Gianluigi Colalucci è stato un grande restauratore italiano, ma soprattutto un uomo coraggioso, determinato, dedito al suo lavoro fino alla fine. Si è spento il 29 marzo nella sua abitazione di Roma.
Gianluigi Colalucci: la sua vita per Michelangelo
Noto principalmente per aver eseguito i lavori di restauro della Cappella Sistina. Aveva iniziato la sua carriera nel laboratorio della Galleria nazionale di Sicilia, per poi trasferirsi a Creta e ancora a Padova. Nel 1979 ottenne la nomina di restauratore capo del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani. Nel 1980 ricevette, invece, l’incarico di restaurare gli affreschi della Cappella Sistina.
Nato nel ‘29 a Roma da una famiglia di avvocati, si diplomò all’Istituto Centrale per il Restauro, dove ebbe modo di studiare sotto la guida di Cesare Brandi. Il restauro è stato un vero e proprio colpo di fulmine, un amore a prima vista. Una sorta di folgorazione avvenuta da bambino, proprio durante una visita ai Musei Vaticani. Da quello sguardo colmo di amore ne è nata una professione. Una vocazione durata tutta la vita.
Quello che avevo capito allora era che la cosa che mi piaceva di più era essere a contatto con l’opera d’arte – così diceva Colalucci.
Come restauratore si occupò degli artisti dal XV al XVII secolo: Mantegna, Tiziano, Dosso Dossi, Raffaello, Caravaggio e Guido Reni. Porta la sua firma anche il restauro degli affreschi di Giotto alla Cappella degli Scrovegni di Padova. Fu insignito nel 1995 del titolo di dottore honoris causa dall’Università Politecnica di Valencia.
Gianluigi Colalucci: il restauro del secolo
Se dai più il suo lavoro è stato considerato il restauro del secolo, per altri questo intervento non è stato visto esattamente allo stesso modo. Colalucci si trovò, infatti, al centro di numerose diatribe e il suo apporto agli affreschi della Cappella Sistina non fu esente da critiche e polemiche a tal punto che fu accusato di aver deturpato il grande capolavoro di Michelangelo.
Ciò che aveva fatto in realtà Colalucci era riportare in auge quelle che erano le cromie originali del grande maestro. Tanti lo accusavano di aver esagerato nella pulitura degli affreschi e di aver stravolto e reso troppo brillanti i colori di Michelangelo. La percezione che oggi il pubblico ha dei colori di Michelangelo è quella che deriva dal lavoro di Colalucci ed è una percezione esaltante – così ricorda l’episodio Claudio Strinati.
Gli affreschi di Michelangelo, infatti, al momento del restauro si presentavano appannati e ingialliti, principalmente a causa di uno strato di fuliggine dovuto alle candele accese nella cappella. Il lungo lavoro di rifacimento ha reso possibile riattaccare quelle parti di pigmento distaccate e il lavaggio con solventi e acqua distillata ha fatto riemergere la luminosità dei colori del cielo.
Passare un fazzoletto inumidito di saliva sui colori di Michelangelo: vidi che si squagliava qualcosa di marroncino e veniva fuori un bellissimo ocra, fu un’emozione incredibile – le parole di Colalucci a proposito dei lavori. Ed eccolo lì, in tutta sua possanza, Eleazar, presentarsi davanti ai suoi occhi, al di sotto di una pelle scurissima, bruna, compatta, opaca.
Colalucci ha dedicato a Michelangelo la sua intera vita. Ha vissuto la Cappella Sistina come fosse una seconda casa, assorbendone odori e colori. Lo rattristava, infatti, l’idea di dover lasciare quel luogo, un giorno. La pittura di Michelangelo è così, non è verista ma è l’essenza stessa dell’uomo.
Gianluigi Colalucci è una figura chiave che ci ha lasciato, ma che rimane dentro di noi non solo umanamente e affettivamente, ma anche professionalmente. Una figura ancora oggi di riferimento per chi voglia operare nel campo della conservazione, della tutela e del restauro. Quel restauro della Cappella Sistina ha fatto scuola – conclude il direttore dei Musei Vaticani.