Ricorrono oggi 160 anni dalla nascita del compositore e pianista francese Claude Debussy, abbreviativo del nome completo Achille-Claude Debussy.
Nasceva infatti il 22 agosto 1862 a Saint-Germain-en-Lay, oggi graziosa cittadina di ormai quasi cinquantamila abitanti, posta su un altopiano, circondato da rigogliosa vegetazione, dominante l’intera Parigi ed un lungo tratto della Senna.
Famosa soprattutto per il suo invidiabile e maestoso castello, che dai tempi di Luigi VI il Grande fu luogo di dimora estivo dei monarchi francesi fino al 1689, data nella quale Luigi XIV lasciò in via definitiva per stabilirsi, ormai conclusi i lavori, nella magnificente reggia di Versailles.
A tutt’oggi il maniero è sede del museo nazionale di archeologia, dove tra gli altri è esposta anche la Venere di Brassempouy e la maggior parte della collezione Giani di reperti golasecchiani scavati agli inizi del XIX secolo dall’abate Giovanni Battista Giani.
antefatto questo, utile per fissare in qualche modo, il clima culturale che lo stesso Debussy ha respirato fin dai primi vagiti, nascendo quindi in un contesto decisamente stimolante.
Per il compositore, a ragione definito anche il pittore dei suoni, la genetica ed il genio oltre all’ambiente circostante, testè sinteticamente descritto, senza dubbio deve aver fatto il resto.
Già dai primi anni della formazione di Debussy, in essa confluirono le tematiche della scuola francese con riferimento a Gounod e Fauré, la ricerca strumentale del compositore e pianista polacco Chopin, la scoperta di, inconsuete per l’epoca, nuove armonie orientali e infine le innovazioni proprie dell’opera del tedesco Richard Wagner.
Ben presto, complice un naturalmente articolato e complesso percorso artistico, ne fecero una figura a sé stante rispetto ai colleghi musicisti dell’epoca, con i quali spesso non ebbe relazioni facili, trovando di conseguenza un ambiente per sé più agevole tra poeti e pittori.
La sua curiosità conoscitiva che rivolgeva ad ogni aspetto culturale lo fece avvicinare anche ai salotti letterari nei quali respirò quel clima decisamente raffinato che trovava incipit dalle poesie di Charles Baudelaire di Verlaine e Mallarmé.
Debussy, esegesi pittorica di un grande musicista
La sensibilità di cui Debussy era naturalmente capace gli fece cogliere sfumature e riflessi impalpabili in ogni dove che all’epoca lo portarono ad essere accostato alla pittura impressionista, caratteristica che la memoria di Debussy conserva tutt’ora, dato che una buona parte della storiografia musicale, fra cui la voce dell’indispensabile Massimo Mila, lo annovera tra i principali esponenti dell’impressionismo musicale.
Lo stesso Debussy però, mentre era ancora in vita, ebbe più volte modo di negare l’ingerenza di tali influenze nella sua musica e altresì l’appartenenza a tale movimento artistico.
Più decise e dal risvolto significativo furono invece le influenze simboliste, legate ai suoi interessi letterari e alle frequentazioni dei numerosi salotti simbolisti, tra cui quello di Mallarmé.
Il percorso però che lo guidò verso la formazione di un suo linguaggio fu decisamente lunga, laboriosa e minata da molte vicissitudini.
Solo dopo l’avvenuto completamento di brani altamente significativi quali Prélude à l’après-midi d’un faune e Suite bergamasque, Debussy si può affermare che raggiunse il suo primo vero successo Pelléas et Mélisande, composta intorno ai quarant’anni d’età.
E’ successivamente con La Mer che compì un vero rinnovamento del suo stile sinfonico dando sempre più spazio al pianoforte nelle proprie composizioni.
Debussy era dunque giunto a plasmare finalmente un suo iconico stile, strutturato da qui in avanti da numerosi elementi ricorrenti ed irrinunciabili nella sua opera.
Vi si trovano infatti costantemente messi in risalto, aspetti per lui divenuti ormai fondamentali quali la bellezza, espressione di grande equilibrio ed esattezza bilanciato da una costruzione compositiva magistralmente solida, elementi questi che diverranno basilari nel successivo panorama artistico-musicale del novecento.
Una vita decisamente tormentata dal punto di vista sentimentale, quella di Debussy, le cui tensioni, talvolta molto forti quali i tentati suicidi di alcune delle sue compagne, si rispecchiano chiaramente via via nelle sue opere, facendo di quest’ultime dei veri e propri intramontabili capolavori forse proprio grazie a quegli sfortunati momenti.
Lento declino e morte di Debussy in un clima surreale
Correva l’anno 1909 e già da Febbraio che il musicista avvertiva i primi sintomi di quella malattia che lo avrebbe portato alla morte sia pur qualche anno più tardi.
Era in quel periodo in Inghilterra dove fu costretto ad annullare qualche concerto e non si sentì neanche di assistere alla rappresentazione del Pelléas et Mélisande al Covent Garden.
Due anni più tardi, nel 1910 venne a mancare suo padre e Debussy alla notizia fu sinceramente addolorato, anche se iniziali e duraturi contrasti non avevano mai consentito ai due un sereno confronto di idee, soprattutto su tempi riguardanti l’arte.
Nello stesso anno della morte del genitore, il Debussy scrisse il balletto Khamma e concordò con Gabriele D’Annunzio la musica di scena de Le martyre de Saint Sébastien.
Di seguito Debussy firmò un contratto con Djagilev per un nuovo balletto, Jeux, che fu repentinamente rappresentato già il 15 maggio 1913.
Durante l’estate compose La boîte à joujoux ispirato dalla figlia Chou-chou. Sempre afflitto da problemi economici, Debussy accettò di dirigere concerti in Russia, a Roma, a L’Aja e ad Amsterdam.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, per insistenza della moglie che temeva l’avanzata dei tedeschi, Debussy si decise a lasciare Parigi, trasferendosi con tutta la famiglia ad Angers nella più tranquilla regione della Loira.
A marzo 1915 Debussy fu colpito dall’inconsolabile lutto della perdita materna ala quale seguì la morte di lì a poco anche della suocera.
Provato da tali lutti familiari, decise di trasferirsi dapprima a Dieppe in Normandia ed in seguito a Pourville, in una grande e confortevole villa messa generosamente a disposizione da care amicizie, dove finalmente riuscì a trascorrere un periodo sereno.
La grave malattia che ormai lo affliggeva lo costrinse a rientrare a Parigi a causa del suo repentino aggravarsi.
Tale stato gli causò atroci sofferenze che spinsero i medici nel mese di dicembre 1915 ad intervenire chirurgicamente sul compositore ma ciò servì solo a ritardare gli effetti del cancro di cui era malato.
A questo momento delicatissimo per la sua salute, nel corso del 1916 Debussy dovette subire gli esiti di una condanna, seguito di una vicenda giudiziaria che ormai si trascinava da molti anni: fu infatti costretto a pagare la somma di trentamila franchi, sulla Basie di comprovate inadempienze pregresse,alla prima moglie.
Nonostante tali le precarie condizioni di salute, nel 1917 Debussy riuscì comunque ancora a tenere diversi concerti a scopi benefici, l’ultimo dei quali a Biarritz, il 14 settembre.
Claude Debussy morì a Parigi il 25 marzo del 1918, alle 22:15 mentre l’esercito tedesco bombardava la città con il cannone a lunga gittata Parisgeschütz.
Ciò non consentì che al celebre musicista fossero concessi i funerali di stato che avvennero otto mesi più tardi nell’occasione della traslazione della salma dal cimitero di Père-Lachaise.
La morte di Debussy, come anche la prima guerra mondiale, coincisero culturalmente con la fine del periodo della Belle Époque, che testimoniava lo sbocciare a Parigi di innovazioni, nuovi stili di vita e di nuove esperienze artistiche.
La Francia da sempre ha riconosciuto e celebrato il genio musicale di Debussy con tutti gli onori nazionali.
Dal 1980 fino all’introduzione dell’euro nel 2002, il suo volto ha campeggiato sulla banconota da 20 franchi.
Nel 2010 gli è stato intitolato il cratere Debussy sul pianeta Mercurio.