Oggi la nostra Rubrica sull’Arte Circense è dedicata alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Nello specifico vi parlerò dell’Arte di Strada e di Daniela Carrasco in arte Mimo.
Daniela Carrasco in arte Mimo, simbolo contro la violenza sulle donne in Cile e nel mondo, trovata senza vita il 20 ottobre 2019
È proprio il 20 ottobre 2019 che Daniela Carrasco, in arte Mimo, artista di strada ed attivista trentaseienne, viene trovata senza vita, impiccata ad una recinzione di un parco di Santiago.
Mimo partecipa alla protesta civile in atto in quei giorni contro la presidenza di Sebastiàn Pinera e l’aumento del caro-vita che ha mobilitato le masse, con molte manifestazioni represse con la violenza dalle forze dell’ordine cilene, Paese in cui i diritti civili sono spesso calpestati.
Si sostiene che la morte di Daniela Carrasco, artista di strada ed attivista conosciuta in città, sia un omicidio perpetrato dalle forze dell’ordine come monito contro i manifestanti.
Mimo è infatti stata vista il giorno precedente mentre veniva portata via dalla manifestazione dai militari, per poi essere ritrovata senza vita la mattina del giorno successivo.
La notizia infiamma subito gli animi dei manifestanti e Daniela diventa il simbolo della violenza che sia le donne, sia i manifestanti, sono costretti a subire durante le manifestazioni e della palese mancanza dei basilari diritti umani che, in Cile, non sono rispettati dal governo e dalle forze dell’ordine.
Il collettivo di ‘Ni una menos Chile‘, organizzazione femminile che da sempre si batte contro i soprusi che le donne devono quotidianamente subire, sostiene a gran voce: “Daniela è stata violentata al punto da toglierle la vita, c’è chi afferma che è stato un monito per abbassare le mobilitazioni. Chiediamo di indagare su chi è stato“.
È questa la gravissima accusa sulla morte di Mimo, picchiata, violentata ed uccisa dalle forze dell’ordine, simulandone il suicidio e lasciando il suo corpo esposto per ore come una pubblica gogna.
La notizia della morte di Mimo arriva repentinamente sui social e Daniela Carrasco diventa il simbolo della violenza sulle donne in tutto il mondo, vedendo nascere manifestazioni spontanee a favore dei diritti umani e delle donne e contro ogni tipo di violenza repressiva.
Le notizie “ufficiali”, invece, vengono divulgate ad un mese di distanza e sono ben diverse da quelle precedenti.
La morte di Mimo non viene registrata come omicidio bensì come suicidio, poiché il medico legale la registra come soffocamento. Inoltre appare una lettera di addio scritta da Daniela di suo pugno, ritrovata accanto al cadavere. Come se non bastasse, l’esame autoptico rivela che non c’è stata violenza carnale e neanche maltrattamento.
Le avvocatesse che seguono il caso, le quali si sono offerte di farlo gratuitamente perché la famiglia di Daniela ha difficoltà economiche, sostengono che le indagini e gli esami sono effettuati da enti superpartes perciò affidabili, però gli incartamenti non sono stati visionati e potrebbe passare più di un anno prima di poterlo fare.
Ad oggi è ancora tutto fermo, non si hanno più notizie del caso di Mimo, non si parla più di Daniela, tutto tace e la vicenda è caduta in sordina. Il dubbio si è insinuato sulla vicenda: omicidio o suicidio? Verità o bugie? I media ignorano l’accaduto ed il pubblico rivolge l’attenzione verso altri fatti. E il gioco è fatto, dubbio più silenzio e tutto viene dimenticato.
In questa giornata dedicata a combattere la violenza contro le donne invece vogliamo e dobbiamo ricordare, per avere una coscienza comune, perché qualsiasi violenza sia fisica sia psicologica contro le donne è gravissima ed è anche una violazione dei diritti umani.