gli abusi, morali e fisici, che vengono perpetrati a loro discapito.
Non solo canzoni italiane
L’8 marzo può essere celebrato non solo ricordando le innumerevoli canzoni italiane che esaltano la donna e la sua forza, ma anche con tante canzoni straniere. Tra le tante canzoni non possiamo non citare l’indimenticabile Woman di John Lennon, che ha dedicato questa poesia all’amata Yoko Ono.
Oltre ad essere un’ode alla moglie, rappresenta un omaggio a tutto il genere femminile. Nel testo della canzone, il cantante riprende una massima di Mao Tse Tung: For the other half of the sky (l’altra metà del cielo).
La canzone simbolo di ribellione e protesta che ben si adatta a questo 8 marzo, può essere Four Women di Nina Simone, uscita nel 1966, in pieno clima di emancipazione e che ha il sapore di voglia di rispetto e di diritti riconosciuti.
La canzone parla di quattro donne, quattro simboli:
- La prima delle quattro donne descritte nella canzone è Aunt Sarah, un personaggio che rappresenta la schiavitù afroamericana. La descrizione di Simone della donna enfatizza gli aspetti forti e resilienti della sua razza, abbastanza forte da sopportare il dolore, così come la sofferenza a lungo termine che la sua razza ha dovuto sopportare, It’s been inflicted again and again (inflitta ancora e ancora).
- La seconda donna che compare nella canzone si chiama Saffronia, una donna di razza mista (My skin is yellow/My hair is long/Between two worlds) costretta a vivere tra due mondi. È ritratta come una donna oppressa e la sua storia è usata ancora una volta per evidenziare la sofferenza della razza nera per mano dei bianchi in posizioni di potere.
- La terza donna è una prostituta chiamata Sweet Thing. Trova accettazione sia dai bianchi che dai neri, non solo perché “i miei capelli stanno bene”, ma anche perché fornisce gratificazione sessuale (Whose little girl am i?/ Well yours if you have some money to buy).
- La quarta e ultima donna è molto dura, amareggiata dalle generazioni di oppressione e sofferenza sopportate dalla sua gente (“Sono terribilmente amareggiata in questi giorni / perché i miei genitori erano schiavi”). Simone svela finalmente il nome della donna dopo un finale drammatico durante il quale urla: “Mi chiamo Peaches!
Restando negli anni Sessanta, per questo 8 marzo, ricordiamo anche il rispetto per le donne, con la potente ed energica voce di Aretha Franklin. La canzone che reinterpreta la Franklin è Respect di Otis Redding.
La Franklin con tutta la sua grinta e la sua consapevolezza, in Respect cantava il suo orgoglio femminile. Ha mostrato la sua forza e il suo coraggio, in un’epoca in cui femministe e afroamericani nutrivano un desiderio di rivalsa sempre più crescente, di combattere contro le restrizioni sociali a loro discapito.
Una canzone più recente, che grida al Mondo la voglia di rispetto dei diritti delle donne, è la canzone di Tan Weiwei. Una canzone che viene dalla Cina, si parla di: Xiao Juan. Uno dei primi versi recita: così è come ci descrivete: “Banshee, megera, puttana, prostituta, mangia-uomini…”
Una vera e propria ribellione in uno Stato che cerca di tenere unite la famiglie, nascondendo gli abusi e le violenze. Questa canzone parla di donne che sono esistite e che sono scomparse a causa della violenza degli uomini e del menefreghismo dello stato. Un esempio è la scomparsa crudele di una nota influencer cinese, Lamu, cosparsa di benzina e bruciata viva dall’ex-marito in diretta.
Per quanto queste parole siano dure, rappresentano un segnale d’allarme. La disperata richiesta d’aiuto di chi non si può più muovere. È impressionante come in un Paese come la Cina sia stata una canzone a farsi vessillo della denuncia.
Per l’8 marzo, auguro a tutte le donne di trovare sempre la forza di lottare e di far valere i propri diritti. Auguro a tutte le donne, bambine e ragazze di non doversi rifugiare nel loro mondo per trovare pace dalle violenze che subiscono, ma che questo Mondo e l’uomo sia sempre più rispettoso della donna che hanno difronte.