Tra gli scavi di Pompei è emerso un affresco con la pizza. A quanto pare, gli abitanti di Pompei mangiavano una specie di pizza, dal cornicione ben rigonfio. L’unica cosa che la distingue dalla nostra pizza è il tipo di condimento (anche perché all’epoca non erano stati ancora importati i pomodori dall’America e quindi non si usava il sugo).
L’affresco con la pizza a Pompei
La scoperta è stata comunicata direttamente dal Parco Archeologico di Pompei. L’affresco è stato ritrovato nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui è annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891. Quest’ultimo ambiente è stato da poco liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi, rivelando un dipinto murale in notevoli condizioni di conservazione: su un vassoio d’argento è raffigurata una focaccia piatta che funge da supporto per frutti vari — un tempo, questi recipienti edibili, finivano per essere mangiati dopo le altre pietanze — condita con spezie.
O meglio, con una specie di pesto, il moretum latino. Sul medesimo vassoio altra frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli. L’iconografia risponde a quella degli xenia, i doni per gli ospiti tipici della tradizione greca.
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, entra nel merito: “Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati, ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”.
Il condimento della pizza di Pompei
L’affresco con la pizza ci mostra chiaramente il tipo di condimento che veniva utilizzato. Sulla pizza oltre ai diversi frutti maturi, come melograni e datteri, ci potrebbe essere anche una spolverata di spezie. Ecco in cosa consiste l’ultimo ritrovamento dagli scavi archeologici, che arricchisce, ancora una volta, la storia della nostra gastronomia.
Come spiegano gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. Inoltre, presenti sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni.
Tale genere di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l’affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.
Da un passo nell’Eneide di Virgilio (libro VII, v. 128 sgg.), si può dedurre il posizionamento di frutta e altri prodotti dei campi su pani sacrificali che fungono da “mense”: nel momento in cui gli eroi troiani mangiano dopo la frutta, anche i pani usati come contenitori (mense) , si accorgono nell’epos virgiliano, che si è verificata la profezia secondo la quale avrebbero trovato una nuova patria, quando “spinto a lidi sconosciuti, esaurito ogni cibo,” la fame li avrebbe portati a “divorare anche le mense.”
“Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori. – dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi, va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l’avvio di nuove iniziative. La tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all’art. 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta”.