Stillpani, nome d’arte di Alessandro Paniccia, è in rotazione radiofonica con Catene, nuovo singolo che anticipa l’uscita dell’album Panic Room. Il testo, autentico e attuale, porta l’ascoltatore a una lunga riflessione sul proprio approccio alla vita.
Il titolo del brano simboleggia ciò che ci tiene imprigionati: circostanze, pensieri e tutto ciò che non ci permette di esprimerci. Una canzone che è l’inno di una generazione obbligata a dimostrare qualcosa. Bisogna lasciare il segno, vivere in un certo modo e secondo determinate costruzioni sociali. L’obbligo di brillare più degli altri, se vogliamo essere felici, è la menzogna che sostiene le nostre esistenze. Unico modo per difendersi è guardarsi dentro.
Commenta l’artista a proposito del brano:
“Il testo […] rispecchia a pieno quello che provo, quello che sento e quello che poi effettivamente gran parte della mia generazione vive ogni giorno. […] È un brano politicamente scorretto, che affronta temi difficili ed era stato proposto per le selezioni di Sanremo giovani ad ottobre. Abbiamo osato a livello musicale e a livello di testo ed è venuto fuori un brano che in questo momento sento più mio che mai.”
Stillpani contro l’omologazione
La catena che avvolge l’artista nel videoclip rappresenta l’omologazione che ci avvolge, ci culla e ci tieni buoni. Anche la cravatta svolge la funzione di ‘’nodo’’ al collo, da cui non riusciamo a liberarci. Una rassegnazione che effettivamente non ci appartiene e che faremmo meglio a rifuggire. Durante tutto il videoclip, il protagonista prova a liberarsi dalla catena che blocca la sua crescita personale e prova a deviarlo verso un mondo che non gli appartiene.