La tragedia di Nervi del 18 dicembre 1983 fu un terribile incidente stradale in cui 35 giovani marinai di leva persero la vita precipitando dal Viadotto Castagna sull’autostrada A12 Genova-Livorno, mentre erano in gita per assistere a una partita di calcio, con il Presidente Pertini presente ai funerali e a ricordare l’evento. La causa principale fu l’impatto con il bus con pneumatici lisci, una mancanza di manutenzione che rese il mezzo incapace di affrontare la pioggia, portando al volo di 70 metri.

18 dicembre 1983, cosa è successo
Il pullman della Marina Militare, diretto a Torino, sbandò a causa della pioggia. La scarsa aderenza degli pneumatici, quasi privi di battistrada, portò il mezzo a invadere la corsia opposta e precipitare da 70 metri. 35 dei 38 giovani persero la vita, con soli 3 sopravvissuti. Il Presidente Pertini partecipò ai funerali, sottolineando la tragicità dell’evento nel suo messaggio di fine anno.
Solo molti anni dopo si ottenne giustizia, con il riconoscimento che la mancanza di manutenzione aveva avuto un ruolo cruciale.

Era la Marina Militare di Aulla (provincia di Massa Carrara), a pochi chilometri dalla grande base navale di La Spezia, a bordo di un pulmino della Forza Armata si stavano recando a Torino per assistere alla partita di campionato tra la Juventus e l’Inter.
Qualche giorno prima, giorno in cui cade la ricorrenza di Santa Barbara, la Santa protettrice della Forza Armata, dei Vigili del Fuoco e di tutti coloro che hanno a fare con esplosivi e morti violente, si era tenuta la tradizionale lotteria e loro erano stati sorteggiati tra i tanti militari della caserma. Quella mattina, a bordo del Fiat Iveco 370, erano trentasette soldati poco più che ventenni, ma il destino avverso li colse impreparati durante il percorsi un viadotto dell’Autostrada Genova-Livorno, era il 18 dicembre 1983.
Fu una domenica uggiosa, il Fiat Iveco sbandò di colpo, sbattendo contro il guardrail, sfondandolo e terminando la sua corsa settanta metri più in basso. Tra le lamiere contorte e accartocciate, ai piedi del Viadotto di Nervi, solo quattro militari vennero estratti vivi e in gravissime condizioni, ma uno di loro morirà esattamente un anno dopo per le gravi lesioni che aveva riportato.
Gli interminabili processi che si protrassero per oltre un ventennio misero a dura prova le famiglie dei trentacinque deceduti, solo nel 2005, infatti, i tribunali giunsero a una conclusione: le perizie che vennero condotte sui rottami di quel che restava del veicolo, dimostrarono come quel vecchio pulmino non doveva neanche circolare. Due ruote, quelle posteriori, erano completamente lisce, con il battistrada ormai inesistente ridotto a pochi millimetri.
Le famiglie dei militari hanno dovuto aspettare ben trentacinque anni prima che la Corte di Cassazione si pronunciasse in maniera definitiva, stabilendo che vi era una “sussistenza di condizioni straordinarie che avevano aggravato il normale rischio connesso al trasferimento, determinate dall’utilizzo di un mezzo di trasporto in pessime condizioni di manutenzione a dispetto delle avverse condizioni meteorologiche”. La colpa era riconosciuta al Ministero della Difesa, il quale non aveva fatto la dovuta prevenzione, condannandolo a pagare un risarcimento.
Erano in gita premio ma allo stadio non arrivarono mai, alla cerimonia partecipano parenti, amici, marinai, vigili del fuoco e il presidente del municipio Levante Nerio Farinelli. Qualcuno, durante il funerale, sottolineò con decisione l’assenza della Marina militare: “La Marina non c’è ma è stata presente tutti gli anni, ricorda questi ragazzi e porta avanti ancora oggi i loro valori”. Davanti al monumento in memoria dei caduti, sul cavalcavia che porta all’autostrada, vengono deposti come ogni 18 dicembre dei fiori freschi.