Il 19 dicembre del 1945 l’Austria divenne per la seconda volta una Repubblica, la sua prima Repubblica fu interrotta dall’Anschluss nazista il 12 marzo 1938. Questo ultimo indica l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, effettuata da Adolf Hitler.
Il Partito nazionalsocialista austriaco riteneva che l’Austria fosse parte integrante del nuovo Reich tedesco, cercò di realizzare l’occupazione con la forza, ma il Putsch del 25 luglio 1934 fallì per l’opposizione di Mussolini, il quale fece schierare quattro divisioni al confine italo-austriaco.
La mutata congiuntura internazionale e l’iniziativa politica dell’Asse determinarono il successo del progetto nel 1938. Il cancelliere Schuschnigg fu costretto a dimettersi, le truppe tedesche occuparono l’Austria e una legge ne proclamò l’annessione al Reich e fu ridotta a semplice provincia tedesca (Ostmark), l’Austria perse ogni autonomia.

19 dicembre 1945, la liberazione
L’Austria ritorna ad essere una repubblica dopo l’annessione nazista. Viene riportata in vigore la Costituzione del 1920 e diviene primo Presidente della Seconda repubblica austriaca Karl Renner, capo del Governo provvisorio dall’aprile 1945.
All’inizio del Novecento era ancora un impero che combatteva al suo interno i movimenti d’indipendenza nazionale, dopo la Grande Guerra, l’Austria fatica a costruire una propria identità nazionale, sia per le amputazioni territoriali subite, sia per l’impossibilità di unirsi alla Germania.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Austria rimarrà un Paese a sovranità limitata fino al 1956, la sua vita politica successiva era caratterizzata dalla stabilità delle istituzioni e dell’economia; ma con il crollo dei Paesi comunisti, sorgono problemi economici e sociali per la massiccia immigrazione slava. La partecipazione al governo del partito xenofobo di Jörg Haider produsse gravi tensioni diplomatiche.
Dall’Impero alla Repubblica
All’aprirsi del XX secolo il territorio austriaco era ancora parte dell’Impero austro-ungarico, entità politica formata da due Stati con un unico imperatore e con due governi distinti; va specificato che la politica estera era dipendente dal ministero delle Finanze e da quello della Guerra.
La situazione economica nei primi anni del Novecento era in netta in espansione, grazie anche a quel periodo delineato dalla Belle Époque, quella politica vedeva l’introduzione progressiva di provvedimenti democratici: il suffragio universale maschile che venne concesso nel 1907 e il bilinguismo attuato in tutti i territori dell’impero.
Queste aperture e la crescita economica non riuscirono comunque a contenere i movimenti indipendisti, i quali diventano sempre più pressanti e spingevano le autorità a un’azione repressiva. In questi anni nacque, nei territori dell’Ungheria, l’arte di combattimento (non di difesa) detta Krav Maga, creato dal figlio di un poliziotto ebreo astro-ungarico Imi Lichtenfeld.
La lotta contro il nazionalismo non molla, contrapponendosi alle istituzioni parlamentari locali (scioglimento del parlamento boemo nel 1907) e in politica estera, con un sempre maggiore interventismo nei Balcani, dove la Repubblica Serba, anche per le sue stesse mire espansionistiche, rappresentava un modello di autonomia per tutte le altre nazionalità.
Questa strategia portò nell’ottobre 1908, con l’annessione della Bosnia-Erzegovina, un atto palesemente ostile nei confronti della Serbia e verso la Russia. Il governo austriaco si orientava, quindi, verso una soluzione bellicista che non prevedeva nessun aproccio di tipo diplomatico.
La linea intransigente appoggiata dall’imperatore Francesco Giuseppe non trovò il consenso dell’erede designato, l’arciduca Francesco Ferdinando, che era sì favorevole alla concessione dei territori slavi della parte meridionale dell’impero ma che potessero godere di un’autonomia pari a quella ungherese.
L’imperatore, invece, preferì la sicurezza dall’alleanza militare con la Germania e con l’Italia (Triplice Alleanza, patto difensivo segreto siglato tra Germania, Austria e Italia, 20 maggio 1882), seppure ai vertici militari si nutrivano dubbi sulla fedeltà di quest’ultima in caso di conflitto.
La guerra alla Serbia, dichiarata nel luglio del 1914, non è un evento inaspettato per i vertici politici austriaci, che da tempo cercano un pretesto per condurre una guerra contro la repubblica slava, anche in seguito all’importanza che questa ha assunto durante le guerre balcaniche (1912-1913).
L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando darà l’avvio al Grande Conflitto mondiale. L’Impero venne impegnato sul fronte balcanico ma, a oriente, soprattutto nella prima fase del conflitto, anche contro la Russia zarista; l’anno successivo contro quello italiano. Quest’ultima aveva abbandonando la Triplice Alleanza, entrando in guerra contro l’Austria per entrare in possesso delle terre irredente.
Questa parte storica dell’Austria ci porterà a comprendere il perché della prima Repubblica, come arrivò alla sottomissione nazista e alla proclamazione della seconda Repubblica del 19 dicembre 1945.
Alla morte dell’imperatore Francesco Giuseppe (21 novembre 1916), l’Austria si trovava in una situazione di grande difficoltà, tanto che il successore, Carlo I (1887-1922), prese contatti con le potenze della Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia e, durante la guerra, Italia) nel tentativo di realizzare un accordo indipendente dalla Germania. Le potenze alleate respinsero le proposte dell’imperatore perché poco disponibile alle concessioni, in particolare nei confronti dell’Italia.
Nel 1917 lo sfondamento a Caporetto illude i vertici militari austriaci su un possibile rovesciamento delle sorti della guerra; l’arresto però sulla linea del Piave causa la definitiva sconfitta. I popoli nazionalisti sotto l’Impero astro-ungarico si proclamarono indipendenti e i soldati dei nuovi Stati disertano, facilitando l’azione dell’esercito italiano.
La situazione è così critica che divenne impossibile per Carlo I convincere gli Alleati a imporre condizioni di pace meno dure di quelle della Germania. Le diverse nazionalità dell’impero rifiutarono categoricamente la proposta dell’imperatore di dare origine a uno Stato federale; si formarono così gli Stati autonomi di Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia (trattato di Saint-Germain e trattato del Trianon).
Queste decisioni, che sanciscono la fine dell’impero condussero Carlo I a rinunciare a ogni responsabilità politica, il 12 novembre 1918 viene istituita la Repubblica, per poi ritornare il 19 dicembre 1945.
L’occupazione nazista e la Repubblica
Il 27 aprile 1945, undici giorni prima della resa tedesca dell’8 maggio, l’Austria fu dichiarata indipendente dalla Germania nazista. In seguito alla liberazione dell’Austria, Karl Renner, con il tacito consenso delle forze sovietiche, formò un governo provvisorio che fu rapidamente riconosciuto anche dagli alleati.
Per tutti gli anni Trenta, la Germania nazista perseguì una politica estera aggressiva. Tale politica culminò nella Seconda Guerra Mondiale, la quale iniziò in Europa nel settembre del 1939. L’espansione territoriale del periodo prebellico e bellico portò milioni di ebrei sotto il controllo tedesco. Tra l’11 e il 13 marzo 1938, la Germania nazista annesse la confinante Austria, questo evento è passato alla storia con il nome di Anschluss.
Nel 1938, Hitler ottenne alcuni importantissimi successi in politica estera. Il primo obiettivo fu proprio l’annessione dell’Austria, portata a compimento il 13 marzo 1938. L’Inghilterra non sollevò alcuna obiezione, non così rilevante; il governo inglese, infatti, era disponibile ad accettare una revisione dei confini tedeschi fissati nel 1919 dopo la Grande Guerra, a patto che ciò non alterasse eccessivamente l’equilibrio politico europeo nel suo complesso.
Questa politica, condotta soprattutto dal primo ministro Neville Chamberlain, veniva definita appeasement: disponibilità alla pace a qualunque costo. Essa nasceva da una precisa consapevolezza, la paura che fosse scoppiata una nuova guerra e che l’Inghilterra ne sarebbe comunque uscita stremata. Anche in caso di vittoria, con ogni probabilità, avrebbe perso il suo l’impero.
Subito dopo l’occupazione dell’Austria, Hitler sollevò il problema dei tre milioni di tedeschi presenti entro i confini della Cecoslovacchia, nella regione dei Sudeti. Per esaminare la questione fu convocata a Monaco (il 29 settembre 1938) una conferenza a quattro. Ad essa parteciparono Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier, il primo ministro francese. In quella sede si decise, senza interpellare il governo della Cecoslovacchia, i termini del suo destino: doveva cedere al Terzo Reich un territorio di 28 345 Km quadrati.
Nel discorso pronunciato al suo ritorno da Monaco, Chamberlain dichiarò: “Credo che sia la pace per il nostro tempo“. Ma Hitler proseguì nel suo espansionismo, il 16 marzo 1939, la Germania occupò anche Praga e il resto della Boemia, ponendo fine all’indipendenza della Cecoslovacchia.
In breve tempo l’Austria venne annessa a pieno titolo al Reich. La maggior parte della popolazione accolse l’annessione alla Germania con sincero entusiasmo. Nell’agosto 1938, per ospitare i numerosi antinazisti austriaci arrestati, venne aperto il lager di Mauthausen (campo di prigionia militare della Grande Guerra, riadattato a lager durante il Terzo Reicht), nei pressi della città di Linz.
La Boemia fu trasformata in una specie di protettorato, dipendente in tutto e per tutto da Berlino. Dal 1939 al settembre 1941, l’incarico di governatore della Boemia fu rivestito da Konstantin von Neurath, al quale successe più tardi Reinhard Heydrich, capo della Gestapo.
Per l’internamento degli avversari politici cechi dapprima venne aperto il campo di Flossenbürg, in Baviera, poi venne adattata a lager la Piccola fortezza di Terezin/Theresienstadt (a circa 50 chilometri da Praga). Molte donne ceche, infine, vennero deportate a Ravensbrück.
Non è sconosciuto al mondo intero come l’Austria appoggiò la sua annessione all’Impero tedesco nazista, alla fine della seconda guerra mondiale, dopo la sconfitta nazista, l’Austria venne occupata dagli Alleati fino al 1955 diventando una Repubblica provvisoria, quando la nazione divenne nuovamente una Repubblica ma indipendente dovette accertare la condizione di rimanervi tale.