Nella splendida città di Urbino lo scorso 3 ottobre si è inaugurata la mostra “Raffaello e gli amici di Urbino” che si potrà visitare fino al 19 gennaio 2020.
La Galleria nazionale delle Marche situata nell’illustre Palazzo Ducale ha giustamente dedicato una mostra al celebre artista del Montefeltro.
Sicuramente non è la prima volta che accade, ma questa rassegna si contraddistingue per la particolare attenzione verso quegli artisti che tra il Quattrocento e il Cinquecento introdussero Raffaello nel cambiamento dell’arte italiana.
Raffaello Sanzio nasce ad Urbino il 6 aprile del 1483 e curiose ricerche affermano che morì il 6 aprile del 1520. In realtà si è poco certi, sia della data di nascita, che di quella del decesso e proprio questo ci fa comprendere quanto a volte sia complicato lo studio delle fonti nella storia dell’arte.
Questo mistero ha contribuito a rendere Raffaello un mito, una sorta di angelo eclettico dalle raffinate virtù artistiche, che già in vita affascinava i suoi interlocutori con la sua grazia celestiale.
Almeno una volta nella vita bisognerebbe ammirare le sue opere, come la tavola de La Madonna del cardellino, La velata, L’autoritratto, La Madonna col bambino e San Giovannino, La Madonna di Foligno e l’affresco de La scuola di Atene situato nella stanza della Segnatura al Vaticano.
La produttiva bottega del padre, Giovanni Sisti, influenzò Raffaello fin dalla giovane età. Successivamente il confronto con gli artisti ingaggiati dalla corte del ducato di Urbino gli diedero ispirazione ed insegnamenti preziosi.
Le relazioni culturali con questi artisti lo supportarono nella transazione al manierismo moderno e allo stile dell’arcinota stagione romana.
Fondamentali furono le influenze degli artisti Luca Signorelli e il Perugino, soprattutto nel primo tratto dell’operato di Raffaello ed in parallelo con i più assennati concittadini Timoteo Viti e Girolamo Genga; artisti che si intersecarono con lui nel periodo fiorentino.
Le curatrici della mostra, Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, hanno voluto avvalorare in un contesto specifico di grande importanza, il cambiamento che coinvolse l’arte figurativa italiana.
Tutto ciò e stato possibile grazie alla ricostruzione storiografica dell’artista Vasari, che ha definito il momento iniziale dell’adesione dei pittori della fine del XV secolo, alle prime innovazioni introdotte da Leonardo da Vinci.
Durante il pontificato di Leone X, si formano le premesse per le successive evoluzioni dell’arte moderna, dove emersero artisti come Raffaellino del Colle e subentrarono i commoventi omaggi ai modelli formali e decorativi tentati da Genga, immediatamente dopo la morte di Raffaello.
“Quanto fu dolce il giogo e la catena delle tue candide braccia al collo mio volti, che sciogliendomi, io sento mortal pena.” Raffaello Sanzio