Se il teatro riuscisse sempre a vincere la sua sfida contro il tempo, lo spazio, ma soprattutto contro la superficialità del Terzo millennio in cui gli uomini vivono perennemente in overdose di informazione, bruciando in fretta le complesse sfumature del pensiero, assistere a uno spettacolo teatrale diventerebbe ogni giorno un atto coraggioso e rivoluzionario.
Un nemico del popolo di Ibsen, di e con Massimo Popolizio è uno spettacolo che riesce con grande maestria a vincere questa sfida.
E’ una produzione del Teatro di Roma e ha debuttato anche nella stagione 2018-2019 aggiudicandosi meritatamente il Premio Ubu come miglior spettacolo del 2019, mentre Maria Paiato ha ottenuto il premio come migliore attrice protagonista nei panni maschili del sindaco Peter Stockmann.
Il testo scritto da Ibsen nel 1882 è ambientato in Norvegia, ma Popolizio sceglie di ambientarla negli anni 20 in un’immaginaria cittadina dove è stato costruito uno stabilimento termale di cui Thomas Stockmann (Massimo Popolizio) è il Direttore. Il medico scopre, che le acque di questo stabilimento sono contaminate e potrebbero provocare un grave danno ambientale, pertanto decide di denunciare la situazione. Ma il sindaco e fratello Peter Stockmann (Maria Paiato) cerca di insabbiare le prove, poichè punta allo struttura come rilancio economico del paese e ne fa anche materia per la sua campagna elettorale. La vicenda parte quindi da un conflitto etico e politico tra i due fratelli Stockmann, ma si estende a tutta la cittadina. Inizialmente sembrano tutti affascinati dalla solare personalità dell’uomo di scienza Thomas, ma nel progredire della vicenda cadranno tutte le maschere. Ogni cittadino ignora il senso profondo del bene collettivo ed è mosso solo dai propri bisogni individuali, manipolato ed accecato dal pensiero della maggioranza.
La stessa maggioranza che dovrebbe rappresentare l’espressione piena della democrazia, viene rappresentata nel testo di Ibsen sconfitta dalle sue stesse contraddizioni: “Saremo tutti d’accordo nell’affermare che sulla faccia della terra gli imbecilli costituiscono la maggioranza. Allora perché dovremmo farci comandare dalla maggioranza?” Una battuta questa che richiama la nostra contemporaneità: un’umanità che crede di essere libera, ma è sempre più manipolata da un flusso di fake news o da una gerarchia di notizie che mira ad orientare il pensiero verso un’unica direzione spogliandolo di tutte le sfumature critiche.
Squarzina che tradusse il testo del drammaturgo norvegese si interrogò, in un saggio del 1949 che fu pubblicato su “Sipario” n 39, 1949, sul tema Attualità del repertorio ibseniano. Thomas Stockmann viene rappresentato nei suoi tratti fragili di antieroe: “Le minoranze hanno ragione!”, questa una replica del personaggio all’affermazione del giornalista Hovstad: “la maggioranza ha sempre ragione”. Stockmann è un personaggio onesto e disinteressato che cerca la verità nel nome dell’interesse comune, ma viene sconfitto e dichiarato “Nemico del popolo”. Per Ibsen è più un educatore che agisce in una solitudine imposta, che un rivoluzionario. Popolizio rende sua questa interpretazione di Squarzina accentuando i caratteri tragicomici del personaggio. Un sognatore, un fanciullo che ama scoprire la verità, ma che deve “imparare a restare da solo”, condizione necessaria per un cittadino, affinchè si formi una coscienza per “essere popolo”.
Bellissima la scena finale in cui il personaggio si allontana nell’eterno vagabondare di anime innocenti. Un taglio cinematografico che richiama le carrellate finali di quel Chaplin/Charlot anch’egli anima errante.
Interessante anche il personaggio dell’ubriaco ben interpretato da Martin Chishimba. Un narratore e il contraltare buffo della solitudine di Stockmann. La minoranza che sa di essere tale, ma che non ha strumenti per difendersi e viene continuamente sfruttata e manipolata dalla maggioranza.
Una grande energia degli interpreti che raggiungono il culmine con la sapiente orchestrazione delle voci fuori campo nella scena della condanna di Thomas. Forte ed efficace la regia di Popolizio in passato allievo di Ronconi.
Lo spettacolo sarà in scena al teatro Argentina fino al 26 gennaio e poi proseguirà per una lunga tournèe nazionale che toccherà Milano, Torino, Rimini, Correggio, Napoli, Cesena, Modena, Fermo, Pesaro, Piacenza, Pordenone, Lugano e terminerà a Mestre dal 14 al 19 aprile.