I Moai sono celebri statue che si trovano nell’Isola di Pasqua in Cile. Nella maggior parte si tratta di sculture monolitiche ricavate e scavate dal tufo vulcanico. Venivano scolpite direttamente nelle cave sdraiate con la faccia in su. Successivamente venivano trasportati fino alla costa dove gli operai li rifinivano. Il viaggio poteva durare anche un anno ed è sempre stato un mistero come ciò potesse avvenire fin quando nel 1986 l’antropologo ed esploratore Thar Heyerdahl nella sua spedizione con l’ingegnere ceco Pavel, dimostrò come il trasporto fosse possibile con l’uso di corde e pali ad opera di una squadra composta da decine di persone. I Moai hanno tutti un aspetto simile: le labbra serrate con il mento in alto, l’atteggiamento è sacro e austero tanto da suscitare rispetto. Oggi le orbite degli occhi sono vuote, ma un tempo avevano una pupilla di ossidiana circondata da una sclera di corallo bianco, come si può notare da alcuni Moai rimasti “intatti”.
Ci sono mille Moai conosciuti sull’isola, ricavati da un tufo basaltico del cratere Rano Raraku dove si trovano quasi 400 statue incomplete. La cava di Rano sembra essere stata abbandonata all’improvviso con alcune statue rimaste incomplete tra cui la più grande lunga 21 metri. I Moai vengono identificati con le teste, ma essi possiedono spalle, braccia e torsi che nel corso del tempo sono stati sotterrati dalla terra circostante.
Il significato
Ancora oggi il significato è poco chiaro, ma la più comune teoria è che le statue siano state costruite dai polinesiani a partire dall’anno 1000 d. c. Il significato tramandato dagli attuali Maori è quello di essere monoliti augurali portatori di benessere e prosperità dove volgono lo sguardo, ecco perché nell’Isola di Pasqua sono tutti rivolti verso l’interno e non verso l’oceano adiacente le statue. Lo scopo era di proteggere la terra e colore che l’abitavano. Inoltre, si ritiene che i piccoli Moai siano la rappresentazione degli antenati defunti come segno di riconoscenza.