La pace di Vestfalia del 24 ottobre 1648 pose fine alla cosiddetta Guerra dei trent’anni, iniziata nel 1618, e alla Guerra degli ottant’anni, tra la Spagna e le Province Unite. Si compone di tre trattati, di cui due firmati a Münster e uno a Osnabrück, entrambe città della Vestfalia.
La diffusione del protestantesimo segnò l’inizio di una nuova era. Le persecuzioni religiose, dopo l’avvento di Filippo II sul trono di Spagna, divennero particolarmente violente e, falliti i tentativi di accomodamento con la reggente Margherita d’Austria, provocarono gravi tumulti che si distesero sul tutta l’Europa centrale.
all’interno di queste guerre scoppiò la Guerra dei trent’anni, che non è altro una serie di conflitti armati, i quali dilaniarono l’Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea e si divide in quattro fasi: boemo-palatina, danese, svedese e francese.
Cosa accadde durante la guerra
Le origini di questa lunga guerra vanno ricercate nel vigore assunto dal protestantesimo dopo la Pace di Augusta (1555), nella contro riforma in risposta anti-protestante da parte della Chiesa e dei principi cattolici, la posizione centrale della Germania influì molto; le tensioni politiche, religiose e costituzionali all’interno dell’Impero, manifestatesi già con la formazione nel 1608 e 1609 di alleanze contrapposte dal punto di vista religioso.
L’elezione a re di Boemia dell’arciduca Ferdinando e il conseguente arrivo di amministratori cattolici provocò la ribellione meglio conosciuta come defenestrazione di Praga (23 maggio 1618); dove alcuni nobili protestanti, contro il divieto d’erigere propri luoghi di culto, reagirono al diniego gettando i rappresentanti dell’imperatore Mattia d’Asburgo dalle finestre del castello di Praga, segnò l’inizio della guerra.
Respinte le truppe imperiali fino a Vienna, i Boemi, dichiarato decaduto Ferdinando, eleggendo al trono Federico V, elettore del Palatinato, restando isolati nel fronte protestante e subendo la sconfitta della Montagna Bianca a O di Praga (8 novembre 1620) da parte delle truppe imperiali.
La guerra si spostò allora nel Palatinato, dove nel 1623 Tilly sconfisse i principi protestanti, sostenuti anche dagli stati generali delle Province Unite, mentre nel campo cattolico gli Asburgo di Spagna erano alleati a quelli d’Austria. Il conflitto divenne europeo con la ribellione in Valtellina dei cattolici contro i Grigioni protestanti, i quali permisero il collegamento attraverso la valle tra Austria e Spagna (1622) contro cui intervenne la Francia.
Trent’anni di guerra e conflitti i quali si svolsero tra il 1618 e il 1648 in Europa e comportarono profondi mutamenti degli assetti politico-economici della storia Moderna europea.
La Guerra dei trent’anni (1618-1648) fu un grande conflitto europeo contraddistinto da divisioni religiose, nonché uno dei più devastanti della storia d’Europa, dato che causò circa otto milioni di morti. Iniziato in Boemia come una diatriba su scala locale, alla fine coinvolse tutta l’Europa, influenzando lo sviluppo dell’Era moderna.
La guerra viene convenzionalmente divisa in quattro fasi: la fase boemo-palatina o della Rivolta boema (1618-1620), la fase danese (1625-1629), la fase svedese (1630-1634) e la fase francese (1635-1648).
Il ruolo del protestantesimo e la sua struttura
La Riforma protestante aveva incoraggiato il dissenso religioso e causato tensioni sociali fin dal 1517, portando a uno stato di calma apparente con la Pace di Augusta del 1555, con la quale si stabilì il principio del cuius regio, eius religio (dal latino: di chi [è] il regno, di lui [è] la religione), secondo la quale un sovrano sceglieva se il proprio territorio dovesse seguire la religione da lui professata: cattolica o quella luterana.
Quando l’imperatore del Sacro Romano Impero, il cattolico Ferdinando II (1578-1637), divenne re di Boemia, i suoi sudditi, in gran parte protestanti, diedero inizio alla Rivolta boema nel maggio 1618, conosciuta come Guerra dei Trent’anni, dopo la seconda defenestrazione di Praga, scegliendo come loro monarca Federico V del Palatinato (1596-1632).
Il nucleo teologico del protestantesimo consiste nella dottrina dei cosiddetti tre sola: Sola Gratia, sola Fide, sola Scriptura. Si fonda sulla predicazione della parola di Dio e riconosce come unico capo non il papa, i vescovi o i concili, ma Gesù Cristo.
Il Protestantesimo prese origine inizialmente dalla protesta del frate agostiniano Martin Lutero, docente di teologia all’università di Wittenberg. Il 31 ottobre 1517, irritato dalla predicazione del frate domenicano Johann Tetzel, pubblicò 95 tesi, elenco di quaestiones da sottoporre a pubblico dibattito su simonia, dottrina delle indulgenze e suffragio dei defunti nel purgatorio, intercessione e culto dei santi e delle loro immagini in lingua locale, andando a toccare i punti nodali dell’ecclesiologia medievale.
Nel Cattolicesimo, Maria e i santi occupano un posto importante e sono venerati. Nel Protestantesimo l’enfasi è più sul rapporto diretto tra l’individuo e Dio e la venerazione di Maria e dei santi è generalmente evitata.
Col Luteranesimo le varie confessioni protestanti condividono un rifiuto dell’autorità del Papa, del culto di angeli, santi e della Madonna, ma anche un rifiuto del concilio ecumenico; riconoscendo solo alla Bibbia l’autorità suprema in materia di fede (sola scriptura).
Il termine Protestante nacque in seguito alla lettera di protesta dei principi elettori luterani contro la proclamazione della Dieta di Spira del 1529, i due rami principali sono il Luteranesimo e il Calvinismo (ufficiale del calvinismo francese 2546), da non confondere con le scissioni: Ortodossi, Cattolici e Anglicani.
24 ottobre 1648, firma di pace di Vestfalia
La guerra dei trent’anni viene ufficialmente riconosciuta come la fine della Riforma protestante.
Non ci fu alcun vincitore poiché il trattato con cui si concluse la guerra nel 1648, la Pace di Vestfalia (che pose fine anche alla Guerra degli ottant’anni tra la Spagna e i Paesi Bassi), essenzialmente ristabiliva gli stessi termini della Pace di Augusta del 1555 in materia religiosa. Tra le conseguenze della guerra si possono includere:
- la nascita della moderna sovranità degli stati;
- il riconoscimento del calvinismo;
- l’indipendenza delle Province Unite;
- innovazioni e modernizzazione nella guerra;
- l’indipendenza della Svizzera;
- l’ascesa della Francia al rango di grande potenza;
- il declino dell’Impero spagnolo;
- l’indipendenza del Portogallo;
- l’indebolimento del Sacro Romano Impero.
Dopo la sua conclusione il calvinismo fu considerato come un sistema di credenze legittimo, alla pari del cattolicesimo e del luteranesimo. Termina così, nel 1648, iniziò il periodo di sviluppo delle sette protestanti.
Tuttavia, questo non risolse il conflitto religioso, continuando nel corso della storia e ponendo gli storici nella posizione di sottolinearlo ancora in corso. La guerra venne anche ritenuta il punto d’inizio delle tattiche militari moderne, messe in atto da Gustavo Adolfo, nonché per l’affermarsi dell’odierno sistema internazionale, basato sulla statualità, uno spartiacque nella transizione verso l’Età moderna.
La Pace di Vestfalia segnò la decadenza della Spagna, accrebbe la potenza di Svezia e Francia, riconoscendo l’indipendenza delle Province Unite dalla Spagna e della Confederazione svizzera dall’Impero; ratificò la fine delle guerre di religione in Europa, allargando l’ambito della libertà di coscienza e ponendo la strada verso L’illuminismo del 1730.