Il 7 Aprile del 1883 nacque a Cortona Gino Severini, pittore e critico d’arte italiano.
Da adolescente si trasferì in una eclettica Roma, dove ebbe la possibilità di conoscere uno dei grandi protagonisti dell’avanguardia italiana: il pittore Giacomo Balla.
A questo sodalizio, si unì ben presto Umberto Boccioni e sarà lo stesso Balla ad avviare i due alla pittura divisionista.
Gino Severini: gli esordi
Siamo all’inizio del ‘900, precisamente nel 1906 quando uno speranzoso Severini, decide di stabilirsi a Parigi.
Nell’inebriante fervore parigino incontra molti esponenti delle avanguardie artistiche ed è particolarmente vicino al puntinismo di Seraut.
È stato Seurat a stabilire per primo e con maggior successo un equilibrio tra soggetto, composizione e tecnica. Il mondo moderno che Seurat voleva dipingere. Ho capito la sua importanza non appena sono arrivato a Parigi [1906]. Ho scelto Seurat come mio maestro una volta per tutte.
Nelle opere il Venditore di cialde in Avenue Trudaine (1908) e Primavera a Montmatre (1909), Severini risente ancora degli insegnamenti di Giacomo Balla: è particolarmente evidente un divisionismo non del tutto legato alla visione francese di Seurat, ancora attento alla costruzione prospettica dei piani.
Gino Severini e le Avanguardie: il Futurismo
L’Italia dei primi del Novecento è un Paese in profonda trasformazione.
Il Futurismo nasce, appunto, in un momento di forte cambiamento, dove le guerre, la trasformazioni sociali e le nuove scoperte tecnologiche furono tutti fattori in grado di alterare completamente la percezione delle cose.
Questo cambiamento si avvertì anche nel campo dell’arte.
Per Severini si concretizzò nel 1910 quando con Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Carlo Carrà aderirono e firmarono al Manifesto dei pittori futuristi.
Severini che allora era ancora in Francia fece da anello di congiunzione tra l’ambiente parigino e il gruppo futurista italiano.
Severini è riconosciuto come una figura centrale del futurismo italiano sebbene alla velocità e alle macchine – temi prediletti dell’avanguardia – egli preferiva l’armonia della danza.
Gran parte della sua produzione artistica, infatti, è basata su questo tema. Considerava le movenze di una ballerina uno specchio del movimento universale.
Il movimento ritmico circolare di una danzatrice, le cui pieghe del vestito sono tenute fuori per mezzo di un cerchio. Queste pieghe conservano la loro forma esterna, modificata in modo uniforme attraverso il movimento rotatorio. Per meglio trasmettere la nozione di rilievo, ho cercato di modellare le parti essenziali in modo quasi scultoreo.
In La danza del Pan Pan al Monico (1911-12), si consacra come rappresentante del Futurismo in Francia.
La tela ritrae un frequentatissimo cafè parigino, dove un folto gruppo di ballerine si esibisce a ritmo di musica.
Nell’opera emerge una visione caleidoscopica, dove spazio e tempo, presente e passato si fondono in un tripudio di luci e colori.
Gino Severini: il cubismo
Il 1916 è un anno fondamentale per Gino Severini perché è l’anno in cui l’artista supera l’esperienza dell’avanguardia futurista e si avvicina al cubismo grazie alla conoscenza con Braque e Picasso.
Accantona, inoltre, il tema della danza per dedicarsi alle nature morte.
Il metodo dei cubisti per afferrare un oggetto era quello di girargli intorno, bisognava entrarci dentro. Secondo me i due punti di vista si possono conciliare in una cognizione poetica del mondo. Ma per il fatto stesso che facevano appello alle profondità creative del pittore risvegliando in lui forze nascoste vitalizzanti, le teorie futuriste hanno fatto più dei principi cubisti per aprire orizzonti inesplorati.
Gino Severini, un continuo cambiamento artistico
Negli anni dal 1924 al 1934, Severini, in seguito a crisi religiosa, si dedicò quasi esclusivamente all’arte sacra sotto forma di grandi affreschi e mosaici.
Sul finire degli anni ’40, si assistette ancora una volta ad un rivoluzionario cambiamento stilistico di Severini.
I suoi nuovi lavori nascono dalla fusione della luce e dalla divisione dei colori che rimandano al suo modello di Seurat.
Il 1950 è l’anno in cui la critica consacra il talento di Severini. Riceve il Gran Premio della Biennale di Venezia e viene ampiamente apprezzata la sua costante ricerca di stimoli nuovi.
Nell’ultimo periodo della sua vita Severini segue un percorso che lo riporta indietro alle sue radici, con opere di stampo futurista e pointilliste.
Si spense nella sua casa parigina nel febbraio del 1966.