San Giuseppe con il Bambino- Cappellone di San Cataldo, Taranto
La paternità nell’arte
Nel culto come anche nell’arte sacra si è sempre dato più importanza alla figura materna che a quella paterna, tantoché la rappresentazione della paternità nell’arte è davvero rara ed insolita. Nonostante ciò l’iconografia pittorica e scultorea, evolvendosi nel tempo, ha prestato attenzione anche alla figura paterna facendo nascere opere che esaltassero la paternità nell’arte.
Trovarsi vis-a-vis con delle opere pittoriche o scultoree che raffigurano una scena a noi quasi estranea di un San Giuseppe con in braccio il Bambino, significa scontrarsi con una realtà sconcertante ed iconograficamente non abituale di figurazioni artistiche uniche ed infrequenti che rappresentano la paternità nell’arte.
Ma quando gli artisti hanno iniziato a rappresentare il rapporto tra padre-figlio?
L’evoluzione concettuale ed artistica di San Giuseppe simbolo di paternità
É la figura materna ad essere centrale e quasi esclusiva sia nell’arte che nella cultura. La figura del padre, dapprima sottovalutata, inizia a subentrare solo quando si supererà nel tempo la concezione dell’affetto primario ed indissolubile tra madre e figlio.
“La paternità è diversa dalla maternità, che comincia subito, al primo palpito, nelle viscere. Per un padre, il figlio deve crescergli davanti agli occhi, nel corpo e nell’intelligenza (…) Quello che la madre dà col sangue, col suo latte, con la sua indulgenza, preoccupata di tenere il figlio vicino a sé, di trattenerlo anche suo malgrado, un padre lo dà nella vita, ma cogli anni, nel carattere, nell’aiuto, anche se lontano”. -Valentino Bompiani (1950)
Nell’iconografia della Sacra Famiglia, soprattutto nella Natività, spesso la figura di San Giuseppe appare isolata, distante, quasi estranea alla scena, un perno della famiglia che veglia su di loro ma lascia però spazio alla creazione divina inspiegabile e al legame tra madre e bambino tipico del parto.
Lo vediamo, ad esempio, nelle opere di Giotto o di Botticelli e di tanti altri artisti dove San Giuseppe quasi tristemente non prende parte alla scena. Ma quando si ha una chiara e definita evoluzione del concetto di paternità?
Uno degli artisti che al meglio ha rappresentato la paternità nell’arte è Guido Reni, ma in verità, ancor prima di lui, è nel prezioso Libro d’Ore francese che appare per la prima volta il simbolo della paternità con San Giuseppe che regge teneramente il Bambino tra le sue braccia. É una figurazione che ci potrebbe stupire e lasciare perplessi proprio per la tenerezza che viene rappresentata da questa intesa di sguardi per la prima volta tra il padre e il Bambino, di una illustrazione risalente al XV secolo.
Questo gesto così intimo apparirà in seguito anche nelle opere di Paris Bardon e Bartolomé Esteban Mudrillo, quest’ultima non raffigura la Natività ma la vita quotidiana di un padre ed un bambino, in questo caso riferendosi alla Sacra Famiglia.
Ma in realtà come ben sappiamo, molte raffigurazioni dell’arte sacra cristiana sono rivisitazioni greche. Una divinità greca in particolare ha, forse, influenzato gli artisti proprio perchè per la prima volta si iniziò ad affrontare il rapporto tra uomo e bambino.
Guido Reni e il Sileno. Similitudini con San Giuseppe.
Una divinità greca che ha sicuramente ispirato l’arte cristiana è da ricondurre all’ Hermes con Dionisio di Prassitele, che ha ispirato Lisippo nella sua rappresentazione scultorea del Sileno con Dionisio (o Bacco per i romani). Nella mitologia greca ci viene mostrato per la prima volta il rapporto genitoriale tra un padre e un bambino. Sileno, spirito della danza e dell’ubriacatezza, si trovò a dover accudire Dionisio, nato dall’unione di Zeus e Semele, una mortale.
Il rapporto che si creerà tra i due, farà provare a Sileno un sentimento paterno. Tra l’altro è presente anche un’analogia con la figura di San Giuseppe. Entrambi sono padri, ma entrambi sono padri adottivi ai quali è stato affidato, rispettivamente dal dio greco e dal Dio cristiano, la cura del pargolo.
Molti artisti trarranno ispirazione dalla mitologia greca, trasformando idealmente in chiave pittorica e scultorea quell’affetto tra uomo-bambino del dio greco nell’amore paterno della religione cristiana di San Giuseppe. Si inizierà a considerare molto più la figura del santo e della sua paternità anche nell’arte, ricordiamo, infatti ,artisti come Gian Battista Tiepolo, Gian Domenico Tiepolo, il Guercino e Gherardo delle Notti.
Ma in particolare è nel Seicento con Guido Reni che venne proposta l’iconografia sulla paternità nell’arte. Guido Reni è uno degli artisti che produsse più opere pittoriche rappresentanti San Giuseppe con in braccio il Bambino sottolineando l’affetto tra padre e figlio che si nota nell’accuratezza del disegno pittorico che mostra l’interazione di sguardi e la protezione di San Giuseppe nei confronti di suo figlio Gesù che viene accudito tra le sue braccia.
In tutte queste rappresentazioni pittoriche viene data importanza soltanto alla paternità che occupa tutta la scena, la figura della Vergine Maria non appare.
Andando, quindi verso il Novecento, si nota come la presenza e l’importanza che viene data alla figura maschile genitoriale acquista sempre più valore in ambito culturale, e come, quindi, la società, l’ideologia, i fenomeni di globalizzazione e di multietnicità, tutte queste trasformazioni culturali abbiano influito su questo aspetto, riversando tutto ciò anche nell’arte. La parità di genere ha introdotto anche la ripartizione della potestà genitoriale, gli uomini e le donne si sono ritrovati a dividersi compiti, responsabilità e quindi anche ad accudire in maniera pari i propri figli. Molto particolare è la paternità rappresentata da Picasso.
Ma senza discostarci dalla rappresentazione sacra, tipico degli artisti contemporanei, da ricordare è anche una bellissima interpretazione di Johann Carl Loth intitolato Dialogo tra San Giuseppe ed il Padre Eterno o anche “Sacra Famiglia: La Vergine e San Giuseppe che presentano Gesù al Padre Eterno”.
In questo dipinto avviene un dialogo silenzioso tra i due padri, un dialogo fatto di intese, il Padre biologico affida il Figlio alle cure e alla responsabilità del padre terreno adottivo, San Giuseppe accetta questo compito non per volontà divina ma per volontà d’animo, per l’amore che prova verso Colui che accoglierà come suo vero Figlio.