Nato a ridosso della seconda guerra mondiale da padre ebreo e madre cattolica, Boltanski ha sempre avuto impresse nelle sua mente quelle immagini assurde e orrende che fanno piegare il mondo in un pianto di vergogna oltre che di dolore. Uno degli eventi più brutti e vergognosi della storia del mondo, dove hanno perso la loro preziosa vita moltissime anime innocenti, da ricordarle nella Giornata della Memoria a loro dedicata.
L’arte è messaggera e sostiene anche cause importanti. Ci sono dei temi così delicati di cui è difficile ancora oggi parlarne, il solo pensare ci porta ad uno stato di rabbia e malessere allo stesso tempo e chi meglio dell’arte può esprimere le emozioni. Molti artisti si sono imbattuti con la loro arte in questo tema molto importante per sposarne una causa di libertà di pensiero come lo è appunto l’arte, libera di esprimersi attraverso le immagini, le emozioni, i sentimenti.
Per questa Giornata della Memoria, tra i tanti esponenti dell’arte, oggi citiamo Boltanski e la sua arte realistica e di forte impatto.
Boltanski e l’arte dedicata alla Shoah
Boltanski e le sue innumerevoli opere, hanno fatto parlare di sè. Si è sempre considerato un pittore, ma le sua vera dote è l’arte di esprimersi attraverso le sue “forti” installazioni artistiche. Boltanski si è sempre dedicato e focalizzato sul tema dell’abbandono, della morte, della della perdita e della memoria e, prima di soffermarsi a parlare attraverso le sue installazioni della Shoah, ha potuto viaggiare dentro di sè per la sua profonda ricerca introspettiva, una scoperta di sè e della sua storia. Successivamente si è voluto dedicare ai memoriali di tutte le persone anonime e scomparse. Ciò che non ha mai abbandonato la sua mente è l’orrore della Shoah.
“Da una certa età in poi attraversiamo un campo di mine terrestri amico e noi esplodiamo il giorno dopo”- Boltanski
L’ installazione artistica di Boltanski
“La gente si riferisce indifferentemente a un campo umanitario o senza documenti, alla Shoah o a Hiroshima. Per me è la paura che domina, ma possiamo anche vedere le cose in modo gioioso al contrario”.- Boltanski
All’Hangar Bicocca a Milano nel 2010, l’ artista ripropose questo progetto presentato già a Parigi.
Immaginate di entrare in una grande sala raggelata, gelida, fredda ed essere subito colpiti da una montagna di immondizia di vestiti, messi uno sopra l’altro distrattamente senza attenzione, buttati al centro della sala e un braccio meccanico considerato il dio meccanico che decide la sorte, ad intervalli di pochi minuti raccoglie senza animo questi vestiti e li butta via sopra la montagna alta 23 metri. Guardandovi intorno si apre uno scenario tetro, cupo, pauroso che ricorda un vero e proprio campo di battaglia, ma battaglia non è.
C’è un muro, che quasi ricorda il muro di Berlino, diviso in tanti quadrati numerati, un muro che diventa un archivio non di nomi ma di numeri, ed ancora campi distaccati l’uno dagli altri delineati rettangolarmente da altri vestiti buttati per terra senza ritegno e cura, il tutto contornato da pali di ferro e luci al neon, in un’ atmosfera agghiacciante, fredda, vuota dove riecheggia il suono incessante di un battito cardiaco, emozioni dell’animo umano.
L’artista ospitato in più posti, ha creato un’ installazione artistica di un vero e proprio campo di sterminio facendo ascoltare il suono del battito del cuore colmo di terrore. L’ha intitolata “Personnes” ed è una delle installazioni che al meglio ricorda l’orrore della Shoah. Ma cosa significa realmente?
Boltanski in “Personnes”, il significato simbolico dell’installazione
Personnes. Partiamo dal titolo. Ovviamente il titolo è di facile comprensione a tutti, ma c’è un mistero nascosto nella parola. Personnes è una parola bisenso.
Significa persone, umani e non robot, persone con dignità persa in quell’orribile campo, trattati come corpi senza anima, trattati come oggetti, come numeri, come giocattoli.
Il titolo Personnes sottolinea il loro essere, quello di essere persone, umani con dei sentimenti e dignità, ma l’artista ha scelto questa parola francese proprio per il suo doppio significato.
Nella lingua francese Personne significa “persone” ma anche “nessuno”. Un gioco di significati all’interno del titolo. “Persone” trattate come se fossero “nessuno”. Un tema molto difficile da trattrare, ma che Boltanski ha rappresentando in tutta la crudeltà della scena.
Nell’installazione non hanno preso parte persone fisiche, ma vestiti. I tanti vestiti accatastati a terra e che hanno formato la montagna, rappresentano il vuoto, l’annullamento della persona. Quel che resta, sono solo stralci di vestiti di uomini, donne e bambini che pur non parlando, raccontano in senso figurato una storia, la storia della loro vita, i sogni, le speranze e la storia della crudeltà dell’uomo.
Il braccio meccanico rappresenta un dio impersonificato, che ha preso le decisioni per l’intera umanità giocando con le persone come pedine di scacchi.
L’appellativo dio è ovviamente un eufemismo per sottolineare il capo, colui che ha rivoltato la storia non in maniera positiva ma con un accezione negativa, un regresso della mentalità umana e sottolinea l’ annullamento stesso dei soldati, mossi anche loro come pedine dal dio meccanico, annullati e privati della volontaria capacità libera di pensiero, nel seguire un’ideologia sbagliata dell’olocausto.
“E’ come una metafora della mano di Dio, questa è stata scelta perchè abbiamo il movimento costante dell’artiglio meccanico che continua a prendere e far cadere vestiti, in realtà potresti essere investito in cinque minuti e Dio sceglie chi prende per mantenere la morte e la memoria”- Boltanski
“L’arte consiste nel porre delle domande, nel donare delle emozioni, senza avere delle risposte” -Boltanski