Il Salvator Mundi di Gian Lorenzo Bernini ha fatto il check-in e con carta d’imbarco alla mano è atterrato all’aeroporto intercontinentale Leonardo Da Vinci di Fiumicino.
Un tardivo pesce d’aprile? Niente affatto, da ieri ogni singolo passeggero che transiterà nella rinnovata area del Terminal 1 del più grande aeroporto italiano, potrà sentirsi un po’ in viaggio e un po’ in un museo.
Una sensazione davvero singolare scaturita da questa idea innovativa che darà modo ai milioni di passeggeri in transito dallo scalo romano di immergersi fino all’ultimo nella cultura del nostro bel paese, preludio di quel che troverà per chi è in arrivo, dolce addio per chi riparte al termine delle vacanze.
Un benvenuto ed un arrivederci all’insegna dell’arte per chi arriva e chi riparte che nella cerimonia di ieri è di fatto ufficialmente stato affidato al Salvator Mundi del Bernini.
Mai ambasciata è stata affidata ad un rappresentante più adeguato, il Salvator Mundi, ultima opera dell’ormai ottantenne Gian Lorenzo Bernini, dallo stesso indicata come lascito testamentario all’amica ma anche committente Regina Cristina di Svezia.
Il Salvator Mundi, è raffigurato decisamente più grande del naturale con i suoi effettivi 103 cm di busto e la mano destra è leggermente sollevata, come nell’atto di benedire.
Bernini attribuiva grande rilievo a questa figura, spesso indicata come divino simulacro e che egli sembra chiamasse il suo beniamino a cui dedicò:
tutti gli sforzi della sua cristiana pietà e dell’arte medesima
Dai contemporanei del maestro, il Salvator Mundi fu da subito considerata un’opera straordinaria e degno testamento di un grande maestro dell’arte.
Il Bernini era però più critico verso quest’opera e di conseguenza verso se stesso; si è appreso infatti da documentazioni storiche come il maestro imputasse al suo Salvator Mundi la mancanza di “vivacità e tenerezza e delle altre buone qualità dell’operar suo”; giudizio aspro ed ingiusto probabilmente da se stesso imputato più all”età avanzata che all’opera se non come conseguenza anagrafica.
Come è stato possibile installare il Salvator Mundi in aeroporto
Il Salvator Mundi è stato presentato ufficialmente nel corso dell’evento organizzato per l’inaugurazione della nuova area del Terminal 1 che vanta ben 25mila mq, completamente rinnovato per una migliore fruibilità da parte dei passeggeri e decisamente all’avanguardia sotto gli aspetti tecnologici e quanto a sostenibilità.
Quattro colonne digitali sono state collocate nei pressi della teca del Salvator, sulle quali si alterneranno, oltre alle preziose e necessarie informazioni relative ai voli, anche immagini di altre due opere del genio assoluto del Barocco.
Si tratta dell’Angelo con il cartiglio della Croce e l’Estasi di Santa Teresa d’Avila, entrambe visibili dal vivo in due chiese romane, rispettivamente di Sant’Andrea delle fratte e di Santa Maria della Vittoria.
Anche quest’ultime sono di proprietà del Fondo, e raffigurate nell’ultimo calendario Fec 2023, interamente dedicato al Bernini e realizzato anch’esso in partnership con Aeroporti di Roma, oltre che con Ferrovie dello Stato.
Tutto questo è stato possibile grazie al Fondo edifici di culto (Fec) che è un ente dotato di personalità giuridica, legalmente rappresentato dal ministro dell’Interno pro tempore.
L’origine del suo patrimonio deriva dall’applicazione di leggi risalenti alla seconda metà del 1800, attraverso cui, lo Stato italiano soppresse alcuni enti ecclesiastici.
È amministrato dalla Direzione centrale del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, affiancata da un Consiglio di amministrazione. Mentre in ambito provinciale l’amministrazione è demandata alle Prefetture.
La costituente missione del Fondo è quella di assicurare la tutela, la valorizzazione, la conservazione e il restauro dei beni.
al fine di perseguire al meglio queste finalità, vengono curate annualmente pubblicazioni e mostre, dedicate alle più importanti opere architettoniche e pittoriche.
Il Fec, inoltre, partecipa attivamente alla divulgazione del patrimonio culturale da esso gestito, attraverso il prestito d’opere d’arte per mostre ed eventi di promozione culturale sia di rilievo nazionale che internazionale.
La conservazione e i restauri, momento cruciale della gestione di un tale patrimonio, vengono costantemente assicurati da specifici interventi, tutti realizzati in collaborazione con il ministero per i Beni e le Attività culturali, finanziati direttamente o, indirettamente, tramite sponsorizzazioni.
Il patrimonio del Fec
Il patrimonio del Fondo edifici di culto è composto da beni culturali, artistici e naturalistici: circa 840 chiese di interesse storico-artistico distribuite in tutta Italia; aree archeologiche e museali, come le Case romane del Celio a Roma e il Chiostro di santa Chiara a Napoli; complessi forestali – Tarvisio (provincia di Udine), Quarto Santa Chiara (provincia di Chieti) – gestiti grazie alla collaborazione con il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri. Alcuni di questi beni sono stati riconosciuti dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità.
Il Fec annovera fra i suoi beni anche un fondo librario antico, conservato al Viminale all’interno della biblioteca della direzione centrale, con oltre quattrocento volumi antichi editi, i più vecchi databili a partire dall’anno 1552.
Informazioni, approfondimenti e documentazione sui beni e le attività del Fondo sono consultabili nelle pagine dedicate sul sito del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, che ospita anche l’archivio digitale del Fondo.
In una delle prossime uscite della Rubrica dei misteri nell’arte, ti porterà sulle orme del ritrovamento di questo meraviglioso busto che a tratti presentano delle anomalie degne di approfondimento e non del tutto ancora chiarite.