La prima si chiamava Origine, ed era una cacciatrice d’eredità.
Di lei non sappiamo purtroppo molto, se non che fece girare la testa a Marseo, un giovane di ricca famiglia, al quale dilapidò l’intero patrimonio.
La seconda si chiamava Arbuscola, un’attrice che conobbe persino Cicerone.
Ella aveva una schiera d’ammiratori, soprattutto nella classe equestre.
La più famosa, tuttavia, fu Citeride.
Donna sensuale, bellissima, di grande fascino.
Prese il nome d’arte di Citeride che richiamava la famosa isola di Citera, luogo di nascita di Venere.
Citeride fu l’amante di Bruto (55 – 50 a.C.), Marco Antonio (49 a.C.), e del poeta Cornelio Gallo (43 a.C.).
Come fece questa donna a conoscerli?
Citeride era un’attrice e una schiava, probabilmente della scuola di recitazione di Publio Volumnio Eutrapelo.
Questo impresario era riuscito ad intessere una fitta rete di relazioni con uomini dell’alta società romana, offrendo loro non solo spettacoli nelle loro abitazioni private, ma anche le stesse attrici.
Le mimae, infatti, avevano sempre avuto il ruolo ambiguo di attrici e prostitute.
Per poterla meglio inserire nella società, tuttavia Volumnio affranca Citeride. L’attrice continuò a praestare operam per il suo ex padrone.
Cicerone ci racconta della relazione della donna con Marco Antonio: una relazione che destò molto scandalo, e di cui l’autore latino volle approfittarsi per screditare il suo avversario politico.
La donna è oggetto delle animate critiche di Cicerone nelle Filippiche, orazioni pronunciate contro Marco Antonio; amante del triumviro veniva infatti da lui mantenuta, lo seguiva nei suoi viaggi e, presentata in pubblico come una moglie (nonostante questi fosse sposato) , le venivano tributati onori degni di una matrona rispettabile; precedeva nei cortei la madre dell’uomo,
era trasportata in lettiga e addirittura scortata dai littori (funzionari pubblici).
Nel 46 a.C., probabilmente su pressione di Cesare, Marco Antonio interruppe i rapporti con la donna.
Nel 43 a.C., Citeride iniziò una nuova relazione col poeta Cornelio Gallo, il quale tre anni dopo le dedicò una raccolta d’elegie, Amores, nella quale la canterà con l’altro nome per il quale è famosa, Licoride.
Gallo era perdutamente innamorato dell’attrice, tanto da trasformarla nella sua musa ispiratrice appassionata e crudele.
Purtroppo per lui, il sentimento non era ugualmente ricambiato, e l’artista ne uscì devastato.
Persino Virgilio parlò del dolore del suo amico, scrivendo che Licoride si trovava
“tra i ghiacci del Reno e le armi di Marte”.
Infatti, Citeride finì tra le braccia di un ufficiale delle legioni stanziate lungo il limes del Reno (forse Quinto Furio Caleno).
Chi era Citeride, donna famosa?
Non sappiamo nulla della provenienza della giovane, e neanche della sua formazione.
Notata dal suo padrone, presumibilmente per la sua straordinaria bellezza, qualità all’origine del nome “Citeride” ( Citerea era uno degli appellativi di Afrodite, dea dell’amore) che verrà ricordata da molti autori classici tra i quali Marziale e Ovidio, sin da giovanissima era stata probabilmente sottratta alle attività servili per essere addestrata alla danza e alla musica.
Crescendo divenne maestra nell’arte della seduzione conquistando insieme alla fama la libertà, ma conservò un debito di riconoscenza nei confronti del suo vecchio padrone ,Publio Volumnio Eutrapelo, del quale aveva preso il nome gentilizio.
Intratteneva i suoi ospiti con fascino e capacità artistiche. Grazie alle sue doti si affermò non come semplice meretrice, ma come una cortigiana particolarmente richiesta che ben presto cominciò a concedere i suoi favori solo a uomini di particolare importanza.
A rendere la figura di Citeride ancora più interessante contribuisce l’assoluta mancanza di notizie sul suo conto dopo l’ ultimo amante, un anonimo generale dell’esercito con il quale le fonti dicono partì per le zone più remote dell’impero o forse addirittura oltre il confine.