È possibile accostare arte e gioco? Si potrebbe ritenere si tratti di due mondi che non si incontrano: l’arte come un’attività nobile, che mira a suscitare reazioni di ammirazione, e il gioco un’attività meno impegnativa, volta esclusivamente allo svago. Eppure, abbondano esempi contrari: non è certamente impossibile pensare a esempi di arte che possa risultare ricreativa o raffigurare giochi, così come di giochi considerabili opere d’arte o che si avvicinino all’arte. Giochi o, naturalmente, videogiochi: probabilmente sono anzi questi ultimi che, in tempi moderni, meglio rappresentano i possibili punti di contatto tra i due mondi.
Contatti resi possibili, fondamentalmente, dalla drastica rivalutazione del mezzo videoludico in corso negli ultimi anni: oggi il videogioco può essere utilizzato per i più diversi fini, per raccontare trame cinematografiche così come per finalità didattiche. Si tratta di due estremi dei quali, in effetti, possono farsi numerosi esempi. Non è raro leggere o sentir dire che un videogioco sia una vera opera d’arte: per quanto si tratti di un giudizio inevitabilmente soggettivo, è allo stesso tempo vero che ci sono titoli in grado di colpire particolarmente. Basti pensare a opere profondamente narrative, come The Last of Us, alle quali si guarda quasi come equivalenti di capolavori cinematografici: non a caso ne è stata tratta una recente serie TV. Oppure a opere dalle soluzioni grafiche e sonore particolarmente curate, come Ori and the Blind Forest. Si tratta di esempi nei quali la definizione “opera d’arte” viene utilizzata spesso, senza risultare impiegata a sproposito. D’altra parte, arte e videogioco dialogano soprattutto in contesti didattici, dove il potenziale del mezzo videoludico viene utilizzato a fini culturali. È il fenomeno della cosiddetta gamification culturale, concetto al quale vanno ricondotti titoli come Father and Son e A Life in Music: sviluppati rispettivamente per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e per il Teatro Regio di Parma, i due titoli per dispositivi mobili puntano a far conoscere i due ambiti artistici attraverso le specificità del videogioco.
Non è stato però di sicuro il videogioco a rendere possibili i contatti tra arte e gioco, tutt’altro: il moderno videogame ha solo rinnovato rapporti già esistenti e prolifici. Soprattutto per quanto riguarda oggetti da gioco realizzati in maniera artistica o insolita: pochi anni fa, per esempio, è stato realizzato un set di scacchi dal valore di 4 milioni di dollari. Il motivo è semplice: i pezzi e la scacchiera sono composti da oro bianco e carati, opera del gioielliere australiano Colin Burn. Guardando invece al poker, potrebbe essere difficile pensare a particolarità: il suo successo online, dove è ospitato su siti specializzati che ne organizzano anche tornei, tende a far associare il gioco soprattutto a una poker room. In realtà nel corso degli anni anche nel poker ci sono stati varie particolarità, soprattutto nei materiali con i quali sono stati realizzati alcuni mazzi decisamente peculiari: se particolari forme delle carte, come ovali o triangolari, possono essere legate a eredità culturali, la scelta di ricoprirle in lamine preziose o di realizzarle in materiali insoliti rende tali mazzi di carte decisamente simili a opere d’arte. Guardando ad altre forme d’arte come la letteratura, impossibile non pensare a Il Giocatore: opera di Fëdor Dostoevskij, fu scritto nel 1866 e parla di una famiglia nobile e delle sue vicende nella fittizia città tedesca, dal nome decisamente significativo, di Roulettenburg. L’autore peraltro aveva familiarità con i temi trattati: scrisse il libro dettandolo alla propria segretaria in tempi rapidissimi, spinto dalla fretta di consegnarlo all’editore come pagamento di una somma presa in prestito e utilizzata nel casinò tedesco di Wiesbaden. Anche nella pittura non mancano esempi, e tra i più noti impossibile non pensare alla serie de I Giocatori di Carte di Paul Cézanne, cinque dipinti realizzati dall’artista tra il 1890 e il 1895: i soggetti sono personaggi intenti a giocare a carte, ritratti seduti a tavoli di case e osterie. Nel corso degli anni, comunque, innumerevoli artisti hanno dipinto personaggi impegnati in partite di carte: da Caravaggio a Degas passando per Goya, Toulouse-Lautrec e Munch, al quale è stato dedicato un museo a Oslo, la storia della pittura è cosparsa di dipinti creati da pittori che, nell’immortalare il quotidiano, ritenevano significativo dipingere soggetti impegnati nel gioco.
L’arte, insomma, anche nel gioco e nel videogioco trova ampio spazio: da sempre protagonista nelle opere umane, riesce in vario modo ad avere rapporti persino con le attività più tradizionalmente considerate ricreative.