Maria Lai viene ricordata nell’anno del suo centenario con una mostra che apre a Nuoro il 26 giugno presso il Museo Ulassai, dedicato all’artista e denominato Stazione dell’Arte. Il progetto che prende il nome di Fame d’infinito è curato da Davide Mariani ed è organizzato dalla Fondazione Stazione dell’Arte, la Regione, il Comune di Ulassai e la Fondazione di Sardegna che fa il suo ingresso come socio sostenitore della Stazione dell’Arte, Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Cagliari e delle province di Oristano e Sud Sardegna, l’Istituto Regionale Sardegna Ricerche ed il Museo Statale Tattile Omero di Ancona.
L’opera di Maria Lai è concepita come un’esposizione permanente. L’allestimento segue criteri di sostenibilità e accessibilità, in quanto evidenzia un approccio multisensoriale dell’arte. Lo spettatore troverà quindi stimoli sonori, visivi e tattili. Ciò è perfettamente in linea con il lavoro dell’artista i cui principi trovano largo sviluppo nel campo pedagogico.
In futuro gli altri spazi del museo saranno utilizzati per realizzare mostre ed eventi degli artisti che hanno raccolto l’eredità della Lai
Maria Lai, l’artista
Maria Lai nasce nel 1919 a Ulassai. Poichè era di salute cagionevole era costretta a passare i mesi invernali nella tenuta agricola degli zii, senza frequentare le scuole materne ed elementari. Impiega il suo tempo nel disegno e rivela una grande sensibilità artistica. Frequenta le scuole secondarie a Cagliari. Qui diventa importante la figura dell’insegnante di Lettere Salvatore Cambosu che cerca di valorizzare il talento artistico di Maria, ma allo stesso tempo di colmare le lacune della scrittura.
Attraverso lo studio della poesia e del Latino, Maria Lai comprenderà il ritmo della parola, concetto che diventerà fondamentale anche nelle sue opere di scultura. Si iscrive ne 1939 al Liceo Artistico di Roma. Qui segue le lezioni di scultura di Angelo Prini e Marino Mazzacurati. A Venezia si icrive all’Accademia di Belle Arti, ma qui trova difficoltà perchè si trova in un mondo completamente maschile e segue le lezioni di scultura di Arturo Martini e Alberto Viani.
Torna in Sardegna nel 1945 con delle scialuppe di salvataggio dove resta fino al 1954. Durante un periodo di crisi con il mondo dell’arte, riscopre il mondo delle lettere e stringe amicizia con lo scrittore Giuseppe Dessi, dal quale capisce l’importanza delle sue origini sarde e riscopre i miti della sua terra. Guarda le correnti contemporanee come l’Arte povera e l‘Informale e rielabora un’arte che guarda al passato per capire il futuro.
Scopre così gli oggetti ansiosi Ready-made, l’uso del telaio, il pane. Nel 1971 presso la Galleria Scheineder di Roma espone i primi telai, una mostra a cura di Marcello Venturoli. La mostra non rimane arte fine a se stessa, ma si traduce in un rilancio dell’industria tessile sarda.
Gli anni 80 del XX secolo si caratterizzano per il ciclo della Geografia e dei Libri cuciti. Collabora inoltre con le case editrici per le copertine e realizza le prime installazioni al suo paese, una delle più famose è Legarsi alla montagna. L’8 luglio del 2006 inaugura il Museo di Arte Contemporanea Stazione dell’Arte che conta circa 140 capolavori di Maria Lai.
Maria Lai e la “Fame d’infinito”
Il percorso espositivo. concepito per essere permanente, è organizzato in ordine cronologico e per tematiche. Il visitatore può quindi osservare, attivando tutti i sensi, quelli che sono stati i materiali utilizzati dall’artista: terracotta, stoffa, legno, plexiglass. L’aspetto sensoriale, in particolar modo quello tattile, è rivolto a un pubblico non vedente e ipovedente ed è stato organizzato in collaborazione col Museo Statale Tattile Omero di Ancona.
Importante il supporto della tecnologia per il rilievo e la stampa in 3D. Tutto ciò è perfettamente in linea con l’idea di Maria Lai. L’arte, la conoscenza e la bellezza devono essere fruibili per tutti, al fine di ampliare la mente e valorizzare le capacità comunicative ed espressive. Pertanto l’arte deve essere inclusiva e necessaria. Il fatto che l’artista si sia dedicata alle sculture di pane, indica proprio l’idea di questa “fame” che deve muovere gli individui verso la conoscenza.
E’ presente anche un archivio multimediale interattivo che illustra l’opera dell’artista. Qui possiamo trovare varie interviste all’artista, dei documentari di Francesco Casu su argomenti come le Fiabe cucite, I Presepi, Del diritto e del rovescio, Io sono come un ragno, L’arte come un goal. Dalle postazioni d’archivio è inoltre possibile fruire delle opere del Museo a cielo aperto “Maria Lai”: il Lavatoio (1982-1989), La strada del rito (1992), La scarpata (1993), Il volo del gioco dell’oca (2003), La lavagna (2003), Il muro del groviglio (2004), La casa delle inquietudini (2005), Fiabe intrecciate, Omaggio a Gramsci (2007).
Caro Icrewer se sei un educatore in cerca di ispirazione o se sei un appassionato di arte contemporanea, una gita al Museo di Ulassai non deve mancare nel tuo diario di viaggio!