Cent’anni quelli compiuti da Franca Valeri lo scorso 31 Luglio ai quali non si è permessa di mancare, credo lo avrebbe trovato di cattivo gusto non essere presente ma che forse pesavano ormai troppo sulle esili spalle della “Signorina snob”che con toni distrattamente distaccati o estremamente familiari, riusciva a coinvolgere ogni tipo di pubblico.
Domani sera, 28 agosto, nella cornice del Parco archeologico di Carsulae, in provincia di Terni, i riflettori si accenderanno sull’interpretazione che l’attrice Lella Costa darà, ancora una volta, sul palcoscenico ad un personaggio molto amato dalla stessa Franca Valeri di cui fu madre e madrina al contempo.
Torna sulle scene “La vedova Socrate“, scritto dalla stessa Franca Valeri, in una libera interpretazione dell’opera di Friedrich Durrenmatt; un grande successo di pubblico, ottenuto già nel mese di luglio al Teatro Greco di Siracusa per La Vedova Socrate, sempre con la partecipazione di Lella Costa nel ruolo di Santippe che dalla sua amica e collega Franca Valeri, aveva raccolto il testimone da qualche anno, nell’ideale staffetta tra le due, per consentire a questo personaggio di perdurare nel tempo, senza quella interruzione che è delle cose terrene.
Franca Valeri e la Vedova Socrate
Il monologo che andrà in scena domani sera 28 agosto alle ore 20:45, è un testo liberamente ispirato a “La morte di Socrate” dello scrittore svizzero sopracitato e nato da una intuizione del regista e sceneggiatore Giuseppe Patroni Griffi che convinse Franca Valeri a cimentarsi in questa nuova veste di sceneggiatrice; invito che la stessa accolse scrivendo di suo pugno La vedova Socrate e che per prima portò sulle scene, vestendo i panni di Santippe.
Franca Valeri torna dal passato con una Santippe inaspettata
La fama di Santippe è giunta fino a noi in ombra rispetto a quella dell’illustre marito e la storiografia la dipinge senza mezzi termini, come una delle donne più insopportabili di tutta l’antichità; un vestito decisamente stretto per chiunque e forse, Franca Valeri, con l’acume che l’ha da sempre contraddistinta, deve aver pensato che era un giudizio così esternato per dare ancora più risalto alla figura del filosofo greco, benché non ce ne fosse il minimo bisogno ma si sa che certe cose a volte sfuggono di mano specie se raccontate e tramandate da voci maschili.
E a Franca Valeri questo vestito deve essere sembrato più stretto che alla stessa Santippe e le concede cosi l’inaspettato riscatto.
L’ambientazione è quella di una bottega di antiquariato e oggettistica di proprietà della moglie di Socrate, la quale, muovendosi tra i mille oggetti del suo negozio, ha modo, grazie allo zampino di Franca Valeri di dire un po’ la sua, dopo secoli e secoli di ingiustizia subita da chi, pur di dire qualcosa forse ha calcato un po’ la mano, dando il via ad un susseguirsi di giudizi che magari non corrispondevano alla realtà.
Santippe e la sua fama di donna tutt’altro che mite, offre a Franca Valeri in veste di drammaturga, l’occasione irrinunciabile di sagomare un nuovo personaggio femminile da incastonare nel ventaglio delle sue creazioni, trovando sistemazione tra la Sora Cecioni, la Signorina Snob e Cesira la manicure.
Senza freni, con un’ironia travolgente, la Santippe di Franca Valeri, racconta da vedova ormai e a suo modo, il Socrate domestico, distruggendo in parte l’aura del filosofo greco a vantaggio di se stessa, con secoli di inesattezze da estirpare e lo fa a tratti con sfilettate fulminanti verso cotanto marito, come solo una moglie come tante può riuscire a fare e l’aiuto dissacrante di Franca Valeri riesce ad accendere sulla Vedova Socrate un riflettore così potente da illuminare secoli di storia e gettare una sfumatura d’ombra sul filosofo ateniese in versione vestaglia da camera.
Una donna come Noi la Santippe di Samotracia raccontata e portata per tanti anni sulle scene da Franca Valeri che trova un insperato riscatto tra le smorfie annoiate della vita di tutti i giorni, con alti e bassi, in cui una donna intelligente come lei riesce comunque a districarsi, trovando il modo di vedere e raccontare dell’illustre marito Socrate, tanti di quei difetti da renderlo umano, come forse nessuno mai avrebbe pensato di immaginarlo e nel fare ciò non lesina di puntare il dito sui grandi del tempo, non risparmiando stoccate a Paltone, Aristofane e Alcibiade.
E da oggi, sul fatto che Socrate per volere personale non abbia lasciato scritti dei suoi insegnamenti, forse forse mi viene da pensare che lo zampino di Santippe, potrebbe esserci.
Se sarai tra coloro che vedranno lo spettacolo potrai carpire anche questo segreto dalla impeccabile interpretazione di Lella Costa.