Giorgio De Chirico: per gli appassionati d’arte è possibile consultare degli interessanti interventi recentemente inseriti sul blog della Galleria Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea a proposito dell’opera “Le Piazze d’Italia” firmati dal Professor Gabriele Simongini, storico e critico d’arte e professore all’Accademia delle Belle Arti a Roma, Fabio Benzi, storico d’arte e docente di Arte contemporanea all’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti, Paolo Picozza Presidente della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, Marcella Cossu, storica dell’arte della Galleria Nazionale.
All’analisi di quest’opera piena di presagi, vogliamo aggiungere anche l’analisi di un’altra legata al 19 marzo, San Giuseppe, festa del papà per analizzare come la figura del padre viene vista nell’arte.
Giorgio De Chirico: 1910 Piazze d’Italia
Nel 1910 Giorgio De Chirico aveva già studiato profondamente le opere tardo simboliste di Bocklin e Klinger, inoltre legge le opere di Schopenhauer e Nietzsche. Di quest’ultimo assimilò la teoria del “Eterno ritorno”. Secondo Nietzsche il mondo è caratterizzato da un numero infinito di elementi che non si creano e neanche si distruggono, ma si riaggregano in un numero infinito di volte. Egli si riaggancia quindi agli antichi filosofi greci che vedevano il tempo circolare, senza inizio, senza fine, senza senso. L’uomo con le sue azioni scrive l’eternità del cosmo e ne è contemporaneamente prigioniero e signore. L’oltreuomo è per Nietzsche colui che ama in maniera forte e vitale tutto il manifestarsi della vita anche nei suoi aspetti caotici e terribili per poter ritornare alla natura in tutta la sua bellezza e amoralità.
Negli anni dieci del Novecento quindi Giorgio De Chirico comincia a studiare e ritrarre le principali piazze d’Italia riscoprendo il classicismo e contrapponendosi alle avanguardie.
Apollinaire ne La vie artistique in “L’Intrasigeant”, descrisse le opere di Giorgio De Chirico come
un’arte interiore e cerebrale
e mise in evidenza come
Le sensazioni acutissime e modernissime di De Chirico prendono normalmente una forma architettonica.
In Piazze d’Italia infatti l’architettura nelle sue forme ed elementi classici è protagonista e viene rappresentata con un sistema prospettico tradizionale, frontale, ma con un punto di vista laterale che crea una discrasia nella percezione, uno squilibrio che crea ansia e inquietudine.
Quelli di Giorgio De Chirico in Piazze D’Italia sono paesaggi deserti, apparentemente rassicuranti, ma a causa di questo squilibrio creato dalla visione laterale si arricchiscono di enigmi e di mistero.
Caro lettore, questi interessanti e profondi interventi sul Blog della Galleria Nazionale D’Arte moderna e contemporanea ti invitano in tempo di Coronavirus ad osservare con un occhio nuovo il paesaggio quasi deserto dalla tua finestra. Sicuramente coglierai un’apparente serenità, in realtà carica di tragedie, attese , speranze. La natura nel suo immutabile corso rimane lì, bella, enigmatica, indifferente.
Tu uomo o tu donna hai semplicemente fatto un passo indietro e sei in questo momento dominato dall’ineluttabilità degli eventi. Sei profondamente legato alla tecnologia con i suoi aspetti positivi e allo stesso tempo inquietanti, con una faccia che guarda al progresso e l’altra che porta all’involuzione.
Da questo ciclo dovrai uscire come uomo o donna rinnovato in grado di creare un equilibrio tra progresso e natura, tra natura e tecnologia, tra contatti reali e contatti virtuali, tra lavoro in presenza e smart working.
Spero che tu abbia colto la profonda attualità di Giorgio De Chirico. Per un ulteriore approfondimento ti invito a leggere Fabio Benzi, G. De Chirico, la vita e l’opera, La nave di Teseo. Milano 2019.
Giorgio De Chirico: per la festa del papà l’analisi del Figliol prodigo
In quest’opera, il cui tema principale è la paternità, Giorgio De Chirico mette ancor più in evidenza in senso positivo “l’Eterno ritorno” di Nietzsche. Il tema del quadro è ispirato alla parabola biblica del figlio che aveva sperperato i suoi beni per differenziarsi dal padre e per cercare una nuova strada, ma ritorna pentito e chiede perdono.
La prospettiva è rappresentata secondo i canoni quattrocenteschi, mentre in primo piano ci sono le figure del padre e del figlio. Il padre è rappresentato dalla statua di gesso, il figlio dal manichino. Il tema del perdono e l’abbraccio tra padre e figlio rappresentano il passato e il futuro che si fondono.
Caro lettore, nell’augurarti di trascorrere una buona festa di San Giuseppe, spero di averti dato un ulteriore spunto di riflessione.
Per conoscere altre iniziative del Mibact puoi trovare altre informazioni su:
https://arte.icrewplay.com/litalia-chiamo-maratona-solidale-del-mibact/
Buongiorno,
Esiste un dipinto di De Chirico, Le muse inquietanti dove sullo sfondo invece del castello Estense è dipinto una torre bianca.
Vorrei sapere la data di esecuzione. Grazie mille.
Maria
Buongiorno. De Chirico ha realizzato molti studi su “Le Muse Inquietanti”. Quello a cui lei fa riferimento è del 1914