Oggi ci apprestiamo a conoscere un tipo di arte giapponese molto delicata, ma anche molto raffinata: l’Ikebana, l’arte della disposizione dei fiori.
L’arte dell’Ikebana nasce come un’antica e complessa arte, prima indiana e poi cinese, dai connotati non solo artistici ma anche spirituali. Non è una semplice arte finalizzata alla mera disposizione dei fiori per fini estetici. L’ikebana è un’arte che va oltre e che parte proprio dal processo di creazione della composizione come momento di ricerca ed espressione di se stessi.
Oggi in Giappone, esistono più di 3.000 scuole di Ikebana, e altrettante migliaia si possono trovare in giro per il mondo. Ma qual è l’origine di questa particolare arte giapponese? Qual è il significato che troviamo dietro ad ogni composizione floreale?
Ikebana: arte giapponese tra tradizione ed origine
L’Ikebana è l’arte floreale per eccellenza, nel mondo nipponico, e il significato di questo termine giapponese è fiori viventi. E’ un’arte che si è evoluta e trasformata in circa 7 secoli. Le origini dell’ikebana si fanno risalire al VI-VII secolo d. C. quando dalla Cina il buddismo comincia a diffondersi anche in Giappone. Ha avuto origine in Oriente, in Cina ed India, ma in Giappone ha trovato terreno fertile per sviluppare e crescere.
Quest’antica arte giapponese della disposizione dei fiori, è l’evoluzione di offerte floreali votive. Da iniziale offerta agli dei, si è trasformata in vera e propria espressione artistica. La disposizione dei fiori era un’arte riservata solo ai monaci buddisti e alle classi nobili.
La prima scuola in assoluto fu fondata dal monaco buddista Ikenobo Senkei nel XV secolo, e corrisponde a quello che oggi viene chiamato stile Rikka Shofutai, uno stile molto rigido e formale ricco di simbolismi, oggi poco praticato.
Per realizzare una composizione degna di essere definita Ikebana, è importante rispettare delle regole che definiscono l’equilibrio tra il mondo naturale e l’uomo. La disposizione dei fiori non crea solo l’armonia tra gli elementi della composizione, ma ma anche con l’ambiente circostante, andando a cambiare con il variare delle stagioni.
La disposizione dei fiori, come ogni arte giapponese, segue uno schema preciso. Importante non confondere l’Ikebana con il floral design, che ha semplice valenza estetica ed è basato solo sui fiori.
Nel caso dell’Ikebana si segue il sistema ternario. Ed essendo espressione della Natura, è importante che gli elementi siano di natura organica (rami, foglie, erbe, fiori, muschi, radici). Per procedere, l’occorrente essenziale è costituito dalle cesoie e il kenzan che ha una struttura circolare e dei chiodi su cui incastrare gli steli, che permette a fiori e rami di rimanere in posizione verticale anche quando si usano vasi bassi.
Disposizione dei fiori: scuole e stili
Come già detto, nell’arte dell’Ikebana esistono importanti regole da rispettare, la prima è basarsi sempre su un sistema ternario, a formare di norma un triangolo, secondo il quale lo stelo o gambo più alto, il più importante fra i tre, rappresenta il Cielo (Shin), il secondo, di altezza media, indica l’Uomo (Soe), e l’ultimo infine (Hikae) sta ad indicare la Terra. Inoltre occorre rispettare tre dimensioni: profondità, spazio e asimmetria.
Le piante vengono scelte in base al messaggio che si vuole trasmettere. Se, ad esempio, utilizzassimo il bambù stiamo favorendo la prosperità, mentre i fiori di pesco sono un inno alla femminilità. Per la scelta dei fiori e delle foglie, vengono generalmente preferiti i boccioli appena schiusi. Questo perché inserire un fiore o una foglia già sbocciati impedisce a chi osserva di poter ammirare il processo della nascita. Al contrario, un fiore giunto a maturazione, si avvia già verso la decomposizione, evocando quindi il senso della morte.
Anche il vaso ha la sua importanza, e può essere di ceramica o altro materiale, poco profondo, ampio, stretto o alto, secondo le varie scuole. Ci sono diverse scuole e stili specifici che si sono susseguiti dall’antichità nel corso del tempo: Rikka, Shoka, Nageire, Chabana, Moribana, e lo stile libero.
Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka, che nella composizione comprendeva la presenza di sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. Il termine rikka significa letteralmente fiori in piedi, caratterizzato da composizioni molto grandi.
In seguito fu elaborato uno stile più semplice lo Shoka, che aveva l’esigenza semplificare l’arte, permettendo alla pianta di poter emergere nella sua semplicità.
Successivamente si ha lo stile Nageire, che privilegiava vasi molto alti e composizioni particolarmente semplici ed essenziali. Chabana è lo stile tipico e classico, che ritroviamo durante il rituale del Tè, basato sull’utilizzo semplice di un solo bocciolo con accanto alcune foglie verdi.
Lo stile Moribana, che significa ammasso di fiori, si basa sull’impiego di vasi molto bassi, ricchi di fiori grandi. Questo stile è quello che diede avvio alla modernità, risentendo degli influssi dell’Occidente.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, si sviluppa lo stile libero che lascia spazio ad una maggiore creatività. Uno dei più interessanti interpreti di oggi è il giapponese Makoto Azuma.
Se avete intenzione di approfondire la conoscenza dell’Ikebana, in Italia esistono diverse scuole che tengono regolarmente corsi. Le più importanti sono:
- Oriente Acquaviva – (Livorno)
- La via dei fiori – (Milano)
- Doozo – (Roma)
- Ikebana Do – (Roma – Livorno)
- Studio Arti Floreali – (Roma)
- Ikebana Ohara – (Venezia)
Caro Icrewer, spero che adesso approfondirai lo studio dell’Ikebana, e che porterai all’interno della tua casa o della tua stanza, un piccolo angolo spirituale, volto a favorire la crescita dell’animo.