Il ricordo della voce angelica di Whitney Houston aleggia in Ohio a Cleveland. Qui c’è la sede di un importante museo della Musica, il Rock and Roll Hall of Fame and Museum dove il requisito principale per entrarne a far parte è l’aver pubblicato un album 25 anni prima della nomina. La compianta artista ne è entrata a far parte insieme ai Depeche Mode, The Doobie Brothers, Nine Inch nails, The Notorious Big, e T-Rex. Ogni anno una giuria internazionale composta da oltre mille artisti decide chi può entrarne a far parte. La scelta non sempre si rivela facile perchè spesso successo di pubblico e successo di critica si scontrano. Inoltre vengono anche premiati tutti coloro che supportano il mercato della musica come i produttori, gli imprenditori, i giornalisti.
La Fondazione Rock and Roll Hall of fame fu creata nel 1983 e sostenuta da alcune figure di spicco dell’industria musicale americana: Atlantic Records, Ahmet Ertegur, Jann Wenner e l’editore del Rolling Stone magazine. Il nome della struttura fu coniato dal Disc Jockey Alan Freed che nel 1960 raccolse fondi sia pubblici che privati per questo progetto. Solo in un secondo momento fu scelta Cleveland come sede del Museo. Aprì al pubblico nel 1995. La struttura è suddivisa in sette piani che ospitano sia mostre permanenti che itineranti. Contiene numerosi strumenti musicali utilizzati da musicisti famosi, costumi e oggetti di scena, bozze e spartiti di canzoni, copertine di album originali, una biblioteca e numerosi archivi.
Whitney Houston rappresenta ormai un mito incomparabile e irraggiungibile per tutti coloro che intraprendono la carriera di cantante. Ha venduto ben oltre 200 milioni tra album, singoli, video. Disco multiplatino per otto volte consecutive; la colonna sonora del film the Bodyguard è uno dei cinque album più venduti e solo negli Stati Uniti ha vinto ben 18 dischi di platino. Il singolo I will always love you è il più venduto di tutti i tempi e ha avuto ben 8 dischi di platino. Tra gli altri riconoscimenti abbiamo ancora ben sei Grammy Awards, 22 American Music Awards; una trentaquattresima posizione nella lista dei cento cantanti più grandi di tutti i tempi secondo la celebre rivista Rolling Stone. La sua scia luminosa si offuscò nel 2000 per le sue drammatiche vicende personali. Nel 2012 la tragica morte per annegamento nella sua vasca da bagno dovuta essenzialmente all’abuso di sostanze stupefacenti.
Da allora si scava nel privato della cantante senza alcun rispetto: la droga, il marito violento, la relazione omosessuale con la sua assistente.
Una carriera determinata da numeri e apparenza. Un fiume di informazioni, pettegolezzi, cifre che offuscano quella splendida voce celestiale.
Gli Americani l’hanno ora riconosciuta come un notevole patrimonio culturale nel panorama musicale tra la fine degli anni 80 e per tutti gli anni 90, assegnandole un posto in questo celebre Museo. La cerimonia avverrà a Cleveland il prossimo due maggio.
Poter fruire di un museo dovrebbe essere un’esperienza unica, intima e rigenerante. Per avere quindi le dimensioni dell’artista bisognerebbe azzerare i numeri, il gossip, chiudere gli occhi, ascoltare i testi delle sue canzoni e cogliere ciò che la donna voleva donare al mondo e farlo proprio. Ascoltare un coro gospel e immaginarla ancora bambina nelle sue prime esibizioni. Questo lo stato d’animo con il quale entrare nel Museo e studiare la Houston come uno dei tasselli importanti che compongono il complesso puzzle della storia della musica.