Storie di donne che raccontano la brutalità della Seconda Guerra Mondiale, volti di donne che son passate per il Campo di Fossoli nel 1944 e che hanno dovuto combattere per sé stesse e i propri familiari per riuscire a resistere alla disumanizzazione del secolo, “Frida e le altre. Storie di donne. Storie di guerra: Fossoli 1944”, è il titolo di una mostra inaugurata il 22 gennaio presso la Residenza universitaria San Filippo Neri (via Sant’Orsola 52, Modena), visitabile fino al 6 febbraio 2022.
Una mostra gratuita promossa da Centro documentazione donna, Fondazione Fossoli e Istituto Storico per la Giornata della memoria 2022, curata da Elisabetta Ruffini con progetto grafico di Dario Carta.
Fruibile tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, rispettando la normativa vigente riguardante la pandemia, (Super GreenPass e ffp2).
Frida e le altre. Storie di donne. Storie di guerra: Fossoli 1944.
Non c’è differenza tra uomini e donne, soprattutto durante quell’orribile pagina della storia umana, dove esseri umani sono stati privati della vita, della libertà e dignità, a causa di altri esseri umani usciti fuori di senno, questa mostra non vuole fare distinzioni ma vuole riportare le testimonianze di sette profili di donne che per prime hanno potuto rilasciare la loro testimonianza sulla deportazione.
Tra queste donne spicca il nome di Frida Misul, che con le altre ha in comune questo transito fatto a Fossoli nel 1944, prima di essere deportata nel campo di sterminio ad Auschwitz, fortunatamente salva poté raccontare la sua testimonianza.
Il Campo di Fossoli a Modena, dal 1944 fino al 1947, venne utilizzato come campo di concentramento principale o di passaggio prima della deportazione in Germania. Ad oggi, nonostante varie stratificazioni per cambio destinazione d’uso in seguito, sono ancora visibili i muri delle baracche. Di qui passarono 2844 ebrei di cui 2802 furono deportati in Germania.
Questo posto, privato della sua funzione di campo di concentramento con la fine della guerra, divenne dapprima prigionia per i fascisti e poi nel 1984 museo della deportazione gestito dal Comune, per poi nel 2001 esser lasciato alla Fondazione Fossoli.
La mostra di Frida e le altre mette in luce le difficoltà che queste donne hanno dovuto affrontare, l’Olocausto visto dai loro occhi. Frida Misul, in particolare, è stata una superstite dell’Olocausto e una delle prime a rilasciare testimonianze. Frida Misul, italiana di origini ebraiche, deportata al campo di transito di Fossoli dotata di forza e tenacia ha dovuto resistere alle brutalità e agli interrogatori violenti a cui è stata sottoposta per rivelare il nascondiglio della propria famiglia ebrea ed in particolare di suo cugino facente parte dei partigiani.
Nonostante questo, Frida non confessò mai e così fu deportata al campo di sterminio di Auschwitz destinata secondo loro a morte certa. Ma anche qui Frida trova la salvezza grazie alla sua forza d’animo. Stressata, con un corpo gracile, stremato, Frida canta, forse consapevole dell’ormai impossibilità di salvarsi, lei canta, il canto è l’unica cosa che le dà pace e gioia in quei momenti, ma la sua voce soave attirò le guardie che vollero che la domenica cantasse per le SS, questo la portò a vivere in condizioni più dignitose.
Si salvò, ovviamente, grazie alla Liberazione avvenuta il 9 maggio 1945. Quel giorno Frida si trovava al campo di concentramento di Theresienstadt.
La mostra Frida e le altre, non solo racconta la storia terribile della deportazione ,ma dà luce anche al lato sentimentale, le emozioni che si cercavano di non far trasparire. Viene anche riportato un passo dalle lettere di Julia Banfi ad esempio, come vediamo nella foto, una corrispondenza epistolare che scambia con il marito, morto in un campo di concentramento prima della Liberazione.
Julia non ha vissuto in prima persona l’odio nazista sul suo corpo, ma in terza persona essendo stata separata dal marito catturato, nonostante discendente di una famiglia di alta borghesia italiana, perché accusato di spionaggio e stampa clandestina, senza nessun processo.
“Lanzo. 17 settembre. “..la gioia di quando ti ho abbracciato nel campo di Fossoli e di quando ti ho rivisto lì la prima volta arrivata a Milano, di quando ti ho baciato e la trepidazione con cui ogni volta attendo di vederti tra i capannoni, la felicità di poterti seguire con lo sguardo..”
“Ci sono donne di cui si conosce poco, ma anche “famose” come Frida MIsul e la scrittrice Giuliana Tedeschi. O le tre sorelle Baroncini, politiche. Per arrivare a Julia Banfi e Maria Marchesi, moglie di Odoardo Focherini, che non hanno subito il lager, ma sono state pienamente consapevoli di quanto fatto dai loro cari e hanno sempre appoggiato le loro scelte. Julia Banfi, ad esempio, ha lavorato tutta la vita nello studio del marito (Bbpr), che si è occupato della costruzione del Museo Monumento al deportato..”.
Frida e le altre, una mostra che già dai primi giorni ha riscontrato molte approvazioni, tanto da esser stata definita “commovente ed essenziale”.
Maggiori info: Frida e le altre, la mostra a Modena dal 22 gennaio al 6 febbraio – Fondazione Fossoli