Quello che accomuna la Prima e la Seconda Guerra del Golfo è l’Iraq come attore principale, l’intervento di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e la presenza di interessi economici legati al petrolio. Entrambe le guerre hanno avuto un impatto devastante sul territorio, causato molte vittime, un’instabilità politica e una crisi economica.

La Prima Guerra del Golfo
La Prima Guerra del Golfo fu un conflitto combattuto dal 2 agosto 1990 al 28 febbraio 1991 tra l’Iraq e una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, con l’obiettivo di liberare il Kuwait dopo l’invasione irachena.
Ebbe inizio dopo che l’Iraq rifiutò l’ultimatum dell’ONU per il ritiro delle truppe. La guerra vide il via all’operazione Desert Storm, caratterizzata da intensi bombardamenti aerei; e si concluse con la vittoria della coalizione e la liberazione del Kuwait, segnando anche un momento storico per la copertura mediatica in diretta.
Le cause di questa piaga furono l’invasione del Kuwait e l’annessione del Kuwait da parte dell’Iraq, le quali avvennero il 2 agosto 1990. Il rifiuto del suo ritiro immediato dal territorio e la sconfitta causarono un debito e controversie sul petrolio: Saddam Hussein rifiutò di saldare questo debito di guerra contratto con il Kuwait, accusando il paese di aver estratto illegalmente petrolio iracheno.

Il rifiuto di ritirarsi da parte dell’Iraq, ignorando l’ultimatum imposto dalle Nazioni Unite, per il ritiro delle truppe ebbe conseguenze disastrose sia per l’Iraq stessa che per il Kuwait, sia per l’ecosistema di tutto il pianeta.
Uno degli eventi principali fu l’Operazione Desert Storm: iniziata il 17 gennaio 1991 con intensi bombardamenti aerei, questa campagna aerea durò cinque settimane, colpendo infrastrutture, ponti e centrali elettriche irachene. L’offensiva di terra, invece, il 24 febbraio 1991, portò alla liberazione del Kuwait.
Questo seguì con la ritirata irachena che, durante la fuga, lasciarono il Kuwait lungo l’autostrada che fu soprannominata Autostrada della morte; questo perché durante la ritirata dell’esercito iracheno dal Kuwait, le forze alleate bombardarono la colonna di veicoli in fuga, intrappolandola e rendendola un facile bersaglio. Il 28 febbraio 1991, il presidente statunitense George H.W. Bush proclamò un cessate il fuoco unilaterale.
Le conseguenze di una guerra, la prima, seguita in diretta televisiva furono significative, soprattutto per la Seconda Guerra del Golfo. La coalizione riuscì a restaurare la sovranità del Kuwait, le truppe irachene furono costrette a ritirarsi, i pozzi petroliferi kuwaitiani furono dati alle fiamme dalle truppe in ritirata e gli Stati Uniti imposero sanzioni economiche e l’obbligo per l’Iraq di rinunciare alle armi di distruzione di massa.
Non mancarono le ingenti perdite umane, si registrarono migliaia di vittime irachene, sia militari che civili. La guerra fu seguita in diretta televisiva da milioni di spettatori in tutto il mondo, segnando l’inizio di una nuova era di copertura mediatica dei conflitti.
La Seconda Guerra del Golfo
La Seconda Guerra del Golfo venne combattuta tra il 2003 e il 2011 e fu un conflitto armato iniziato con l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti, con l’obiettivo di deporre Saddam Hussein. Le giustificazioni ufficiali dichiarate sostennero che l’Iraq fosse in possesso di armi di distruzione di massa e che avesse un legame con il terrorismo. Entrambe le motivazioni si rivelarono infondate. Il conflitto segnò l’inizio di una lunga occupazione caratterizzata da un’insurrezione popolare e violenze settarie, le quali si conclusero formalmente nel 2011 con il passaggio dei poteri alle autorità irachene.

Gli Stati Uniti sostennero che l’Iraq, sotto Saddam Hussein, possedesse armi di distruzione di massa e avesse legami con gruppi terroristici, come l’attacco dell’11 settembre 2001. Altre scusanti si rifletterono sull’ipotesi di interessi legati al petrolio iracheno e al desiderio di democratizzare l’Iraq, ponendo fine al regime dittatoriale.
L’Inizio delle operazioni, il 20 marzo 2003, portò la coalizione multinazionale guidata dagli USA (alla presidenza George W. Bush) a lanciare l’operazione Iraqi Freedom, iniziando con massicci bombardamenti su Baghdad e un’invasione di terra. Le forze della coalizione rovesciarono rapidamente il regime di Saddam Hussein, il quale fu catturato nel dicembre 2003 e i suoi figli vennero uccisi.
Nonostante il successo iniziale, la guerra si trasformò in un’occupazione prolungata, segnata da un’accesa insurrezione popolare, violenze tra le comunità sciita e sunnita e attacchi terroristici. La guerra si concluse formalmente il 18 dicembre 2011, con il ritiro delle truppe statunitensi e il passaggio dei poteri alle autorità irachene, sebbene il paese rimanesse instabile e in balia di conflitti interni.
Va da sé che questa guerra causò un numero elevatissimo di vittime, tra questi civili iracheni, con stime che variano da decine di migliaia a mezzo milione. L’Iraq fu dilaniato da una guerra civile, la quale portò alla nascita di nuovi gruppi terroristici come l’ISIS (daesh).
Questo portò a un aumento delle basi militari statunitensi nel Medio Oriente (termine eurocentrico) e, sebbene la guerra fosse motivata in parte da interessi economici, le conseguenze economiche non furono positive, con ricadute negative sul prezzo del petrolio e sulla ricostruzione.
Saddam Hussein
Governò l’Iraq come un dittatore, guidando un regime autoritario caratterizzato da repressioni interne e da guerre esterne. Ha represso i movimenti curdi e sciiti, usato armi chimiche contro i curdi (massacro di Halabja) e condotto una lunga guerra contro l’Iran (sebbene l’Iraq ricevette supporto economico e militare da Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Oman e Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti). Nel 1990, invase il Kuwait, portando alla Guerra del Golfo del 1991. È stato deposto da una coalizione guidata dagli USA nel 2003, e successivamente processato e giustiziato per crimini contro l’umanità nel 2006.

Divenne presidente dell’Iraq nel 1979 e consolidò il suo potere attraverso metodi repressivi, tra cui l’esecuzione di presunti oppositori politici. Il suo regime causò numerose violazioni dei diritti umani: come uccisioni arbitrarie e la repressione brutale dei movimenti sciiti e curdi.
Durante la repressione contro i curdi, il regime di Saddam utilizzò armi chimiche (come nel bombardamento di Halabja), causando la morte di migliaia di civili. Intraprese una lunga e sanguinosa guerra contro l’Iran, sostenuto anche dall’Occidente in funzione anti-iraniana (quest’ultima appoggiata dalla Russia). Invase il vicino Kuwait, dichiarando di volerlo rivendicare come parte dell’Iraq.
Quest’ultima azione diede inizio alla Prima Guerra del Golfo, a una risposta militare di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che liberò il Kuwait, ma non ha deposto Saddam.
Nel 2003 gli Stati Uniti e i loro alleati invasero l’Iraq con la motivazione che il paese possedesse armi di distruzione di massa (che non sono mai state trovate) e avesse legami con Al-Qaeda. Saddam Hussein venne catturato nel dicembre 2003, processato da un tribunale iracheno, e nel novembre 2006 fu condannato a morte per crimini contro l’umanità e giustiziato il 30 dicembre 2006.