Magic Mountains, ovvero la magia e il mistero legato ai Monti Sibillini. Quando la natura incontra il mito, la bellezza di certi luoghi emana profonde energie in grado di creare storie e leggende destinate a rimanere nella storia e ad alimentare la gioia del racconto. A partire dagli antichi racconti intorno al focolare, per giungere alla nostra epoca che attraverso le nuove tecnologie alimenta lo storytelling, per prolungare e diffondere quel concetto eterno ed immortale di bellezza.
Magic Mountains è dunque un progetto non-profit realizzato su una multipiattaforma che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio naturalistico del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Dopo il successo di Sibillini experience e della docu-serie Sibillini Stories che è stata trasmessa in streaming sul sito www.magicmountains.it , l’associazione approda al Maxxi di Roma con un’interessante e coinvolgente Mostra Immersiva al Corner Maxxi-Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, dal 28 al 31 ottobre dalle 11 alle 21.
Magic Mountains beneficia del supporto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR 2014-2020 Regione Umbria e si avvale del patrocinio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il supporto di: Poste Italiane, Garmont®, Nerea, Loacker, BeOne.
L’ingresso è gratuito e contingentato, con prenotazione obbligatoria su DICE.FM (LINK) e obbligo di Green Pass.
Magic Mountains: il percorso e i contenuti dell’esperienza immersiva
Il percorso si snoda attraverso installazioni audiovisive, mostra fotografica collettiva, digital storytelling interattivo. Tra i video proiettati possiamo osservare le bellissime foto del Contest fotografico “Il fascino magico dei Sibillini” che raccoglie una selezione di scatti della Call #MAGICMOUNTAINS.
Magic Mountains: maghi e cavalieri alla ricerca della Grotta della Sibilla
In un altro video, tre narratori ripercorrono le tappe del mito dei Monti Sibillini. Il luogo è stato abitato da secoli da una comunità agropastorale che tutte le sere intorno al fuoco raccontava storie. Questo patrimonio di tradizioni è stato quindi oggetto di studio di antropologi, proprio per il patrimonio di racconti e leggende che attinge al mondo del fantastico. La grotta della Sibilla ha inoltre animato i sogni e le gesta dei cavalieri che esploravano questi luoghi in una perenne ricerca.
E’ già gran tempo che Guerin Meschino
passò di qua alla grotta di Sibilla,
in cerca di sapere ‘l suo destino:
la grotta goccia sempre stilla a stilla:
essa pe’ fallo sta nun je lo dice,
e notte e giorno piange l’infelice!
(Tradizione popolare marchigiana)
Questi passi sono ispirati al Guerin Meschino, il primo romanzo cavalleresco della letteratura italiana, diffuso prima dal cantastorie Andrea da Barberino e poi dalla poetessa cortigiana Tullia D’Aragona che nel 500 fu autrice del poema, ispirata ad un’edizione spagnola del Guerrino diffusa nel 1560. Guerin Meschino viaggia lungo gli Appennini e si reca nel regno della Regina Sibilla all’interno di una Misteriosa Grotta.
Un’altra opera letteraria che fa parte del patrimonio culturale dei Monti Sibillini è Il Paradiso della Regina Sibilla di Antoine De La Sale.
E’l spatio che fra le stelle vidi
fra il confalone e’l pozzo, e’l foco sacro,
è gran segreto: voglio che tu credi.
Lì son le carattere segnate.
Le lor vertude qui non ti disacro
qual son da la Sibilla sogiellate.
Cecco d’Ascoli, L’Acerba
Cecco d’Ascoli, professore all’Università di Bologna e autore di testi di astrologia, era conosciuto come “mago dei Sibillini”, o “Negromante di Norcia”. Sembra che egli salì sui Monti Sibillini, raggiunse il Lago di Pilato e qui vi consacrò una copia del suo Libro del Comando. Purtroppo venne arso al rogo di Firenze con l’accusa di eresia.
Nel Faust di Goethe è presente un riferimento a Cecco d’Ascoli:
Il negromante di Norcia, il Sabino, è tuo fedele e degno servitore.
Flavio Biondo che ricoprì cariche di segretario apostolico di vari papi, tra cui Eugenio IV, Nicolò V, Pio II, descrisse in modo accurato la Grotta della Sibilla appenninica nel capitolo Picenum in Italiae Illustratae, scritto tra il 1448 e il 1458 e pubblicato nel 1474. Il testo fu preso come modello di riferimento da Leandro Alberti, un umanista del ‘500 che scrisse Descrittione di tutta Italia.
Giacomo Leopardi nel 1829 dedica delle strofe de Le ricordanze, ai monti Sibillini:
E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava,
arcani mondi, arcana Felicità fingendo al viver mio!
Tra il 1897 e il 1898 periodo di grandi ricerche, scavi e viaggi di impronta positivistica, Pio Rajna, valtellinese, ritenuto fondatore della filologia romanza in Italia, membro dell’Accademia dei Lincei e di quella della Crusca, nell’estate di quegli anni fece un’impresa alpinistica e un dettagliato resoconto per l’amico Gastone Paris, che aveva paura delle ascensioni.
Rajna fu dunque considerato il primo vero esploratore della grotta della Sibilla, in quanto raccolse degli elementi che permisero di ipotizzare l’esistenza di un santuario di età preistorica. Egli fece questa ricerca anche per dare un’impronta concreta ai suoi studi sulla letteratura cavalleresca e per trovare quei riferimenti presenti nel Guerin Meschino.
Tullio Pascucci detto “Colsalvatico”, poeta e partigiano nel 1946 cominciò una serie di scavi, in quanto era anch’egli fortemente appassionato del mito dei sibillini. Saliva in grotta anche in groppa ad un asino carico di attrezzi e viveri. Nei suoi scritti trasudava pura passione:
“…la maga Sibilla è una realtà quotidiana; il Guerin Meschino è il primo personaggio che incontri o il primo che senti nominare; la fonte a cui ti disse ti porta il suo nome, le strade ove cammini furono tracciate dagli agili piedi delle fate, vibranti ancora della danza con i pastori, prima che all’alba venissero cambiate in biforcute unghie di capra.”
Lo spirito della terra marchigiana, 1951
Anita Schwarzkopf, studiosa di formazione mitteleuropea, fu allieva di Pio Rajna all’Università di Firenze. Di questa studiosa, che durante il suo esilio in Brasile, a causa delle leggi razziali del 1938, approfondì anche le culture medio-orientali, amerindie e africane, restano i volumi Poesia e magia (1962) in cui compara i miti di culture diverse, tra cui le leggende e le tradizioni legate alla Sibilla di Norcia, quest’ultima approfondita poi nel 1983 nel volume La tradizione della Sibilla di Norcia e la profondità dei tempi. Ipotesi di un culto megalitico.
Ella trova infatti una somiglianza tra il culto legato a Venere di Pafo a Cipro e quello della Sibilla appenninica. Anche Tullio Seppilli, docente di antropologia culturale e marito di Anita, evidenziò la relazione tra la Sibilla di Norcia e le tradizioni legate alle altre “Sibille”.
Le sibille non sono estinte, e in ogni angolo del Pianeta rappresentano una cultura alternativa, una proposta di liberazione dai vecchi incubi e dai vecchi schemi.
Joyce Lussu, Racconti sibillini, 2020
Joyce Lussu, partigiana, attivista politica, poetessa, insegnante, sosteneva che la Sibilla appenninica avesse il compito della trasmissione del sapere, legato all’agricoltura, all’allevamento, all’alimentazione e all’artigianato. Essa inoltre diventa promotrice della memoria e di una cultura della pace.
Angelo Mezzanotte, fotografo e poeta, visse in totale simbiosi con i monti sibillini:
Volgendomi di nuovo allo scenario delle più che ventennali escursioni, con un atteggiamento maggiormente consono al pellegrino che al normale escurasionista, assieme ad un personale mutamento, ho assistito ad un progressivo espandersi dell’orizzonte percettivo. […] Oltre alla chiara indicazione di volgere gli occhi verso l’alto, vorrei sottolineare l’eterna universalità, o meglio, cosmicità, con cui la montagna si propone ai nostri sguardi nelle sue più mutevoli e molteplici forme, tentando di annullare, almeno idealmente, i confini definiti per convenienza dagli umani.
Angelo Mezzanotte, Solstizio d’estate, 2001
Magic Mountains, i percorsi dei Trekkers
Un’altra sezione è dedicata invece alla proiezione delle foto dei moderni trekkers, che continuano ad immergersi in questo patrimonio naturalistico immenso, che rischia di essere abbandonato in seguito al terremoto del 2016 e alla pandemia di Covid 19.
Magic Mountains, le fiabe con le illustrazioni di Francesca Greco
Un altro progetto di Magic Mountains è quello dei Sibillini Stories, una raccolta di fiabe del patrimonio fantastico locale, illustrate da Francesca Greco.
E’ presente una video installazione, lungo la quale scorrono le immagini di questo libro, disponibile nella mostra.
Fate e Mazzamurelli popolano questo mondo. Le prime sono le ancelle della Sibilla, si racconta che amassero danzare con i pastori, in particolar modo il “Saltarello”, e che avessero ali e al posto delle gambe, zampe di capra. Le treccioline delle criniere dei cavalli e gli avvistamenti di luci dopo il tramonto rappresentano, secondo la cultura e le tradizioni locali una concreta manifestazione della presenza della loro presenza.
I Mazzamurelli invece sono Folletti di montagna. Si percepisce la loro presenza ogni qualvolta che cade un oggetto o si sente bussare sui muri. Essi avevano la funzione di recapitare i messaggi agli umani: un pericolo, la presenza di un tesoro o un messaggio di un caro defunto.
Magic Mountains: Cosa cercate voi sul dorso dei giganti?
Ed ecco infine la vera e propria esperienza immersiva: dentro una stanza dalla pareti bianche, uno schermo proietta delle immagini di questi posti magici, accompagnate da una colonna sonora in quadrifonia realizzata dalla compositrice turca Ekin Fil.
Un’esperienza rigenerante e una finestra su un mondo nuovo da esplorare. Un invito per il fruitore della mostra ad esplorare le bellezze del nostro patrimonio naturalistico con le sue fiabe e leggende.
Se vuoi scoprire nuovi luoghi caratterizzati da miti e leggende, ti consiglio di visitare questa mostra. Ti aprirà una finestra su un mondo.