Gli antichi romani hanno lasciato ai posteri un mondo da riscoprire fatto anche da monumenti, testimonianza di un grande periodo e della loro permanenza sulla terra.
Oggi in questo approfondimento non si vuole indagare gli aspetti di rilevanza storica, bensì vorrei puntare il dito, proprio così, sul come e perché tali testimonianze architettoniche siano ancora, dopo centinaia di anni, testimonianza e mirabilmente tangibile di ciò che fu.
Deve esserci un segreto, un terribile mistero legato forse a patti scellerati con qualche entità sovrumana e che ha permesso tutto ciò.
Queste le pluralità di commenti, a dire il vero decisamente semplicistici che sovente sono stati espressi in riferimento al fatto che, le testimonianze architettoniche della presenza sulla terra degli antichi romani siano ancora in mezzo a noi e in moltissimi casi ancora perfettamente fruibili.
Un esempio lampante ne è l’intera Appia Antica, in questi giorni al centro di un importante passaggio cruciale per un prestigioso quanto desiderabile riconoscimento internazionale.
Ma poi a seguire il Colosseo, le Terme di Diocleziano e quelle di Caracalla fino al Pont du Gard, quest’ultimo a me così caro che scoprii da bambina, quando apparve ai miei occhi improvvisamente dietro una piccola curvatura del sentiero che stavo percorrendo, consapevole che stavo andando incontro ad un sito archeologico di gran pregio ma che mai avrei immaginato di tanta bellezza e magnificenza da togliere il fiato.
Se non rammenti esattamente a cosa mi riferisco, lascia stare google e fruga piuttosto nelle tue tasche alla ricerca di una banconota da cinque euro e avrai a portata di mano un disegno perfettamente in scala dell’acquedotto romano a cui ho appena fatto riferimento.
Gli Antichi romani avevano una ricetta misteriosa per creare la malta
Poco c’entrano le alchimie o i compromessi improbabili con i demoni del male perché è solo questione di ingegno, di quello più arguto che ha permesso a generazioni e generazioni di antichi romani di regalare ai posteri l’impronta tangibile del loro passaggio.
Che fosse qualcosa di veramente superlativo era chiaro anche agli antichi romani stessi e per farti capire quanto, non posso che citare Plinio il Vecchio che sull’argomento ebbe a dire:
Inespugnabile alle onde marine e ogni giorno più resistente del giorno precedente
Questo era il cemento degli antichi romani, chiamato malta.
Ovviamente tale malta è stata oggetto e recentemente in modo più compiuto grazie alle sempre nuove tecnologie, di studi e approfondimenti circa la sua composizione.
Ora sappiamo infatti quali sono gli ingredienti di tale malta miracolosa ma purtroppo ancora il mistero non è stato svelato perché rimane ancora difficile stabilire le esatte quantità di ogni singolo elemento.
Insomma parafrasando e allacciando l’argomento per similitudine, potremmo dire che della malta degli antichi romani abbiamo gli ingredienti ma non la ricetta che, come di consuetudine in ambito culinario, prevede passaggi ben precisi e quantità in proporzione.
Come infatti per le grandi creazioni gastronomiche, soprattutto di pasticceria, può darsi anche che tutto sia avvenuto per un caso fortuito, immaginando dunque uno svogliato apprendista ruzzolare accidentalmente dentro un grande paiolo buttandoci dentro durante la caduta, un sacchetto in più di calce o sassi o chissà.
Magari è andata proprio così e forse, proprio quell’apprendista svogliato, adesso starà ridendo di gusto al pensiero che una sua distrazione ha permesso la conservazione per molti secoli di strutture architettoniche e che soprattutto è diventata un vero rompicapo per tre quarti degli studiosi presenti sulla faccia della terra.
Sono sicura che vorresti provare a misurarti con questa misteriosa malta, quindi, come appena detto, io volentieri ti lascio gli ingredienti e tu cerca di trovare la ricetta.
Se avrai successo e scoprirai il mistero nascosto nella formulazione della malta degli antichi romani credo che lo leggerò direttamente sui giornali ma qualora così non fosse, continua a seguirmi su iCrewPlay ed in una delle prossime occasioni ti porterò ad approfondire il percorso scientifico che ha portato a scalare in parte questo segreto daantico cantiere.
Ecco l’occorrente: cenere vulcanica, calce, acqua di mare e sedimenti di roccia vulcanica.
Ero tentata, per depistarti, di aggiungere un nonnulla di coda di drago ma dopo una veloce rilettura degli ingredienti veri, beh, credo che tu ne abbia abbastanza già così.
Non dimenticare di confezionarti un propiziatorio cappellino di carta e buon lavoro.