Il 2 gennaio del 1793 si ebbe la seconda fase della partizione di Polonia, o meglio: della Confederazione Polacco-Lituana a opera delle potenze confinanti rappresentante dall’Impero russo, il Regno di Prussia e la Monarchia asburgica.
Fu verso la fine fine del XVIII secolo quando avvennero tre differenti occasioni di partizione (1772, 1793 e 1795) adottate delle potenze confinanti, la Polonia non fece altro che essere divisa fino a scomparire del tutto per molto tempo.
In tutti questi casi, però, ci furono riguardo al riconoscimento della lingua polacca, al rispetto per la cultura della Polonia e dei diritti dei suoi abitanti, delle certificazioni; ma non passò molto tempo tuttavia prima che queste promesse non fossero mantenute.
Le spartizioni cancellarono infatti l’esistenza di Stato polacco e di quello lituano dalla cartina dell’Europa dal 1796 fino alla fine del Grande Conflitto Mondiale (1918), quando tornarono a essere nazioni indipendenti.
Abitata sin dall’antichità da popolazioni slave, il territorio dell’attuale Polonia fu unificato nel X secolo dalla dinastia dei Piasti, la quale cristianizzò il paese. Trasformata in regno verso XI secolo, nella seconda metà del Trecento la Polonia cadde sotto il dominio della dinastia lituana degli Iagelloni, i quali crearono un vasto e potente Stato polacco-lituano e inaugurarono un periodo di grande splendore.
Tra il Cinquecento e Seicento, dopo che la dinastia venne assimilata ed estinta, ebbe inizio una lunga fase di crisi. La Polonia perdette ampia parte dei suoi territori e vide affermarsi definitivamente il potere della nobiltà in una struttura politica sempre più fragile.
Coinvolta in numerosi conflitti, tra Seicento e Settecento cadde in balia delle potenze straniere. Quasi un secolo più tardi scomparve del tutto come Stato in seguito a tre successive spartizioni tra Russia, Prussia e Austria, che ebbero luogo nel 1772, nel 1793 e nel 1795.
2 gennaio 1793, Polonia, perché territorio conteso
La nazione smembrata da Russia, Prussia e Austria nel 1772, (2 gennaio) 1793 e 1795, era risorta con sangue e sacrifici dopo il Primo Conflitto Mondiale. L’11 novembre del 1918, il giorno della fine delle ostilità costate milioni di morti, i tedeschi vennero disarmati ed espulsi da Varsavia.
Il giorno prima nella capitale giunse Pilsudski, quest’ultimo aveva scontato sedici mesi nella fortezza di Magdeburgo, perché le legioni polacche, sotto il suo ordine ordine, avevano rifiutato di prestare giuramento al Kaiser. Raccolse nelle sue mani i pieni poteri sia dal Consiglio di reggenza che dal governo provvisorio proclamato il 6 novembre a Lublino e con capo il socialista Ignacy Daszynski.
La Polonia è stata storicamente un territorio conteso per una serie di fattori geografici, politici e storici. Il suo territorio è situato nel cuore dell’Europa, tra le grandi potenze di Germania (a ovest), Russia (a est) e Austria (a sud). Questa posizione centrale ha fatto sì che la Polonia fosse vista come un punto di passaggio o di contesa per altre potenze, sia per motivi militari che economici.
Le divisioni politiche che ha subito nel corso dei secoli sono suddivise in numerosi periodi caratterizzati da conflitti esterni e interni. La sua storia di frammentazione risale sin dal Medioevo, quando varie dinastie locali lottavano per il potere. Più tardi, nel 1795, la Polonia venne spartita tra Russia, Prussia e Austria (le cosiddette spartizioni della Polonia), scomparendo dalla mappa per più di un secolo.
Le potenze che circondano la Polonia hanno spesso cercato di ampliare i loro territori o di esercitare il loro dominio su di essa. La Polonia è stata invasa e occupata più volte, come dai russi nel XVIII secolo, dai tedeschi e russi durante la Seconda Guerra Mondiale e dalla stessa Russia nel periodo sovietico.
La Polonia ha vissuto anche conflitti ideologici tra occidente e oriente. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale divenne un satellite dell’Unione Sovietica, pur mantenendo una forte identità nazionale e religiosa, principalmente cattolica. Le tensioni tra il blocco sovietico e l’Occidente (Stati Uniti e alleati) hanno contribuito a un’altra fase di contese politiche ed economiche, come durante la Guerra Fredda.
La sua popolazione, nel corso dei secoli, è stata molto eterogenea con gruppi etnici e religiosi diversi che coesistevano all’interno dei suoi confini. Ciò ha causato tensioni interne e lotte per il controllo della regione, in quanto le minoranze etniche, come i tedeschi, gli ucraini, i bielorussi e i lituani, hanno cercato di affermare i loro diritti e la loro autonomia.
Il risorgimento della Polonia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989 e la fine del comunismo in Polonia nel 1989, il paese ha dovuto affrontare nuove sfide. Sebbene oggi la sia un membro dell’Unione Europea e della NATO, le sue relazioni con i vicini, in particolare con la Russia, rimangono ancora complesse.
In sintesi: la Polonia è stata storicamente un territorio conteso a causa della sua posizione geopolitica, delle sue divisioni interne, dei conflitti con le potenze vicine e delle lotte ideologiche e culturali che l’hanno attraversata nel corso della sua lunga storia.
Cosa accadde veramente il 2 gennaio del 1793
Il 2 gennaio 1793, in Polonia, ebbe luogo un evento cruciale legato alle spartizioni della Polonia, un processo che portò alla scomparsa del paese dalla mappa dell’Europa per oltre un secolo.
In quella data, durante il periodo della seconda spartizione della Polonia, l’imperatrice di Russia Caterina II e il re di Prussia Federico Guglielmo II firmarono un accordo che prevedeva l’annessione di una parte significativa del territorio polacco da parte dei due stati.
Nel 1772, la Polonia era già stata oggetto di una prima spartizione tra Russia, Prussia e Austria, che ridusse notevolmente il suo territorio. Indebolita da divisioni interne e da un sistema politico vulnerabile (in particolare il libero voto che consentiva ai nobili di bloccare le decisioni politiche), non riuscì a mantenere la sua indipendenza. Sebbene la Polonia cercasse di riformare il proprio sistema, non riuscì a evitare la crescente pressione delle potenze vicine.
Nel 1793, a seguito del fallimento di un tentativo di riforma costituzionale (la Costituzione del 3 maggio del 1791), e dopo l’insurrezione del 1792 contro la crescente influenza russa, la Polonia fu nuovamente minacciata. La Russia, sotto Caterina II, e la Prussia decisero di compiere una seconda spartizione, dalla quale veniva eliminata ulteriormente la sovranità polacca.
La Russia ottenne la parte orientale del paese (che includeva ampie terre dell’attuale Ucraina e Bielorussia), mentre la Prussia acquisì vaste aree nel nord e nell’ovest (compresa la città di Danzica, ora Gdańsk).
Anche l’Austria, che in quel periodo era sotto il regno di Leopoldo II, il quale governava come imperatore del Sacro Romano Impero e anche come arciduca d’Austria, ottenne una parte importante di questa suddivisione: la Galizia e alcune aree meridionali del territorio.
Il 2 gennaio 1793, i rappresentanti delle potenze spartitorie firmarono l’accordo che sanciva la seconda spartizione, annettendo formalmente ulteriori territori della Polonia. La firma di questo trattato portò a un completo smantellamento del paese.
La Polonia non ebbe la possibilità di resistere efficacemente a queste invasioni. La politica interna era frammentata e dominata dalle fazioni nobiliari, e proprio quest’ultima non riuscì a organizzare una resistenza unitaria contro la minaccia esterna. Questa spartizione, unita alla precedente del 1772, portò progressivamente alla scomparsa della Polonia come stato indipendente.
La seconda spartizione, unita alla prima, ridusse ulteriormente il territorio polacco e portò alla fine della Polonia come stato indipendente per più di un secolo. Il paese scomparve completamente dalla mappa dopo la terza spartizione nel 1795, quando la Russia, la Prussia e l’Austria annetterono l’ultimo dei suoi territori. La Polonia riacquistò la sua indipendenza solo nel 1918, al termine della Prima guerra mondiale.
In sintesi, il 2 gennaio 1793 fu una data significativa nella storia della Polonia, poiché sancì la seconda spartizione del paese, che ne accelerò la fine come stato sovrano e la sua successiva eliminazione dalla mappa dell’Europa fino alla fine del XIX secolo.