La storia dell’arte nasconde molti misteri, indagarli è lo scopo di questi nostri incontri del mercoledì sera. Dopo aver approfondito storie di quadri inquietanti, oggi parleremo di statue con un passato ancora tutto da verificare.
I megaliti dell’isola Sulawesi: statue dentro la foresta
L’isola Sulawesi, fa parte della Repubblica Indonesiana, oltre alle spiagge bianche, le palme e il mare celeste, offre uno spettacolo all’interno della giungla tropicale unico nel suo genere, si tratta dei megaliti xenomorfi (ovvero di possibile origine aliena), chiamate dagli indigeni più semplicemente patung (statue in indonesiano).
Le statue si trovano nella Bada Valley, una vallata nel mezzo della giungla, complicatissima da raggiungere, meta ambita dai veri appassionati di archeologia e misteri dell’arte.
I megaliti sono disseminati in una vasta area, sono per lo più statue di granito dalla forma parzialmente antropomorfa. In The Megalithic Culture of Indonesia (1918), W.J. Perry (antropolgo inglese) teorizzò che i patung fossero lasciti millenari di una cultura completamente scomparsa e che nulla avesse a che fare con le popolazioni che vivono oggi sull’isola, ma che probabilmente lasciò insieme alle statue anche la cultura di coltivare e mangiare riso.
Cercando di ricostruire la storia di queste misteriose statue, chiamate anche Arca, archeologi e antropologi hanno intervistato la gente del posto, la quale non sa spiegare la presenza delle statue.
La collocazione spaziale delle Arca, molte disseminate tra le risaie, ha fatto supporre a statue che avessero una finalità rituale legata alla fertilità della terra, quindi come di “buon auspicio” o di “protezione” alla coltivazione e conseguentemente al raccolto. Tuttavia ce ne sono diverse anche su alture e in mezzo alla foresta.
Alcuni megaliti hanno, nei loro pressi, delle rocce piatte e lisce che hanno fatto ipotizzare venissero svolti, davanti alle statue, anche sacrifici di esseri viventi, forse anche sacrifici umani. Ad avvalorare questa tesi troviamo ancora le teorie di W.J. Perry, poiché nel rito della Madre del Riso che si celebrava nei Toraja del Sulawesi, nei Batta della Sumatra, o nei Kupang di Timor, l’uccisione di un essere umano in sacrificio al demone era una pratica relativamente recente, da poco scomparsa.
E’ curioso come la gente del luogo creda che le statue abbiano il potere di sparire e riapparire in altri luoghi.
Il mistero si infittisce, poiché queste statue vengono anche associate al concetto di Antenato, che non vuole significare progenitore, ma racchiude in se un significato esoterico di ante-nato (nato prima), che conduce all’ipotesi di una genealogia pre-umana. Una sorta di uomo antidiluviano, che la storia ha dimenticato e del quale abbiamo solo (si fa per dire, le statue sono a centinaia) questi reperti.
Le antiche storie della tradizione folklorica parlano di giganti che mangiano essere umani, a causa di riti non rispettati. Non trovi strano che i miti dei giganti tornino in diverse tradizioni anche in parti del mondo completamente distanti?
I giganti in Sardegna
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni. C’erano sulla Terra i giganti a quei tempi (e anche dopo), quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. [Bibbia, libro della Genesi].
Si parla di giganti in Omero, nella tradizione africana, indiana, in quella mesopotamica, insomma, vengono raccontati in tante storie e leggende di molti popoli diversi.
Anche in Italia si è parlato di ritrovamenti di giganti e anche se molti di essi sono stati sminuiti dalle fonti ufficiali, resta il fatto che in Sardegna esistono molti racconti sulla vicenda.
E’ nota la storia di Luigi Muscas (vedi video in calce), il quale aveva trovato reperti di ossa di giganti in una grotta, quando era bambino. Luigi oggi riproduce in piccole delle sculture di quanto visto da bambino.
Spinti dalle sue rivelazioni, per altro raccolte in un libro, Il popolo dei giganti figli delle stelle, molti sardi, superate le reticenze iniziali, cominciarono a raccontare le loro esperienze dirette su i loro personali ritrovamenti in tutta la Sardegna, di ossa di giganti.
Negli scavi del sito archeologico di Santa Anastasia, alcuni testimoni raccontano che negli anni ’80 furono trovati molti scheletri di forma umana, che variavano dai 2,20 ai 4 metri, questi scheletri, messi in scatole di cartone per essere archiviati sparirono misteriosamente.
La vicenda fu affrontata come una gigantesca bufala, resta però il fatto che il sindaco di Sardara scrisse alla soprintendenza archeologica di Cagliari per fare luce sulla vicenda e riavere indietro i preziosi reperti, tuttavia senza però alcun esito.
La Sardegna è disseminata delle Tombe dei Giganti. Tombe di epoca nuragica, una cultura che abbraccia un lunghissimo periodo che va dal 1800 a.C. quindi età del bronzo, al II secolo d. C. quando la penisola era già dominata dagli antichi romani.
Le tombe sono formate da enormi pietre disposte in modo monumentale e il loro nome gli deriva dalle leggende popolari sui giganti, leggende che raccontano di antichi grandi re.
Per concludere questo nostro racconto, non mi resta che citare Polifemo, il gigante che incontrò Ulisse:
non ci si può fidare più di nessuno.