Bellini, cognome italiano che spaziando nei secoli è stato portato da persone divenute famose nelle arti.
Ci vogliamo occupare oggi di una strana storia che lega l’arte, Venezia, una grande scoperta e la movida sotto un unico nome: Bellini.
Un piccolo mistero ancora rimasto insoluto, probabilmente ritenuto di non rilevante importanza ma per me, tutto sommato, non è poi così marginale approfondire l’argomento che probabilmente darà vita a spunti interessanti al profumo di pesca.
Cosa c’entra un cocktail, in campo internazionale considerato senza rivali il migliore tra quelli italiani, e uno dei più celebri artisti del Rinascimento ?
Il nome, si potrebbe rispondere di getto e certamente è così ma un piccolo approfondimento ti porterà a scoprire che forse l’evidenza più lampante può nascondere qualche piccolo mistero che diventa grande se in effetti diventa molto complicato tentare di svelarlo.
Siamo nella Venezia del 1948 e forse per noia o voglia di rinascita, sentimento molto forte nel dopoguerra, all’ Harry’s Bar di Venezia, un brillante capo barman, Giuseppe Cipriani, inventò un drink a cui diede il nome Bellini in omaggio al pittore veneziano del ‘400 Giovanni Bellini detto il Giambellino.
E qui sarebbe il caso proprio di riavvolgere il nastro come se stessimo guardando una pellicola perché drink, pittore del ‘400 e successo mondiale sono tre termini che sembrano divergere ma nel nostro caso conducono tutti in una sola direzione, quella del Bellini.
Bellini drink e Bellini artista cos’hanno in comune? Un piccolo mistero ancora insoluto
Benché come detto non sia un mistero di chissà quale importanza, vale la pena approfondirne le dinamiche perché, non so tu ma io sorseggiando un Bellini al tramonto guardando la laguna di Venezia lo vorrei proprio sapere il segreto del suo nome.
In effetti, ricercando materiale in tal senso mi sono imbattuta essenzialmente in due teorie se così le vogliamo chiamare.
La prima forse più romantica e coinvolgente, trovata a dire il vero in molti articoli sull’argomento, fa risalire la scelta del nome ai tramonti veneziani riferendosi ai ventaglio dei rossi che solo un calar del sole in laguna può mettere magnificamente insieme, dipinti dal Giambellino.
Però da subito quest’idea, per altro molto riprodotta, non ha trovato riscontro nei dipinti di Giovanni Bellini che nel suo stile quattrocentesco, ha concentrato la sua produzione nell’iconografia classica.
E allora? Indagando un maniera più approfondita e anche in questo caso le voci non sono poche, sono arrivata alla conclusione, certamente più verosimile che il colore rosa sprigionato dal connubio degli ingredienti usati per il bellini, hanno ricordato al suo inventore, veneziano doc, il manto della tunica di un Santo dipinto dal Giambellino.
Questa ipotesi sembra certamente più credibile e storicamente più vicina alla realtà.
Resta il mistero però su quale quadro, pala o affresco del Giambellino abbia ispirato nei suoi colori il creatore del famoso cocktail.
Certamente si può vivere senza saperlo ma vuoi mettere, sorseggiare un Bellini con la consapevolezza di veder concentrato in un flûte appannato arte, storia, cultura e mistero?