Il 5 marzodi 100 anni fa, il panorama culturale italiano ed internazionale si arricchiva per la nascita di un grande uomo, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista e filosofo italiano: Pier Paolo Pasolini.
Cercare di analizzare la figura di un intellettuale come Pasolini, è un’ardua impresa quasi irrealizzabile. Un uomo caratterizzato da innumerevoli talenti, trasformati in impegno artistico in più campi del sapere. Nel suo lavoro si esprime la personale volontà di rimanere libero da ogni tipo di definizione.
Pier Paolo Pasolini amava sperimentare in ogni ambito artistico, e sorprende scoprirne il lato artistico in ambito pittorico contemporaneo. L’interesse per la pittura e la storia dell’arte nasce con l’incontro di Roberto Longhi, storico e critico d’arte.
Pier Paolo Pasolini come erede di Roberto Longhi
Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) conosce Roberto Longhi (Alba, 28 dicembre 1890 – Firenze, 3 giugno 1970) durante l’anno accademico 1941-42, seguendo le lezioni dello stesso Longhi. Il corso del critico d’arte piemontese, per il regista d’avanguardia è un’autentica rivelazione ed importante per la formazione del giovane Pasolini.
Pasolini resta affascinato dal metodo che Longhi utilizzava nelle sue lezioni, che per l’epoca erano rivoluzionarie. Roberto Longhi era solito utilizzare delle diapositive, a sostegno delle sue lezioni, mostrando con chiarezza dettagli e particolari a sostegno delle sue ipotesi e delle sue affermazioni. Riusciva a spiegare importanti e diverse opere partendo da un dettaglio, opportunamente ingrandito.
Le parole di Pasolini, relative al metodo utilizzato di Longhi, sono state:
Un’ inquadratura rappresentante un campione del mondo masoliniano si opponeva drammaticamente a un’ inquadratura rappresentante a sua volta un campione del mondo masaccesco… Il Primo Piano di un Santo o di un astante al Primo Piano di un altro Santo o di un altro astante.
Longhi, per Pasolini è un vero e proprio maestro, così importante che il poeta-regista gli ha dedicato dodici ritratti. In una recensione di Pier Paolo Pasolini, relativa al libro di Longhi, Da Cimabue a Morandi (1973), si può leggere:
Se penso alla piccola aula […] in cui ho seguito i corsi bolognesi di Roberto Longhi, mi sembra di pensare a un’isola deserta, nel cuore di una notte senza più una luce. E anche Longhi che veniva, e parlava su quella cattedra, e poi se ne andava, ha l’irrealtà di un’apparizione. Era, infatti, un’apparizione. Non potevo credere che, prima e dopo aver parlato in quell’aula, egli avesse una vita privata, che ne garantisse la normale continuità.
Nella mia immensa timidezza di diciassettenne (che dimostrava almeno tre anni di meno) non osavo nemmeno affrontare un tale problema. Non sapevo nulla di incarichi, di carriere, di interessi, di trasferimenti, di insegnamenti. Ciò che Longhi diceva era carismatico.[…] Solo dopo Longhi è diventato il mio vero maestro. Allora, in quell’inverno bolognese di guerra, egli è stato semplicemente la Rivelazione.”
La figura di Longhi è stata fondamentale nella formazione di Pasolini. La predilezione nei primi piani nasce dallo studio dei particolari, trasmessogli da Longhi stesso. Il grande carisma di Longhi non trascina Pasolini solo verso l’arte figurativa, ma anche, in modo più inaspettato, verso il cinema. Lo storico dell’arte amava il cinema e si cimentò insieme all’amico regista Umberto Barbaro in alcuni documentari d’arte (1947-1948).
Un esempio chiaro si evince dalla visione de Il Vangelo secondo Matteo, ricco di primi piani significativi e profondi, ma anche di riferimenti culturali alla pittura. Citazioni e segni di cultura, come i richiami a Piero della Francesca, al Masaccio e al Pollaiolo.
Anche l’uso del bianco e nero per la realizzazione dei film, è un lascito del Maestro Longhi, un chiaro richiamo alle diapositive, che all’epoca erano in bianco e nero.
Roberto Longhi, il maestro della critica
Longhi era semplicemente uno dei miei professori all’università: ma l’aula dove insegnava era un posto diverso da tutti gli altri, fuori dall’entropia scolastica. Esso è escluso e isolato. Al centro di questo ambiente diverso (per ragioni funzionali: la possibilità di proiettare diapositive ecc.) c’era un uomo che era in realtà veramente un uomo
Queste sono le parole di Pier Paolo Pasolini per Roberto Longhi. Pasolini collega la figura di Longhi direttamente ai suoi insegnamenti, che vanno oltre lo scenario accademico, ma che porterà dentro e trasformerà in opere poetiche, filosofiche e pittoriche.
Longhi è stato un critico d’arte che ha avuto la grande e rara abilità di riuscire a creare un suo stile. Lo stile longhiano è caratterizzato da uno stile ricco di metafore e a tratti simile ad uno stile Seicentesco.
Questo stile è stato ben compreso da Pier Paolo Pasolini, che riesce a trasformare in immagini cinematografiche grandi opere pittoriche. Un esempio evidente lo ritroviamo nel capolavoro cinematografico Mamma Roma, dove la morte di Ettore è un palese richiamo al Cristo Morto di Mantegna.
Longhi, attraverso il lavoro cinematografico di Pasolini, ha continuato ad esprimersi e a trasmettere il suo pensiero e le sue diapositive. Due grandi uomini che resteranno unici ed emblematici nello scenario artistico italiano ed internazionale. Maestro e allievo che si ritrovano nella descrizione e nella rivisitazione dei grandi capolavori artistici del nostro patrimonio culturale.