Giuseppe Verdi, nacque il 10 ottobre del 1813 a Roncole Verdi, frazione del comune di Busseto in provincia di Parma.
Di umili origini, cominciò gli studi di musica a Busseto e qualche anno più tardi il negoziante Antonio Barezzi divenne il suo mecenate e protettore, e proseguì gli studi a Milano con Vincenzo Lavigna.
Per ironia della sorte, al giorno d’oggi il Conservatorio di Milano, lo stesso che non lo ammise in gioventù, porta il suo nome. Ciò avvenne dopo la sua morte, contro la volontà del famoso musicista.
Nel 1836 Verdi ottenne l’incarico di maestro di cappella a Busseto e nel 1838 tentò l’avventura operistica, con cui non raggiunse subito il successo.
Verdi fu sconvolto, nel 1840, dalla perdita di sua moglie Margherita Barezzi, figlia del suo mecenate, e dei suoi due figli; trovò un provvidenziale sostegno nel successo ottenuto al Teatro della Scala con il Nabucco, nel 1841.
Da qui in avanti, Verdi concentrò tutte le sue energie nell’attività compositiva, ottenendo sempre maggiore popolarità e un deciso miglioramento delle sue condizioni economiche. Dalla metà degli anni ’50, dopo Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata, nuove riflessioni autocritiche lo condussero a un rinnovato vigore espressivo, il che gli procurò una posizione di straordinario rilievo internazionale.
Nominato senatore del Regno d’Italia nel 1874, inaugurò a Milano la Casa di Riposo per musicisti da lui fondata. Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901 in un appartamento di Milano, dove alloggiava di solito. È bene ricordare che Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo tempo.
Fu, come si è accennato, un patriota convinto e forte sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l’occupazione austriaca la scritta “Viva V.E.R.D.I.” fosse letta come “Viva Vittorio Emanuele Re d‘Italia”).
Il Paese lo volle membro del primo parlamento del Regno d’Italia e successivamente senatore. Compose trentadue opere, pagine religiose, tra cui la Messa da Requiem, liriche e composizioni corali.
In seguito alla tragica morte di sua moglie e dei suoi figli per Verdi incominciò un periodo disastroso. Fu l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera.
Verdi, però, ancora turbato dalla tragedia familiare ripose il libretto senza neanche leggerlo, senonché, una sera per spostarlo gli cadde per terra e si aprì, caso volle proprio sulle pagine del Va, pensiero, e quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso.
Dopodiché andò a dormire ma non riuscì a prendere sonno, si alzò e rilesse il testo più volte e alla fine lo musicò, e una volta musicato il Va, pensiero decise di leggere e musicare tutto il libretto.
L’opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano e il successo fu trionfale. Nabucco è la terza opera di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo.
Il Nabucco narra della condizione degli Ebrei soggiogati da Nabucodonosor di Babilonia.
Lo sviluppo dell’azione è rapido, incisivo, e tale caratteristica contraddistingue anche la successiva produzione del compositore.
Alcuni personaggi, come Nabucodonosor e Abigaille, sono fortemente caratterizzati sotto il profilo drammaturgico, così come il popolo ebraico che si esprime in forma corale e che forse rappresenta il protagonista vero di questa prima, significativa, creazione verdiana.
Uno dei cori dell’opera, il celebre Va, pensiero, finì col divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l’occupazione austriaca, diffondendosi rapidamente in Lombardia e nel resto d’Italia. Pochi forse sanno che, in origine, il nome dato da Giuseppe Verdi alla sua opera fosse “Nabucodonosor” ma, data la lunghezza dello stesso sulla locandina, venne diviso in due righe e cioè “Nabucco” e, a capo, “Donosor” ma la gente faceva caso solo alla prima riga.
Da qui la diffusione del nome dell’opera fino ad oggi come “Nabucco“.
Lo stile di Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi visse nella seconda metà dell’Ottocento, e si può definire un musicista appartenente al movimento romantico.
Verdi fu esperto soprattutto della musica di genere operistica ma compose anche brani di musica sacra, soprattutto negli ultimi anni della sua vita.
La figura di Verdi è stata presa come esempio di patriottismo, perché oltre l’amore per la musica, il musicista mostrava il suo amore per la terra natìa, per le virtù “borghesi” come l’onore e la famiglia.
La musica che amava Verdi era quella in cui gli strumenti servivano come supporto alla voce umana, e anche se ci sono pagine bellissime per gli strumenti, non andava mai a superare l’importanza della voce. Durante gli ultimi anni del secolo ed i primi anni del Novecento fu ampiamente criticato proprio per queste sue concezioni, che erano considerate tutt’altro che innovative.
La musica di Giuseppe Verdi è appassionata, vigorosa, penetrante, capace di raggiungere effetti straordinari anche con i mezzi più semplici.