Il 16 gennaio del 1547 Ivan fu incoronato primo zar di Russia, un nuovo Cesare che intendeva affermare la continuità del suo impero con quello bizantino e valorizzare il ruolo di Mosca, capitale della Russia, quale erede di Costantinopoli.
A metà del Cinquecento lo zar Ivan IV il Terribile fu il fondatore della potenza russa. Attraverso l’opera di contenimento della nobiltà e l’espansione territoriale dell’impero lungo tre principali direttrici: Asia centrale, Caucaso e Siberia.
Ivan IV ha lasciato un’impronta profonda nella storia russa, infatti il popolo lo definì Groznyj (Terribile, Minaccioso), e con questo nome è passato alla storia come Ivan il terribile. Questo appellativo faceva riferimento più a un timore reverenziale, una maestà che incuteva rispetto.
Tra le prime riforme varate da Ivan vi fu il riordinamento dell’apparato militare, con la costituzione del primo nucleo di un esercito professionale, un ridimensionamento dei privilegi della Chiesa e della nobiltà a vantaggio del rafforzamento degli organi amministrativi centrali dello Stato.
Tutta l’azione politica di Ivan fu finalizzata a distruggere il potere dei boiari, i quali costituivano una minaccia per l’integrità e il potere assoluto della monarchia. Nel corso del XIV secolo questi erano stati l’arma vincente nelle mani dei granduchi di Mosca, decisi a ridurre all’obbedienza le più antiche signorie della regione e a edificare il primo nucleo del futuro Impero russo.
La forza politica dei boiari e il riconoscimento delle loro prerogative si traduceva spesso in arroganza, in acceso spirito di corpo, in azione che sfioravano l’anarchia, ribellione e spinte autonomistiche.
Il rafforzamento dell’autorità centrale dello Stato voluto da Ivan, caratteristico dell’operato di tutti i grandi regnanti dell’Europa moderna (Stato moderno e assolutismo), non poteva che portare a un ridimensionamento drastico dei privilegi di questa antica aristocrazia.
16 gennaio 1547, l’inizio degli anni del terrore
Nei primi anni Sessanta del Cinquecento Ivan e la sua famiglia si ritirarono ad Aleksandrov, un piccolo borgo a un centinaio di chilometri da Mosca. Fino al 1581 fu la residenza dello zar e dei suoi fedelissimi. Per circa quindici-venti anni Aleksandrov divenne il centro politico, economico e culturale della Russia e, soprattutto, il cuore dello Stato di polizia voluto da Ivan, che si apprestava a lanciare nel paese una violenta campagna antinobiliare.
Nipote di Ivan III e primo zar, il quale rilasciò alla famiglia di mercanti degli Stroganov un attestato di possesso della Siberia con l’impegno di avviarne la colonizzazione. Dal 1581 gli Stroganov finanziano spedizioni lungo la Siberia occidentale impiegando i cosacchi: famigerati cacciatori di pellicce di zibellino, esuli dalle terre europee e insediatisi nella steppa con comunità militari indipendenti e propri capi (gli atamani). Proprio l’atamano Jermak guidò la prima spedizione contro il khanato tataro di Sibir, sconfitto e dissolto nel 1598.
Ivan il terribile fu uno dei sovrani russi più enigmatici, la sua personalità e le sue azione hanno suscitato le interpretazioni più disparate, da un lato per quanto fossero bizzarre e radicali, dall’altro per la frammentarietà e l’incoerenza delle fonti tramandate.
Considerato uno dei simboli della tirannia dispotica assoluta, un degno antenato di Stalin, un sadico analfabeta o semplicemente un folle, dall’altro canto invece era visto un intellettuale sul trono, un principe rinascimentale paragonabile ad altri europei della sua epoca come Enrico VIII d’Inghilterra.
Ma cosa scatenò tale brutalità in Ivan? Salì al trono quando aveva solo tre anni, destabilizzando un equilibrio politico raggiunto con fatica. Scoppiarono in tutta la loro violenza delle tensioni interne fino a quando Ivan non raggiunse la maggiore età. I boiari lottarono brutalmente per il predominio, coinvolgendo anche i capi della Chiesa.
A causa dei violenti avvenimenti successi in tenera età, lealtà e sicurezza sarebbero stati i punti cardinali per lo zar. All’età di sedici anni, divenuto maggiorenne, il 16 gennaio 1547 venne incoronato con una splendida cerimonia a stampo bizantino, diventando gran principe e zar di tutta la Rus’.
La sua fedeltà alla fede ortodossa, i suoi legami con Kiev vennero messi in risalto creando nuovi santi. Lo zar era il rappresentante e il servitore di Dio sulla terra, investito di un potere politico assoluto e insindacabile, ma che doveva usare qualità virtuose come la saggezza.
La sovranità assoluta
Il regno di Ivan il terribile segnò l’ultima fase di sacralizzazione della monarchia russa, una concezione diversa ma complementare che venne dalla mente di Ivan Peresvetov. Quest’ultimo sottolineò le virtù dell’ordinamento militare turco, proponendo di risolvere il problema dell’anarchia dei boiari e del governo della società grazie al potere assoluto della sovranità e una severità esemplare.
Un assolutismo differente da quello del monarca francese, dove Ivan si distinguerà fra la propria natura mortale di peccatore e il potere del sovrano, voluto dal Signore, che non deve chiedere e rendere conto a nessuna autorità terrena.
Si dedicò alle questioni della terra e della Chiesa, con terra si faceva riferimento alle Assemblee della terra (zemskij sobor) cioè rivolta alle comunità che l’abitavano: laici e membri anziani. Non erano un’assemblee particolarmente importanti (poteva essere assoggettata all’assemblea degli stati generali), ma serviva allo zar come cassa di risonanza tramite cui ottenere sostegno e risorse.
Contemporaneamente Ivan il terribile e i suoi consiglieri si dedicarono alla questione religiosa, convocato nel 1551 il Concilio noto come Cento Capitoli (Stoglov), discutendo del governo della Chiesa e del suo rapporto con la con la corona. Questi meccanismi servirono in un’ambiziosa politica interna, la quale mirava a ristrutturare l’amministrazione centrale, locale e a perfezionare la mobilitazione delle truppe.
Le sue riforme amministrative vennero paragonate alla, allora, odierna Inghilterra; Geofrey Elton le chiamò rivoluzioni burocratiche, non tanto differenti dalla politica dei Tudor. Nel XVI secolo la struttura amministrativa della corte moscovita diede la nascita a diversi organi separati di governo e di amministrazione statale.
La Riforma dei Mille di Ivan (1550) servì a semplificare il comando dell’esercito, mirando a creare tramite la distribuzione di alcuni territori a Mosca a mille servitori scelti permanenti, un corpo militare d’élite, ma in che misura il progetto venne realizzato non è tutt’ora chiaro.
Il dovere dei nobili di servire la corona era un’usanza antica, ora sancita da un nuovo codice. La Moscovia fu uno stato di servitori, dove ogni classe possedeva determinati obblighi. Ivan tenne conto anche dell’importanza delle armi da fuoco, la sua principale forza rimase la cavalleria armata di archi e armi bianche, ma fu nel 1550 che creò la prima fanteria russa di moschettieri.
Queste truppe erano dei veri e propri soldati, quindi salariati ma che allo stesso tempo dipendevano anche di una loro base economica; in tempo di pace erano piccoli proprietari terrieri o piccoli commercianti. Fu durante il regno di Ivan che Mosca tentò per la prima volta di raggiungere i cosacchi delle steppe del sud per difendere la frontiera meridionale.
Ivan reclutò i cosacchi del Don come irregolari nelle sue guerre contro Kazan’, nel 1570 confermò ufficialmente i loro possedimenti lungo il Don in cambio di servizio permanente alla frontiera. Ma dieci anni prima, dopo la morte della moglie Anastasija, i suoi rapporti con l’élite andarono a deteriorarsi.
In quegli anni molti boiari caddero in disgrazia per accuse inconsistenti, dopo la morte di Makarij, Ivan sposò una circassa, in tutto si sposò sette volte. Molti princìpi passarono dalla parte polacca o lituana.
La violenza e gli sconvolgimenti degli ultimi anni di Ivan il terribile, il peso sempre maggiore di guerre ed epidemie degli anni Settanta e Ottanta dei Cinquecento stremarono il paese. Tutte le classi ne soffrirono, in particolare i contadini, indebitandosi sempre di più con i proprietari terrieri. Molti di loro scapparono, si vendettero come schiavi o si unirono ai cosacchi.
La società che Ivan IV lasciò in eredità era stata ridotta ai minimi termini dal terrore, da guerre dispendiose e disastri naturali; i suoi matrimoni avevano avuto pochi eredi maschi, in un accesso d’ira Ivan colpì a morte il figlio maggiore, l’unico legittimo erede al trono, portando alla fine della dinastia.
A Ivan IV, morto nel 1584, succedette il figlio Fëodor Ivanovič, un sovrano pio e passivo, più interessato agli affari della Chiesa che allo Stato. I suoi anni da regnante furono coordinati da suo cognato boiaro e tataro. Un altro figlio di Ivan era ancora minorenne e considerato illegittimo in quanto frutto del settimo matrimonio. Quest’ultimo morì in tenera età in circostanze anomale, mentre Fëodor morì senza eredi ed estinguendo la dinastia rjurikide.