Il 16 ottobre 1793, Maria Antonietta, regina di Francia, venne giustiziata tramite ghigliottina a Parigi, in Place de la Révolution, dopo essere stata processata e accusata di alto tradimento. La sua esecuzione avvenne dopo un sommario processo davanti a un tribunale rivoluzionario, e il suo cadavere fu decapitato davanti a una folla che gridava Viva la Repubblica!
Maria Antonietta, originaria dell’Austria, fu accusata di complottare con i nemici della Rivoluzione e di aver dilapidato le ricchezze della Francia. La mattina del 16 ottobre, Maria Antonietta venne vestita di bianco (il colore del lutto per le regine di Francia, e non di nero come le era stato vietato di indossare), salì sul patibolo. La lama cadde e la ghigliottina colpì il suo collo, i boia mostrò la testa della regina alla folla che acclamava la Repubblica.
Accusata di cospirazione con i nemici della Rivoluzione, nel 1793 la moglie di Luigi XVI fu condotta davanti a un tribunale rivoluzionario. Dopo un processo durato solo due giorni, la ormai vedova Capeto fu condannata alla ghigliottina.

16 ottobre 1793, Maria Antonietta
Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, regina di Francia, nacque a Vienna il 2 novembre 1755 da Francesco I e da Maria Teresa. In vista di quell’unione con il delfino di Francia che doveva coronare i nuovi rapporti tra Francia e Austria, dopo il rovesciamento delle alleanze, la sua educazione fu affidata all’abate di Vermond, scelto dal ministro francese duca di Choiseul. Fu chiesta ufficialmente in sposa il 16 aprile 1770. Cinque giorni dopo, partiva da Vienna, e il 14 maggio s’incontrava con Luigi XV e col Delfino nelle vicinanze di Compiègne. Le nozze furono celebrate a Versailles il 16.
Maria Antonietta conquistò tutti, ma presto incominciarono i dissensi e le difficoltà. I tutto questo approfittarono i seguaci del ministro per accaparrare la delfina e mescolarla in una lotta nella quale dignità e morale non entravano per nulla. L’ostilità contro la favorita Du Barry creò da principio a Maria Antonietta una larga popolarità, ma la morte di Luigi XV trovò la nuova regina ancora diciannovenne, impreparata come il marito a sopportare le responsabilità della corona.

L’intensità degli odi accumulatisi contro la regina apparve nel celebre affare della collana, la contessa de la Motte, falsificando lettere della regina, fece credere al cardinale di Rohan di essere incaricata da lei dell’acquisto segreto d’una collana di gran prezzo; per meglio convincerlo gli procurò un appuntamento notturno con una sosia della regina. Il cardinale si fece garante presso i gioiellieri., ma, ccoperto l’intrigo, il re volle la pubblicità del processo; la de la Motte fu condannata, ma il cardinale ebbe una trionfale assoluzione che fu un colpo mortale al prestigio della regina.
Durante la rivoluzione, la debolezza del re costrinse la Delfina di Francia ad assumere una parte direttiva. Ma se dette prova d’una grande forza di carattere, mancò del tutto di chiaroveggenza e di pieghevolezza. Non seppe o non poté vincere le indecisioni del marito, e nemmeno le proprie antipatie. Accettò con ripugnanza l’aiuto del Mirabeau, ma non ne seguì i consigli. Dopo Varennes iniziò trattative con i costituzionali ma le annullò, sconfessandole presso le corti europee. Rifiutò a più riprese l’appoggio di La Fayette, respinse Dumouriez.
Dopo il 10 agosto 1792, e più dopo l’esecuzione del re, tutto l’odio dei rivoluzionari si rovesciò contro di lei, all’interno delle mura per la sua prigionia. Il 1 agosto 1793 la Convenzione decise il suo processo, e il giorno seguente fu trasferita dal Tempio alla Conciergerie. Il 14 ottobre ebbe inizio il processo, che durò due giorni. Ai giurati furono posti quattro quesiti riguardanti l’esistenza d’intelligenze coi nemici esterni della repubblica, di un complotto per provocare la guerra civile e la partecipazione dell’accusata. La risposta fu affermativa e all’unanimità: Maria Antonietta fu condannata alla pena di morte, eseguita il 16 ottobre 1793, alle 12:00.
Nonostante le calunnie con le quali si cercò di denigrarla come regina, donna e madre, Maria Antonietta, nella storia, ha subito gravi accuse per i suoi errori. Carattere impulsivo, ostinato, che un’educazione troppo indulgente non aveva saputo modificare, sposa a un giovane che impiegò diversi anni a superare la propria timidezza fisica e non riuscì mai a vincere quella morale. Senza un solo consigliere disinteressato che la frenasse e potesse aiutarla come regina (la madre le dava ottimi consigli, ma voleva soprattutto che ella servisse ai fini della politica austriaca) divenne facilmente preda e vittima delle fazioni che laceravano Versailles.

D’indole diametralmente opposta a quella del marito, non ebbe con lui che un punto di contatto: l’odio dell’etichetta: il cerimoniale di Luigi XIV era uno dei pilastri della vecchia monarchia. Sebbene si dichiarasse sinceramente francese, non comprese mai l’anima della sua nuova patria, e nella società che la circondava le sue simpatie erano riposte su quei nobili incoscienti e fatui, i quali spendevano le loro energie nei piaceri e nelle cabale di corte.
La dignità veramente regale con la quale percorse il suo calvario di dolore, obbliga alla reverenza, ma si deve riconoscere che i suoi errori contribuirono a precipitare la catastrofe della monarchia.
