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Lettura: Pillole di storia Medievale, l’Occidente romano-germanico
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RubricheStoria

Pillole di storia Medievale, l’Occidente romano-germanico

Il mito della razza pura

Isotta Franci 1 mese fa Commenta! 7
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L’Occidente romano-germanico, detto anche regni romano-barbarici, nacque dalla fusione di elementi romani e germanici dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C.. Questi regni, come quelli dei Visigoti, dei Franchi, dei Vandali e degli Ostrogoti, nacquero dalla coesistenza di popoli germanici e romani, caratterizzati da culture, leggi e religioni diverse, che gradualmente si fusero.

Inizialmente, i Germani controllavano l’esercito e i Romani l’amministrazione, e le differenze legali (diritto territoriale romano vs. consuetudini germaniche) e religiose (cattolicesimo vs. arianesimo) crearono attriti; con il tempo le popolazioni si integrarono, unificando leggi e religione e mescolando culture.

Visigoti, franchi, vandali e ostrogoti

L’Occidente romano-germanico

“Una razza pura senza mescolanze, che non assomiglia che a se stessa”, è quello che scrive dei Germani lo storico Tacito nel 98 d.C., nell’opera semplicemente intitolata Germania. Non è mai esistita una comunità germanica originaria, omogenea dal punto di vista culturale e linguistico, da cui avrebbero avuto origine i vari popoli germanici, destinati successivamente a differenziarsi gli uni dagli altri.

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La civiltà germanica si formò lentamente, in seguito all’espansione degli Indoeuropei nell’Europa del Nord, i quali si fusero con le popolazioni indigene. Tre gruppi si differenziarono sempre di più: quello settentrionale in Scandinavia e Danimarca, quello orientale tra l’Oder e la Vistola che si mosse verso il Mar Nero, e quello occidentale nell’attuale Germania ed est del Reno che confinava con i Celti, dai quali era stato bloccato nel suo movimento verso sud.

I germani

Il primo contatto con i romani avvenne nel II secolo a.C., la conquista della Gallia da parte di Cesare rese definitivo il contatto tra Romani e Germani, che si fronteggiavano ormai dalle rive del Reno, destinato a segnare un confine naturale tra i due sistemi di vita fino al 406, fino al balzo definitivo dei Germani verso il Mediterraneo.

Nei popoli germanici l’ambiente e le virtù guerresche erano molto importanti, per cui erano dediti prevalentemente alla caccia e alla guerra. Allevatori di bestiame (cavalli e bovini), praticavano anche l’agricoltura, ma con metodi primitivi in confronto ai popoli romani. Ripulivano il suolo con il fuoco (il metodo del debbio) e non avevano nessun’altra pratica di concimazione, così che presto il terreno diventava improduttivo costringendoli ad abbandonarlo per trasferirsi altrove.

L’occidente romano e i popoli germanici

Questo fu il motivo dei continui spostamenti e la ricerca di terre più ricche. Tra di loro non esisteva la proprietà fondiaria e la distribuzione della terra veniva affidata ai clan, non ai singoli individui. Va da sé che i popoli germanici erano uomini in armi e l’unica gerarchia esistente era quella del duces: capi militari riconosciuti per prestigio guerriero, ma anche per la potenza magico-sacrale delle stirpi cui appartenevano.

La parte magico-sacrale faceva sì che il valore militare tendesse a trasmettersi ereditariamente nelle stesse famiglie, i cui membri erano chiamati adalingi: i nobili. Questi ultimi erano pur sempre soggetti al controllo del consiglio degli anziani e all’approvazione dell’assemblea del popolo in armi.

Il popolo germanico era un popolo di eguali che praticava una sorta di democrazia diretta. Lo strumento per emergere era la capacità, fondata sul valore in guerra, di aggregare attorno a sé un certo numero di giovani guerrieri per compiere razzie e scorrerie.

L’influenza della civiltà romana fondata sui modelli e lusinghe – che i Germani stavano cominciando a a conoscere attraverso gli scambi commerciali con questi ultimi – creò l’emergere delle élites di guerriera che superava anche la tradizionale separazione dei clan. Questo lo ritroviamo soprattutto nei Goti: un popolo che si venne formando per successive aggregazioni nel corso del trasferimento, durante diversi secoli, dalla Scandinavia all’area a nord del Mar Nero.

I Goti erano diversi dagli antenati e dagli altri gruppi germanici che vivevano nelle grandi foreste di quercia che allora ricopriva ancora gran parte dell’Europa. I contatti con le grandi tribù germaniche lungo il viaggio, i nomadi di stirpe iranica delle pianure della Russia Meridionale e dell’Ungheria (Sarmati e Alani), poi con le città greche del Mar Nero lasciarono una forte impronta sulla religione, sull’assetto sociale e sul modo di combattere di quelli che possiamo definire i Germani orientali.

I goti

Si identificano due elementi significativi di questo cambiamento: il progresso nel combattimento a cavallo (i Germani occidentali, nel combattimento, scendevano da cavallo), dovuto al nuovo territorio con vaste pianure e al popolo delle steppe; una struttura sociale più gerarchica (che poi stabilì monarchie tribali a carattere militare) con potere coercitivo e destinate e rafforzarsi nel tempo con le grandi migrazioni.

I Goti si divisero principalmente in Ostrogoti (Goti dell’est, oriente) e Visigoti (Goti dell’ovest, west). Questa divisione avvenne principalmente nel III secolo d.C. e portò a percorsi culturali e politici distinti per le due tribù. I Visigoti si stanziarono più a ovest, mentre gli Ostrogoti si stabilirono più a est.

La parola tedesca per ovest è West. Ha la stessa origine di ovest in italiano, derivando probabilmente dalla stessa radice proto-germanica west (che si riconnette alla radice sanscrita vas-ati cioè notte). Contrariamente ovest è collegato al latino vesper (sera), da cui deriva la nostra parola ovest, e indica il punto in cui tramonta il sole. La parola tedesca per est è Ost, che deriva da un’antica radice proto-indoeuropea aus che significa alba, aurora. Questa etimologia si collega al latino aurora e al greco eos e indica il punto cardinale da cui sorge il sole. Anche l’inglese east e l’italiano est hanno la stessa origine comune.

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