Compare un murales di Ozmo in via Torino a Milano che raffigura una ragazzina che porta la brocca gialla dell’acqua. È un’eritrea, non una qualunque, bensì quella che sposò a 12 anni Indro Montanelli, quando era un soldato in epoca fascista. Si chiamava Fatima Destà.
Ozmo dal suo murales grida libertà e senso di rivalsa per chi, come quella piccola sposa, si trova dalla parte sbagliata della storia. Già la statua di Montanelli era stata deturpata e imbrattata di vernice rosa e con scritte d’insulti verso lo stupratore da parte di gruppi universitari e femministi. Ora si fa spazio sempre di più la protesta per abbattere statue di personaggi storici che rappresentano l’archetipo del carnefice, in seguito alle manifestazioni negli Stati Uniti per i diritti della popolazione afro – americana e contro chi incarna il persecutore come Cristoforo Colombo.
“Monumento alla memoria della sposa bambina, in Montanelli”. È la scritta che compare sul piedistallo su cui campeggia la figura della bambina africana, disegnata dal 45enne artista toscano Gionata Gesi, in arte Ozmo, che vuole ridare dignità agli emarginati e agli sfruttati della storia.
Ozmo: il monumento alla sposa bambina è protesta sociale
L’opera di Ozmo s’inserisce bene nel clima di protesta sociale che sta dilagando in tutto il mondo, dopo la morte negli States di G. Floyd, l’afro americano ucciso dalla polizia, per una manciata di dollari ritenuti falsi dal negoziante dal quale aveva comperato un pacchetto di sigarette, a Chicago nel Minnesota, il 25 maggio scorso.
E’ proprio lo stesso artista che ammette la volontà d’inserirsi in questo contesto di rabbia sociale nei confronti di abusi perpetrati dal bianco o comunque dal colonizzatore, che di solito abusa e sottomette con la violenza chi reputa inferiore a lui. E’ un contesto di rivalsa e cambiamento che contraddistingue la nostra difficile epoca. Forse è un passaggio e una svolta epocale, qualcuno lo pensa davvero. Non è certo, ma sicuramente stanno succedendo degli eventi importanti che conducono le coscienze ad interrogarsi e che scuotono un po’ gli animi di tutti.
La bambina vestita di azzurro, porta sulle spalle una brocca gialla piena di acqua, indossa la mascherina, come se fosse fra noi nel qui e ora, a vivere quest’epoca di pandemia. E’ la Fatima a cui tutti potremmo pensare, la nostra Fatima, sorellina e povera vittima di abusi e di ignoranza misogina. Bardata di abiti blu mare con dei motivi che incorniciano la sua figura, la smorfia che manifesta forse rabbia, disgusto, volontà di vendicarsi dietro il volto coperto dalla mascherina anti Covid. Ha il pugno alzato verso il cielo in segno di protesta contro la violenza e l’abuso minorile.
Ozmo: il murales dipinge la protesta sociale
Ozmo e tanti altri street artist dipingono la protesta sociale attraverso questi murales che campeggiano sui muri delle città più popolate del mondo. Ozmo è fiorentino, ma molti sono coloro che, ispirati da un evento tragico contemporaneo o storico, disegnano la libertà, i diritti civili e il senso di appartenenza ad un unico credo: “Siamo tutti esseri umani e come tali abbiamo bisogno di rispetto”.
Da più fronti arrivano anche le polemiche. Alcune testate giornalistiche di destra ci vedono solo una mera rappresentazione di ideali comunisti. Da sociale il tutto diventa politico e la mescolanza d’immagini di manifestazioni e di cartelli al grido di “Black lives matter” si fonde con il bieco pensiero politico dei nostri giorni. Non è politica, ma senso di appartenenza al credo dell’umano sentire, umanesimo e arte che si sposano e fioriscono in mezzo al cemento dei disvalori che hanno caratterizzato i nostri tempi passati e presenti.
Il futuro forse si illumina di speranza data da queste prese di posizione molto forti da parte di un popolo che non vuole fare più la parte della “Rana bollita” descritta da Chomsky.
Bellissimo murales e bellissimo articolo, come sempre…!
grazie!