Pier Paolo Spinazzé, in arte Cibo, è un writer e uno street artist di Verona, 36 anni e tanta voglia di cancellare le scritte razziste, gli insulti, le svastiche che compaiono sui muri della sua città. Frequenta un artista misterioso che dipinge le saracinesche dei negozi in città: Zero.
L’idea di Cibo
Così compaiono pizze, pomodori tagliati a fette, mozzarelle, mortadelle, formaggi e tutto ciò che di buono offre la cucina italiana, per celare l’odio. Per Cibo è di fondamentale importanza combattere il razzismo, la violenza verbale, le scritte intimidatorie e discriminanti attraverso l’arte.
Ecco la sua idea: dall’età di 15 anni, da quando un suo amico è stato vittima dell’odio di gruppi estremisti, ha voluto dire basta a questa cattiveria che imprigiona la città di Verona in un’aurea razzistica che non le rende giustizia.
Troppo spesso si sente parlare solo di gruppi estremisti e di persone che incitano all’odio del diverso e usano termini non certo degni di una società civile. Verona non è solo questo evidentemente.
La storia di Cibo
L’artista, classe 82, veronese di nascita, ha scritto per Sapori d’Italia, ama molto la gastronomia italiana e crede che non sia del tutto valorizzata. Ha lavorato per molto tempo nel campo della ristorazione e così la sua passione culinaria è diventata arte che colora e cancella l’odio con frutta, verdure, dolci coloratissimi anche di origine americana come i muffins.
Ha studiato al Liceo Artistico di Verona, per poi continuare la sua passione del disegno allo IUAV di Venezia.
Ci sono state anche molte polemiche nei suoi confronti: per esempio, per aver disegnato una pizza vicino alla pizzeria di San Giovanni Lupatoto, paese in provincia di Verona. Il comune voleva dargli la multa adducendo che stesse facendo pubblicità sui muri comunali. Cibo è rimasto fermo nelle sue credenze e nei suoi propositi e ha risposto che non è possibile pensare solo ai portafogli e non riconoscere semplicemente che quel disegno copriva una svastica.
Cibo è famoso nei social. Molti sono i suoi sostenitori e alcuni gli scrivono dei messaggi in cui gli indicano dove ci sono scritte razziste o diffamatorie. A volte, i suoi fan coprono loro stessi le scritte.
A Cibo non importa se questo tipo di arte verrà poi cancellata, a volte torna sul luogo e la riproduce, sempre con il suo soggetto preferito: il cibo. A volte, lascia stare e crede fortemente che comunque la sua funzione l’abbia avuta: cancellare l’odio con l’arte! “A tavola non c’è discussione!”: il cibo mette tutti d’accordo. Non si può proprio non abbandonarsi ai piaceri culinari con la rabbia in corpo. Tutto scompare quando c’ è il piacere del cibo.
La street art: “vox populi“
La street art è spesso l’arte che si propone di raccontare temi sociali o s’impegna a combattere contro l’odio. Molti i movimenti anche studenteschi in Italia e nel mondo. E dire che per alcune persone i murales non sono da considerarsi forme artistiche. Basta leggere alcuni articoli in cui si evince che per alcuni non è arte, ma atti di vandalismo, perché “imbrattano i muri”. Eppure la loro funzione di abbellimento di muri fatiscenti, di cancellatura di scritte orribili, di proporre riflessioni su temi sociali importanti o di raccontare fatti attuali e di vita odierna è evidente ai più.
Che dire dell’opera bellissima che manifestava una denuncia contro la violenza sulle donne, a Verona, in uno stradone molto frequentato, in area industriale? E’ stato cancellato da poco, per fare spazio ad altri murales, non con poche polemiche.
Girovagando per la città, da poco si notano le saracinesche abbassate, causa pandemia, colorate di un personaggio che assomiglia al famoso Lupin dei cartoni animati. Non ho capito chi può essere l’artista misterioso, dovrò indagare. Si firma con “Zero”. Chi mi aiuta? Che sia una forma di protesta?
“I graffiti sono stati utilizzati per dare inizio a rivoluzioni, fermare le guerre e in generale sono la voce delle persone che non sono ascoltate”