Mire Citton, è italiano e vive a Londra. Per questo consueto appuntamento – rubrica “fotografie di quarantena” – lo abbiamo contattato per fargli qualche domanda e parlare del suo approccio alla fotografia.
Ci attraggono quelle sue fotografie di strada “parlanti” che raccontano lo stato attuale di una città metropolitana come Londra, nella quale il fotografo vive e lavora.
Mire Citton – nome d’arte – è un sognatore romantico, un esteta a cui piacciono le cose belle e che cerca nelle persone l’aspetto ironico e positivo. La sua visione del mondo attraverso la fotografia arriva velocemente, one shot.
Pare una ricerca fatta di colpo d’occhio ed eccitazione che si concretizza attraverso la sua Nikon. Come una magia, l’immagine si compone di un solo movimento, istintivo quanto passionale.
L’intervista a distanza: Mire Citton from London
Buongiorno, la nostra rubrica parla di come i creativi stanno vivendo questa condizione di isolamento e come canalizzano le proprie idee e il proprio sentire attraverso la propria arte. Vuole essere una raccolta di ‘esempi buoni’ che possano aiutare chi si sente schiacciato dalla situazione e senza stimoli.
Le tue foto, ci appaiono come un inno alla forza e hanno grande potere comunicativo.
Prima di cominciare con le nostre domande, vogliamo farti i complimenti per l’uso ‘sociale’ che fai della fotografia.
Riteniamo che oggi, sia più importante che mai documentare le abitudini, le caratteristiche, i colori e i ‘rumori’ delle persone, cogliendone d’improvviso gli aspetti più spontanei. Il tuo pare essere uno scatto ‘rubato’, colto al volo.
Un aspetto difficile per la fotografia di questo tipo, è quello di non produrre immagini ‘aggressive’. Le tue foto appaiono casuali, ma nascondono l’effettiva sapienza dell’inquadratura adatta alla circostanza, alla comunicazione del ‘momento perfetto’. Ci vuole ‘mira’, occhio e sensibilità.
Vuoi raccontarci qualcosa di te?
Certo. Posso dirti che non mi sento un fotografo, ma un buon alchimista delle immagini. La cosa che mi sorprende quando vado in giro a scattare è che non ho nessuna difficoltà a “vedere” l’immagine. Quello che il mio occhio vede sempre, è l’emozione.
Sei un italiano a Londra ai tempi del covid. Prima di tutto, come stai? Cosa ti ha portato a Londra?
Al momento tutto bene. Sono arrivato a Londra nel Luglio 2016. Fu un mio caro amico di Roma a portarmi qui. Non sapevo una parola di inglese, e quindi dovetti faticare molto per inserirmi. Lavavo piatti per 8/10 ore al giorno. Fu in certi momenti drammatico, spesso mi accadde di voler mollare tutto e tornare in Italia, ma sempre il pensiero di vivere qui, l’ambizione di vincere la sfida con me stesso, e il grande amore che provo per Londra, mi hanno evitato “la resa”. Oggi se ci penso, mi sembra incredibile.
Cosa significa vivere fuori dall’Italia per te in questo momento?
E’ un momento difficile sono molti aspetti. Tutti i miei affetti più importanti vivono in Italia, i miei figli, la mia compagna, i miei genitori e i miei più cari amici. Essere distante da loro a volte mi rattrista. Vivere a Londra non è normalmente facile, e ora lo è decisamente di più. Ma, fortunatamente ho un approccio alla solitudine che mi ha spesse volte salvato, la creatività che mi porta a impegnare la testa in tante letture, nello studio continuo della lingua inglese, e la fotografia straordinaria palestra dove posso esprimere veramente chi sono.
Ci appari essere una persona positiva, una di quelle che non si arrende e che riesce a sbarazzarsi della noia facilmente. Un osservatore del mondo che cattura attimi di vita reale. Anche adesso. Come nasce la tua passione per la fotografia?
Casualmente. Non avrei mai pensato in vita mia di ritrovarmi con una macchina fotografica in mano. Pensa che un amica in Italia mi diceva quando le scattavo qualche foto con lo smartphone: non hai il senso dell’inquadratura!
Ho iniziato a scattare prima con un iPhone7 e poi con un 8. Era un modo per scoprire i tanti bellissimi luoghi di Londra. Più scattavo e più mi appassionava farlo. Tutte le mie foto erano in bianco e nero. Finché un amico che di fotografia ne sa parecchio mi continuava a ripetere: guarda che sei bravo, ti devi comprare una macchina, devi iniziare a fare sul serio. Mi ricordo che sorridevo sempre, e mi chiedevo cosa c’era di così bello nelle fotografie.
Abbiamo notato che fai street photography, cosa ti piace di più di questo approccio alla fotografia?
La cosa più bella è camminare in mezzo alle persone. Osservarle con discrezione, e vedere sempre immancabilmente le differenze che ci sono nel modo di camminare, parlare, amare, baciare, e nel linguaggio del corpo che spesso rivela in modo preciso chi sei.
Leggiamo di un tuo nuovo progetto fotografico dal titolo: ‘in the days of military virus’, ce ne vuoi parlare?
Grazie che ne parli. Devo ancora pubblicarlo nel mio nuovo blog mirephotos.wordpress.com
In the days of military virus nasce come una protesta fatta di immagini che vuole essere di rottura. Vedo solo paura in giro, nessuno protesta, nessuno si arrabbia. Il Covid19 non è caduto dal cielo, è stato diffuso per uno scopo di destabilizzare l’area Euro e comprare per quattro soldi le più importanti aziende e infrastrutture di ogni stato. Le mie foto sono una cornice alle mie parole che ho scritto e poi diffuso sul web.
Quali sono i soggetti che più ami fotografare?
Tutti. Io penso che chiunque sia fotografabile. Ognuno di noi può essere fotografato. Dipende chi ti fotografa, perché deve capire chi sei. Avere quel tipo di sensibilità fa rendere un immagine una grande immagine.
C’è un particolare scatto al quale sei maggiormente legato? Perché?
Ho tanti scatti che mi piacciono. Quelli che amo sono dove ci sono più soggetti in scena. Cerco sempre di contestualizzare ogni mia fotografia, di raccontare una storia. Raccontando una storia, trasmetti un emozione, e l’emozione poi ti fa osservare meglio l’immagine facendo pensare chi la guarda.
Come hai maturato il tuo stile fotografico?
Grazie per dirmi che ho uno stile. Io credo che il mio stile si sia delineato prepotentemente da quando scatto con la mia Nikon regalo di un caro amico di Verona. Tutto si è allineato magicamente. Non ho fatto scuole di fotografia, non conosco le tecniche fotografiche, sono un grande creativo. Fotografo perché nella mia testa viaggiano decine di immagini come una pellicola cinematografica. Ho un senso estetico molto forte, e quando scatto riesco velocemente a capire in pochi secondi come voglio l’inquadratura, come dev’essere bilanciata la luce, e che tipo di movimento voglio catturare nel soggetto che fotografo.
Hai un consiglio da dare a chi si sente poco stimolato da questa circostanza?
Certo! Cercare di essere creativi. Questo fa la differenza. Ogni minuto e ogni ora di queste interminabili giornate devono essere usati per imparare cose nuove mai fatte. Inoltre questi momenti che ci hanno obbligati a fermare la nostra pazza e spesso incontrollata corsa nel voler ottenere sempre qualcosa, ci possano far riflettere su chi siamo veramente, e su come si potrebbe vivere in pace e in armonia. Dopo tutto questo anche il nostro mondo interiore sarà cambiato.
Adesso ti lasciamo andare, ma prima vorremmo sapere come passerai oggi la tua giornata, hai in mente qualcosa?
Fra poco uscirò con la mia Nikon. Ho un nuovo obbiettivo da 200mm che mi sta dando molte soddisfazioni. Come sempre non ho idea cosa fotograferò, e questa cosa mi eccita tremendamente!
Grazie grazie e ancora grazie per questa tua testimonianza, facci sapere quando sarà pronto il tuo nuovo progetto e cerca di passare una buona giornata londinese!