Vasi Apuli, per l’esattezza 21, che dovrebbero trovarsi in Italia, forse proprio in un museo del territorio che ne ha celato per centinaia di anni la presenza e che invece sono a Berlino.
Vicenda complessa quella che ha visto protagonisti 21 Vasi Apuli che, dopo una serie di peripezie, quanto legali l’andremo a capire in seguito.
Del IV secolo a.C. i 21 Vasi Apuli in questione, risultano tutt’ora esposti nelle stanze dedicate del Museo archeologico di Berlino.
Essi hanno la caratteristica di essere decorati da figure rosse su fondale nero.
I Vasi Apuli al centro della contesa tra Italia e Germania, sono d’età ellenistica e molto probabilmente erano parte integrante di un più articolato corredo funerario, come d’uso, impiegato per abbellire una tomba, di tipo a camera e di dimensioni piuttosto grandi, vista la quantità delle suppellettili, e scoperta nella zona nord della città di Taranto.
La mano dell’uomo però non fu clemente con questo interessante ritrovamento e come in molti altri siti sparsi sul suolo italiano, molti reperti furono trafugati ad opera degli ormai famosi tombaroli che tanto danno hanno fatto al patrimonio culturale italiano.
Il loro modus operandi non ha più nulla di misterioso o rimasto celato, essi colpivano al cuore la cultura del territorio attraverso scavi illeciti, spesso su commissione per poi disperdere il maltolto dietro lauta remunerazione.
Misterioso peregrinare dei Vasi Apuli da una parte all’altra d’Europa
Così è stato anche per i Vasi Apuli che inizialmente sono entrati nella disponibilità di Giacomo Medici in modo misterioso.
Noto commerciante d’arte, il tempo e le sentenze ora ci fanno più agevolmente scegliere il termine di trafficate per riferirsi a Lui, il quale fu il primo anello di una lunga catena che portò a più cessioni dei Vasi Apuli, fino ad arrivare a Berlino.
Sembra che il suo losco operato abbia trovato terreno fertile d’azione attraverso la svizzera, percorso che già nel 1995 i Carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale, individuarono, arrivando a sequestrare molto materiale artistico di dubbia provenienza.
Nel caso dei Vasi Apuli però in questo caso si è arrivati proprio a determinare giuridicamente la loro confisca che in termini spiccioli è decisamente diversa dal sequestro, segnale questo di come sia ormai acclarata la provenienza illecita e l’incauto acquisto.
La sentenza è dello scorso 11 ottobre, ma depositata solo in questi giorni, quando il Tribunale di Roma si è pronunciato arrivando a sentenziare la confisca dei 21 vasi, conclusione così motivata:
Sulla scorta di siffatti elementi cognitivi, estremamente labili, frammentari e scarsamente verosimili, il direttore del museo berlinese aveva ritenuto di non avvertire le competenti autorità italiane, facendo affidamento sulla implausibile ipotesi secondo la quale quei beni archeologici era stati introdotti nel territorio svizzero nel corso del XIX secolo e, dunque, precedentemente all’entrata in vigore delle norme emesse a tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico e, in particolare, della legge n.364 del 1909, che impone di allegare un documento che attesta la liceità dell’esportazione dei beni culturali
Si può dunque affermare con tranquilla certezza che i responsabili del museo archeologico di Berlino, non abbiano affatto prestato la dovuta diligenza nella verifica della liceità dell’esportazione e della provenienza dei vasi acquistati alla sua collezione, appagandosi delle spiegazioni inverosimili e prive di adeguati riscontri documentali
E sembrerebbe giustizia fatta, se non fosse che proprio qui sta il mistero, che per un volta non è di matrice esoterica.
Purtroppo ad essere stato condannato nel 2004 è stato solo il primo anello dei vari passaggi del cammino percorso dai Vasi Apuli; ne escono infatti indenni.
Wolf Dieter Heilmayer direttore del Museo Archeologico di Berlino all’epoca dei fatti, Jacques Chamay direttore del Museo Archeologico di Ginevra sempre di allora, e Fiorella Cottier Angeli, restauratrice, nella vendita al museo archeologico di Berlino dei 21 Vasi Apuli, così come una lunga schiera di intermediari, l’hanno misteriosamente è proprio il caso di dirlo, scampata.
Il reato a loro imputato, ognuno per la sua parte, è avvenuto prima del 1984, e pertanto si è estinto grazie alla prescrizione.
Il ministero della Giustizia italiano ha avviato una rogatoria internazionale, a cui però il corrispondente ministro tedesco non ha per ora fornito risposte.
Rimaniamo in attesa.