Per la nostra rubrica di Arte e Cultura giapponese entriamo nel mondo del cosplay e cerchiamo di conoscere la cosplayer più misteriosa che esista: Reika Arikawa. Questo, ovviamente, è il nome utilizzato dalla ragazza, della quale non si conosce neppure il suo vero nome.
La cosplayer Reika Arikawa
Di lei, anche in Giappone, si sa ben poco: non si conoscono il suo vero nome, l’età e il suo vero aspetto fisico. Anche amici e colleghi erano all’oscuro della sua seconda vita. Reika Arikawa, quando si traveste, ha scelto di non esistere in modo da poter dare più spazio ai suoi personaggi. In questo modo mette in risalto le caratteristiche fisiche e psicologiche del personaggio interpretato, ampliando ancora di più la percezione del ruolo che ricopre.
Sono molti i suo fan che le hanno dedicato un’infinità di pagine e fanpage. Il suo profilo Twitter ha superato gli 85 mila follower. Sui suoi profili social mostra piccole anteprime dei suoi progetti. La cosplayer confeziona da sola i suoi abiti e gli accessori utili per rendere il suo personaggio sempre più fedele al manga, gioco o anime ispirato.
Reika Arikawa, dal 2014, è tra i pochissimi che è riuscita a trasformare la sua passione in una vera e propria professione. Ora è CCO (Chief Cosplay Officer) della sua azienda, la 12 Company. Adesso gira il mondo come special guest e giurata dei maggiori raduni e concorsi.
Nella sua carriera ha creato e riprodotto più di 500 costumi, alcuni semplicissimi e ricreati in poche ora, altri complessi e costosi. Il suo personaggio preferito è Hijikata Toshizo di Hakuoki, che ha interpretato 38 volte.
Cos’è il cosplay
Cosplay (コスプレ kosupure) è un neologismo sincratico giapponese formata dalla fusione delle parole inglesi costume (“costume”) e play (“gioco” o “interpretazione”) che indica la pratica di indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e interpretarne il modo di agire.
Il cosplay si è legato indissolubilmente alla cultura nipponica, al punto di essere creduto originario del Sol Levante. Difatti il personaggio rappresentato da un cosplayer appartiene spesso al mondo dei manga e degli anime, molto diffusi nel paese asiatico, ma non è raro che il campo di scelta si estenda ai tokusatsu, ai videogiochi, alle band musicali, particolarmente di artisti J-pop, J-Rock, K-Pop o K-Rock (musica pop e rock giapponese o coreana), ai giochi di ruolo, ai film e telefilm e ai libri di qualunque genere e persino alla pubblicità.
A causa della sua natura eterogenea, il cosplay viene praticato in maniera sensibilmente differente nei vari stati in cui si è diffuso, ma il terreno principalmente calcato dai cosplayer è quello delle convention del settore. Una piccola nicchia in questo campo è costituita dai doller, il termine che indica un attore dilettante di kigurumi. Questi cosplayer indossano maschere (che li fa definire in giapponese anche animegao, ovvero “faccia da anime”) e una calzamaglia completa per trasformarsi completamente nel loro personaggio.
Una definizione adottata in certi casi è quella di cross-players, da “cross-dressing” e “cosplayer”: si usa talvolta per indicare coloro che abitualmente realizzano cosplay di personaggi del sesso opposto rispetto al loro. Non si tratta comunque di una vera e propria nicchia del cosplay, ma di una definizione a volte usata in modo improprio e non accettata da tutti gli appassionati. Molte cosplayer giapponesi si incontrano ogni domenica ad Harajuku, quartiere di Tokyo, dove decine di ragazze e ragazzi si incontrano per mostrare i propri vestiti ai turisti incuriositi e ai fotografi.