Rosita Delfino nasce inItalia il 23 giugno 1965 ma solo nel 2009 il suo interesse artistico viene attratto dal mondo della fotografia che di fatto sembra quasi rapirla in un’altra dimensione che essa stessa poi di nuovo riproduce nei suoi scatti, cercando di imprimere sulla pellicola, l’essenza più profonda del soggetto ritratto, ponendosi così, come momento di mediazione tra la realtà e la misteriosa dimensione onirica.
Rosita Delfino con la sua arte risulta essere una grande comunicatrice ponendosi essa stessa nel duplice ruolo di spettatrice ed esploratore, andando costantemente alla ricerca dei misteri dell’anima nel momento in cui, nella loro nicchia impenetrabile, svelano il passaggio segreto che ne consente di catturare la presenza.
Spazio però che dura esattamente il tempo di un istante o il tempo di uno scatto, quello che la fotografa riesce sempre più spesso a fissare sulla pellicola, rendendo la visione della risultanza, un viaggio etereo e impalpabile nei segreti e misteri del soggetto raffigurato e del mondo che esso quotidianamente vive.
Rosita Delfino in un click squarcia il velo misterioso di ogni anima che fotografa
Sembrano anime completamente messe a nudo nella loro essenza, nel loro presente, passato e futuro che emerge e si ritrae come avvolto da una nuvola che ora cela ora scopre inconsapevolmente, tratti di orizzonte, lasciando immaginare più che vedere.
Le sfumature sono quelle del bianco e del nero ed è in queste tonalità che le immagini fluttuano inconsapevoli dell’occhio che li spia: corpi incredibilmente leggeri, magie indefinite, sogni realizzati o chiusi da sempre in un cassetto e spettri quotidiani.
Un valzer di immagini che suonano musiche sorde, nel tentativo di cogliere sempre l’attimo di debolezza che mette a nudo il mistero della vera essenza di noi stessi, dei volti, oggetti o situazioni familiari o semplicemente di realtà sconosciute ma che ruotano intorno alla nostra quotidianità, nell’indifferenza di un’immagine esteriore banale che non attrae attenzione.
E proprio questo che l’artista Rosita Delfino intende spolverare via, quella patina cioè di qualunquismo che sempre più di sovente ricopre ogni persona o cosa che gravita intorno alla quotidianità, rendendo tutto uguale, scontato, privo all’apparenza di contenuti.
Un grande valore dunque Rosita Delfino attribuisce alle sue immagini, quasi esse riescano a parlare senza emettere suoni, raccontando i più veri e a volte inconfessabili misteri dell’anima.
Solo attraverso le immagini dunque, l’artista crede che la realtà oggettiva possa trasformarsi in qualcosa di diverso, plasmando così una specificità nuova ma esclusivamente riconducibile ad una e una sola realtà: l’essenza primordiale.
Per Rosita Delfino tutto ha un’anima e la sua ricerca è farla emergere in ogni scatto
Un lungo e continuo rincorrersi tra essere ed apparire, dove le fotografie dei corpi delle donne, soggetti prediletti dall’artista, volano alti, oltre ogni dimensione di spazio e tempo, rifugiandosi in quella misteriosa dimensione onirica, dove tutto è permesso, tutto è possibile e tutto è di facile realizzazione.
Le immagini fissate dall’artista, sono tutte incastonate in atmosfere impalpabili dove le tenebre sembrano voler e poter prendere il sopravvento ma un sempre presente squarcio di luce vigila come un guardiano instancabile che ciò non accada e quel fascio di luminosità viene indicato nient’altro che nella consapevolezza di sé, unica pozione infallibile.
Un discorso complesso dunque che attraverso delle immagini vuole sottolineare come la forza interiore sostenuta dalla piena consapevolezza di sé possa spazzare via ogni tenebra interiore, in ogni momento anche quello più buio.
Molto legati a questo aspetto sono gli autoritratti dell’artista Rosita Delfino, nei quali essa stessa si mostra nell’interezza e pienezza delle sue fragilità, intrappolando in alcuni scatti le sue paure più intime che arrivano quasi a sembrare imploranti richieste d’aiuto.
E il suo sguardo fisso, rivolto senza indugio dentro l’obiettivo, vuole con forza affermare che non c’è paura in Lei, né dei giudizi , né della falsità, né di chi potrebbe approfittare delle sue debolezze così raccontate ed esposte.
Il suo sguardo, in questa condizione di totale abbandono nella veridicità dell’anima, sembra voler interrogare chi la fotografia la sta guardando.
E la domanda che il suo sguardo a questo punto l’artista pone, quella si che sembra scontata: e tu? Sapresti fare come me?