Festival del tempo trasloca nel Golfo del Tigullio e lo fa per una terza edizione che si preannuncia di caratura internazionale.
Sarà presente infatti l’artista Jaye Rhee, artista coreana di fama internazionale che presenterà l’opera Once Called Future.
L’ambita presenza di Jaye Rhee al Festival del Tempo è stata fortemente voluta e promossa dai curatori Roberta Melasecca e Edoardo Marcenaro, Ambasciatori Rebirth Project Terzo Paradiso Cittadellarte.
Un viaggio nel futuro del passato al Festival del Futuro dal 18 al 22 maggio, se possiamo così definirlo, poiché l’artista coreana, con rispettosa ironia, riporta alla luce il futuro che a metà del ventesimo secolo i pensatori e gli artisti pensavano di avere davanti a sé, rivelatesi poi nel tempo aspettative infondate soprattutto nelle forme.
Per il Festival del tempo, l’artista Jaye Rhee con la sua installazione, riesuma dal passato un’idea di futuro ormai superata nelle forme come nelle aspettative e la confronta, mettendola quasi faccia a faccia con l’ambiente circostante che di rimando in realtà è proprio quel futuro che il passato non ha saputo anticipare.
L’intero racconto dell’artista si svolge attraverso una video installazione in grado non solo di attrarre l’attenzione ma letteralmente di coinvolgere per intero il visitatore ignaro fino all’ultimo di trovarsi frontalmente davanti a uno Stargate all’incontrario.
L’artista Jaye Rhee ha interamente realizzato la sua opera in due piccole città in Texas, a Royse City e Corsicana.
Proprio in questi luoghi ha trovato, abbandonata a sé stessa una Futuro House e alcuni datati moduli d’addestramento della NASA.
Ci chiediamo cosa penserebbe la nostra Samantha Cristoforetti, partita proprio ieri per la missione Minerva, se vedesse tale installazione al Festival del tempo.
La Futuro House è una delle ottanta abitazioni, progettate dal finlandese Matti Suuronen nel lontano 1968 e che davvero per un breve periodo hanno rappresentato nell’immaginario collettivo un’anteprima di ciò che sarebbe accaduto e all’epoca della loro realizzazione destarono tanto scalpore e ammirazione e che torna in mostra dal passato al Festival del futuro.
Memoria e immaginazione insieme per raccontare, a seconda dei momenti, un po’ di passato ed un po’ di futuro.
Al Festival del tempo si guarda il futuro del passato
Jaye Rhee si muove nello spazio e nel tempo con cipiglio ironico ma anche toccante con lavori che annoverano in contemporanea video, fotografia e performance.
Nata a Seoul, in Corea del Sud, Rhee si è diplomata alla School of the Art Institute of Chicago (BFA, MFA). Da allora il suo lavoro è stato esposto in varie sedi internazionali, tra cui Albright Knox Art Gallery, Norton Museum of Art, Queens Museum, The Bronx Museum of the Arts, Mori Art Museum (Tokyo), Kobe Biennale 2007, The Seoul Museum of Modern Art, DOOSAN Art Center (Seoul), Gyeonggi Museum of Art (Corea del Sud), Leeum Samsung Museum (Seoul), Centro para os Assuntos da Arte e Arquitectura (Portogallo) e La Triennale di Milano (Milano). Rhee ha anche partecipato alle residenze d’artista del Norton Museum of Art a West Palm Beach 2020, Delfina Foundation a Londra 2019, Center for Art, Architecture and Affairs a Guimaraes, Portogallo 2014, Lower Manhattan Cultural Council a New York 2012, Skowhegan School of Painting e Sculpture in Main 2009, Palais de Tokyo Workshop Program a Parigi 2009, Changdong International Studio Program a Seoul 2008, Aljira Emerge Program presso Aljira Center for Contemporary Art nel New Jersey 2008, Artist in Market Place Program nel Bronx Museum nel 2005.
Tra i premi principali: Artist Fund 2018 della Byucksan Cultural Foundation, Songeun Art Award 2015, Yonkang (DOOSAN) Art Award 2011, Franklin Furnace Fund 2010, SeMA Young Artist Grant del Seoul Museum of Art 2010, Arts Council Korea Grant for Cultural Exchange 2010 e 2009, e KoreaAmerica Foundation for the Arts Award 2008. Nel 2010, Spector Press ha pubblicato la sua monografia, Imageless: questa retrospettiva della sua opera traccia l’evoluzione del suo lavoro in un decennio ed è accompagnata da saggi di Carol Becker, Raul Zamudio, Sara Reisman e Edwin Ramoran.
Prima della sua pubblicazione, il suo lavoro era già stato descritto nel saggio di Carol Becker “Intimate, Immediate, Spontaneous, Obvious: Educating the Unknowing Mind” in Buddha Mind in Contemporary Art (University of California Press).
È stato anche oggetto di recensioni in numerosi periodici, tra cui ARTnews, The New York Times, Palm Beach daily, Artslant, Artlyst, Art in Culture e Art Asia Pacific Magazine.Vive e lavora a New York. https://jrhee.com.
Dalla Corea passando per New York al Festival del futuro di Genova ed aspettano tutti te!