Il Governo De Gaspari del 9 gennaio 1946, vediamo cosa accadde: Umberto di Savoia, alla vigilia del voto, il 31 maggio, in un messaggio al paese promette nel caso di una vittoria della monarchia, di promuovere un secondo referendum sulla questione istituzionale. Palmiro Togliatti, segretario del PCI, e i partiti che sostenevano la Repubblica la definirono una manovra provocatoria.
Il 1 giugno il pontefice Pio XII, parlando al Sacro collegio in occasione della festività di San Eugenio interviene sul tema delle elezioni che l’indomani si sarebbero svolte in Italia e in Francia affermando che:
“Si tratta di sapere se l’una e l’altra di queste due nazioni, di queste due sorelle latine, di ultramillenaria civiltà cristiana, continueranno ad appoggiarsi sulla salda rocca del cristianesimo, sul riconoscimento di un Dio personale, sulla credenza nella dignità spirituale e nell’eterno destino dell’uomo, o se invece vorranno rimettere le sorti del loro avvenire all’impassibile onnipotenza di uno Stato materialista, senza ideale ultraterreno, senza religione e senza Dio Di questi due casi si avvererà l’uno o l’altro, secondo che dalle urne usciranno vittoriosi i nomi dei campioni ovvero dei distruttori della civiltà cristiana. La risposta è nelle mani degli elettori; essi ne portano l’augusta, ma pur quanto grave responsabilità!”.
Un chiaro appello a votare per la Democrazia cristiana. Il secondo giorno, quello delle votazioni, Il Popolo dedica al discorso del pontefice la prima pagina con il titolo: I cattolici del mondo hanno ascoltato la parola del supremo pastore. Abbiate fiducia. Siete più forti dei vostri avversari. Dio è con voi .
Durante le votazione ci furono due scede, quella per eleggere i deputati all’Assemblea Costituente e quella per il referendum istituzionale Repubblica o Monarchia. L’affluenza alle urne fu altissima, per la prima volta le donne possono votare a una consultazione politica nazionale; i quotidiani le invitano a non mettere il rossetto per evitare che incollando la scheda diventi riconoscibile e quindi annullata.
Alcide De Gaspari e la sua vita
Nato da una famiglia umile ma profondamente cattolica e primo di quattro figli, studiò presso il collegio vescovile di Trento. Completò gli ultimi due anni liceali nel locale imperial regio ginnasio superiore, conseguendo la maturità classica nel luglio del 1900.
La sua vocazione politica, giù in formazione, attecchì precocissima sul solido fondo di quella cattolica. Trento con le sue personalità cattoliche europee, poneva al di là del solido, ma chiuso, cerchio di quella provincia i problemi del cattolicesimo sociale e politico, in netto contrasto con la società liberale e il movimento socialista.
Dovevano farsi sentire anche gli echi della reazione italiana del 1898 per aprire i primi convincimenti a uno scenario più ampio. Il compatto tessuto sociale religioso del trentino non poneva un problema di resistenza o di riconquista cattolica, ma certamente richiedeva un nuovo modo di pensare e perseguire la sua conservazione.
Il tema si rifletteva su tutti gli aspetti della vita civile e religiosa, l’immagine era quella di un mondo in tempesta, dal quale si rifrangeva un universo relativamente tranquillo ma esposto dai suoi peculiari problemi di sviluppo economico e dalla questione della nazionalità in una terra di confine.
Sono questi i motivi quando si asserisce che il cattolicesimo del De Gasperi fu innanzitutto quello delle borgate trentine, “legato agli elementi naturali della vita dell’uomo, la nascita e la morte, il focolare domestico, “la voce delle campane, tutto il buon passato trentino, seminato di croci e di campanili”.
Non fu solo un’opposizione al radicalismo anticlericale o alla liberaleria e al socialismo marxista, ma una maturità crescente di interessi. Gli anni universitari viennesi furono quelli cruciali per la sua formazione culturale e politica, tramite le associazioni studentesche De Gaspari entrò in contatto con il movimento studentesco cattolico dell’università di Vienna, il quale costituiva una colonna portante del partito cristiano-sociale.
Impostò una politica popolare basata sulla rivendicazione del suffragio universale, su una limitazione dell’imposizione indiretta e una diversa politica di bilancio. Questa posizione gli consentì di reggere l’urto della polemica socialista, particolarmente aspra (1909), quando dal febbraio al settembre vi soggiornò Mussolini, il quale prese la direzione dell’Avvenire del lavoratore, accentuando la campagna anticlericale e irredentistica, prima di venire espulso dalle autorità austriache, anche su pressione dei liberali e degli stessi cattolici.
Negli anni seguenti si ruppero comunque i tradizionali equilibri del notabilato liberale, mescolandosi via via i problemi del controllo politico dell’amministrazione con quelli della causa nazionale da un lato e dell’autonomia civica dall’altro. Fu un’occasione dove De Gasperi seppe muoversi con accortezza, solidale sotto il profilo istituzionale, intransigente rispetto a quello sociale e politico, che favorì un progressivo rafforzamento delle posizioni cattoliche all’interno del Consiglio municipale.
9 gennaio 1946, Alcide De Gaspari forma il nuovo governo italiano
Alcide Amedeo Francesco De Gasperi è stato un politico italiano, fondatore della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio in 8 successivi governi di coalizione, da dicembre 1945 ad agosto 1953.
Annoverato tra i più influenti statisti dell’Europa del XX secolo, De Gasperi fu il padre fondatore dello Stato repubblicano, ponendo le basi per quello che sarebbe divenuto l’assetto politico della Prima Repubblica italiana. Inoltre è ritenuto, assieme al connazionale Altiero Spinelli, ai francesi Robert Schuman e Jean Monnet, al cancelliere della Germania Ovest Konrad Adenauer, all’olandese Johan Willem Beyen e al belga Paul-Henri Spaak, uno dei fondatori dell’Unione europea.
Fervente cattolico, la Chiesa cattolica lo ha insignito del titolo di servo di Dio nel 1993 quando ne venne avviata la causa di beatificazione. Dopo l’annessione del Trentino, De Gasperi aderì al Partito Popolare Italiano fondato alcuni mesi prima da don Luigi Sturzo. Nel 1921 venne eletto deputato ma nel collegio di Roma, in quanto il Trentino era sottoposto a regime commissariale.
Nella prima composizione del governo Mussolini il PPI era rappresentato da due ministri, dove anche De Gasperi, il 16 novembre 1922, gli diede il voto alla fiducia. Già nell’aprile 1923 i ministri del PPI (Partito Popolare italiano) ne uscirono seguendo il loro segretario Sturzo.
Ormai isolato e impossibilitato a far politica, De Gasperi fu fermato dalla polizia alla stazione di Firenze l’11 marzo 1927 insieme alla moglie, in possesso di un passaporto scaduto e di documenti falsi, mentre si stava recando in treno a Trieste. Venne arrestato con l’accusa di espatrio clandestino per motivi politici.
Nel settembre del 1942, quando la sconfitta del regime era oramai alle porte, De Gasperi iniziò a incontrarsi clandestinamente con altri esponenti cattolici. Una volta liberato il sud Italia a opera delle forze anglo-americane, De Gasperi entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale.
Il Governo De Gasperi I gestì il passaggio da monarchia a repubblica, mediante il referendum istituzionale. Tra il 24 e il 28 aprile 1946, nell’ambito dei lavori del suo I Congresso, la Democrazia Cristiana, a scrutinio segreto, si espresse a favore della Repubblica.
Fu lasciata libertà di voto agli elettori democristiani. Infatti, nella giornata del 2 giugno e la mattina del 3 giugno 1946 ebbe luogo il referendum per scegliere fra monarchia o repubblica. Il 10 giugno 1946 la Corte suprema di cassazione proclamò i risultati: i voti validi in favore della soluzione repubblicana furono circa due milioni più di quelli per la monarchia.
Contestualmente, i risultati per l’elezione dell’Assemblea Costituente dettero la vittoria alla Democrazia Cristiana, la quale risultò il primo partito con oltre otto milioni di voti e un vantaggio sul Partito Socialista. Dopo la vittoria della Repubblica, De Gasperi lasciò la segreteria del partito al suo vicesegretario Attilio Piccioni. Come primo capo di governo dell’Italia repubblicana guidò un governo di unità nazionale che durò fino al 1947, quando crollò a seguito della crisi di maggio. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani di là dei partiti e superare le divisioni.